il lutto

martedì 27 Dicembre, 2022

Frattini, il ricordo della senatrice Biancofiore: «Un amico fraterno»

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Sabato si è spento Franco Frattini ex Ministro degli Esteri. Il ricordo della collega, dal primo incontro nel 1996 alle sciate in Alto Adige: «Un maestro, ha la mia gratitudine. Un flirt tra noi? Mai»

Difficile pescare in 30 anni di amicizia e scegliere, tra i tanti momenti condivisi, in politica e nel quotidiano, un episodio più significativo di altri. Una cernita che diventa ancor più complessa in queste ore, seguite alla scomparsa dell’ex Ministro degli esteri Franco Frattini, magistrato, presidente del Consiglio di Stato, scomparso a soli 65 anni il 24 dicembre. Per la senatrice Michaela Biancofiore (Gruppo Civici d’Italia – Noi Moderati), spiega lei stessa, «è stato prima di tutto un amico fraterno».
Le radici della loro conoscenza, affondano molto lontano negli anni. Bisogna tornare al 1996, all’origine della stagione di Frattini alla Camera dei Deputati, tra le fila di Forza Italia (Fi). Eletto nella circoscrizione di Bolzano-Laives. «Lo conobbi quando Giancarlo Innocenzi, nel 1996, coordinatore regionale di Fi, lo portò a Bolzano — ricorda commossa la senatrice — Arrivò guidando la sua macchina, una Lancia. Ricordo che indossava un maglione giallo, era giovanissimo, e così delicato e umano. A noi giovani — io all’epoca avevo 25 anni — mise subito a nostro agio con la sua estrema semplicità».
Il resto è un sodalizio politico che ha portato Frattini e Biancofiore a lavorare in squadra al Ministero degli esteri, dove il magistrato la chiamò, il 14 novembre 2002, come consigliera per le autonomie locali. «Franco è stato una figura chiave, mi ha insegnato molto. La sua eredità politica è stato un viatico importante per la carriera che poi ho costruito per conto mio, vincendo un congresso di Forza Italia — racconta la senatrice — Ho un’immensa gratitudine nei suoi confronti. È lui che mi ha insegnato il culto delle istituzioni, scegliendomi per lavorare al suo fianco nei ministeri, e facendomi conoscere tecnicismi dello Stato. E in parallelo alla carriera politica è rimasta tra noi una profondissima amicizia. Siamo rimasti come fratelli. Paradossalmente ero l’unica persona che riusciva a litigare con lui». Un maestro «tutta testa e raziocinio, io tutta passione e pancia», sintetizza Biancofiore.
Alla fine, quelle due indoli antitetiche hanno trovato un punto d’incontro. Nella fedeltà al Cavaliere — sia il romano Frattini che la bolzanina Biancofiore erano due convinti azzurri. Sia nell’attaccamento di entrambi l’Alto Adige, luogo di sfide congiunte. Terra madre per la senatrice bolzanina; di elezione e di adozione per Frattini. «Fu scelto come candidato a Bolzano e venne eletto per la sua preparazione nel 1996. Poi è rimasto sempre legato al nostro territorio. Era innamorato di Bolzano, dove aveva casa. Saliva quasi tutti i fine settimana. Era presidente dei maestri di sci, conosceva le cime, amava sciare e parlare con le persone del posto. Lavoravamo insieme durante la settimana e poi nei weekend andavamo con famiglia e altri amici del partito in montagna», ricorda.
Ad un certo punto, qualcuno parlò di una liason tra l’ex Ministro e l’azzurra, «per un’interpretazione del mio libro», mette le mani avanti. «Non ci fu nessun amore. Nel mio libro parlo di lui come di una persona particolarmente importante. Lo considero un amico fraterno, con cui ho condiviso tante avventure, ma nessuna di queste di tipo amoroso», dice netta. Sono giorni particolarmente difficili. «Se ne è andato così giovane, è difficile crederci. Ha lavorato sodo fino a 20 giorni fa, ma sono sicura che, se glielo avessero lasciato fare, sarebbe stato in ufficio fino all’ultimo. Era un grande professionista, uno stacanovista. Dicevamo sempre, scherzando, che era bionico. In grado di impararsi un tomo di 200 pagine in una sola notte. È sempre stato una spanna sopra tutti. Anche ora lo è. Spero che in paradiso ci siano delle montagne belle come le nostre».