in tribunale
mercoledì 5 Febbraio, 2025
Femminicidio di Iris Setti, anche per il perito «Nweke era in grado di intendere e di volere»
di Denise Rocca
Per la difesa, il 38enne sarebbe stato influenzato da convinzioni su rituali magici tipici della zona di provenienza che avrebbero alterato il suo giudizio

La seconda udienza del processo a Nweke Chukwuka, accusato dell’omicidio di Iris Setti nel parco Nikolajewka a Rovereto il 5 agosto di un anno e mezzo fa, ha portato in aula la perizia e le consulenze che le parti hanno chiesto in merito alla capacità di intendere e di volere dell’imputato al momento dell’uccisione della donna, alla sua pericolosità sociale e alla capacità di affrontare un processo. Come anticipato nell’incidente probatorio, il perito nominato dal giudice per le indagini preliminari, lo psichiatra Fabio Bonadiman, ha evidenziato che nei colloqui avuti con l’imputato «Non sono emersi elementi di uno stato psicopatologico» in mancanza dei quali l’imputato è considerato in grado di «partecipare coscientemente» al procedimento giudiziario a suo carico e soprattutto era consapevole di quanto stava facendo al momento dell’uccisione di Iris Setti. «Tenuto conto anche degli elementi ambientali e sociali – ha spiegato in aula Bonadiman – compreso un potenziale disadattamento rispetto all’arrivo in Italia, e precedenti episodi segnalati non ci sono elementi di una componente psicopatologica che possano configurare l’infermità mentale». E ancora, rispetto all’aggressione e furto di un cellulare poche ore prima dell’omicidio, ai danni di un utente del Portico di Rovereto, lo psichiatra ha precisato: «Si può ritrovare una condotta prevaricante e giustificativa nel momento in cui nega di aver rubato il telefonino, ma non psicotica tanto che alla minaccia dell’arrivo dei carabinieri si è allontanato, poi ha cercato un luogo dove passare la notte e l’incontro con Setti». Diametralmente opposta la valutazione della consulente chiamata dalla difesa di Nweke, rappresentata dall’avvocato Andrea Tomasi, la psicologa Isabella Marzagora specializzata in criminologia clinica, che ha sottolineato invece gli aspetti legati alle credenze dell’uomo: «Elementi come la credenza del furto del pene da parte di una strega – ha detto – sono dleiri patologici, accanto all’azione immotivata e repentina e considerando i comportamenti precedenti al fatto, mettono in evidenza un quadro di psicopatologia». Gli elementi di stregoneria si riferiscono alla Sindrome di Koro, una sindrome culturale legata alle religioni africane, caratterizzata dalla paura irrazionale della castrazione da parte di una strega, il «furto del pene» a cui Nweke ha fatto riferimento a fine agosto 2023, a un mese dall’uccisione di Iris Setti. Proprio su questo la discussione in aual si è soffermata con l’intervento degli altri consulenti. A completare i pareri acquisiti dalle parti in merito allo stato mentale di Nweke Chukwuka, sono intervenuti anche lo psichiatra Ermanno Arreghini, consulente nominato dal pubblico ministero, e, per le parti civili, lo psichiatra Eraldo Mancioppi oltre alla giurista esperta in tema di migrazioni Claudia Pretto. Mancioppi e Arreghini hanno condiviso e confermato le conclusioni alle quali è giunto il perito Bonadiman sulla capacità di intendere e di volere di Chukwuka Nweke, mentre sulla Sindrome di Koro l’esperta Pretto ha spiegato: «Il Morbo di Koro nel contesto giuridico nigeriano non è mai stato elemento di non punibilità. Nello specifico caso non c’è compatibilità fra la sindrome di Koro e la violenza sessuale, poiché chi teme il furto del pene mette in pratica azioni di distanziamento e piuttosto incita la folla al linciaggio, cioè chiede ad altri l’uccisione delal presunta strega non si avvicina, è questa la casistica riscontrata nella giurisprudenza». Contesta la ricostruzione di infermità per manifestati deliri anche lo psichiatra Mancioppi: «Nel caso del Morbo di Koro non si parla di delirio ma un disturbo d’ansia – ha specificato – non psicotico. L’imputato ha una lunga storia di intossicazioni da alcol e Thc (cannabis, ndr) come testimonia anche l’episodio filmato un anno prima in cui alterato sale su una macchina della polizia, aggredisce un ciclista. Non si può però parlare di psicosi». Sul tema del delirio Bonadiman ha ulteriormente approfondito i tempi di alcune dichiaraizoni dell’imputato: «Non sono emerse nè nell’immediato del fatto nè nei colloqui con lo psichiatra questi elementi, la prima volta in cui ne parla è la fine di agosto 2023 quando nomina questa paura di vedersi privato del pene. Ma i deliri non compaiono e scompaiono in questa maniera, sono condizioni più stabili».
Dopo l’ascolto delle perizie, che non era comunque necessario visto che erano state acquisite durante l’incidente probatorio, ma è stato richiesto dalle parti, al prossima udienza prevista per il 20 febbraio vedrà l’intervento di Nweke. La difesa ha infatti anticipato che avanzerà richiesta per il suo assistito di fare delle dichiarazioni spontanee.