Istruzione

lunedì 21 Luglio, 2025

Elementari, i presidi sull’ipotesi di estendere la scuola a luglio: «Progetto difficile da realizzare»

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L'intervento annunciato da Fugatti criticato dal sindacato Flc: «Colpo basso»

Scuola d’estate anche alle elementari, sulla scia di quanto avviene nelle materne? È difficile che le parole del governatore Fugatti abbiano un seguito, allo stato attuale delle cose. «La scuola non è un servizio di conciliazione», dicono gli insegnanti che si oppongono con forza all’idea, ma sull’idea esprimono qualche perplessità anche i presidi, sia perchè le strutture scolastiche non sarebbero in grado, allo stato attuale di gestire questa possibilità, sia per la necessità di cambiamenti normativi e dei programmi. Insomma una riforma di questo tipo non si fa dall’oggi al domani.

 

I presidi: «Progetto difficile»

Questa almeno è l’opinione di Maura Zini, presidente della sezione trentina dell’Associazione nazionale presidi: «Va capito bene il progetto. Ci sono tante questione da prendere in considerazione ma è difficile pensare di fare scuola anche durante il mese di giugno, in primis per il contesto climatico, dato che poche scuole sono attrezzate per avere una vivibilità adeguata anche durante i mesi estivi, poi bisogna capire come si può fare ad ampliare l’anno scolastico, servirebbe un raccordo con la normativa nazionale». Zini aggiunge poi qualche considerazione sulle esigenze delle famiglie: «Sappiamo che le famiglie sono in difficoltà rispetto alla conciliazione e per questo abbiamo attivato un piano scuola con i fondi del ministero che permettono la gestione di qualche attività, però pensare alla scuola anche d’estate è un qualcosa di diverso e ci sono molte differenze anche tra materne ed elementari, per questo dico che la cosa va ragionata e capita bene». E chiarisce: «Che la scuola oggi abbia anche un ruolo di educazione va riconosciuto, non si può più pensare al solo ruolo di istruzione e per questo stiamo cercando di andare incontro alle famiglie, il fatto che quasi tutti gli istituti oggi abbiano il tempo scuola distribuito su cinque giorni lo dimostra».

 

Meo: «Pronti alla mobilitazione»

Decisamente più dura la reazione di Raffaele Meo, segretario generale della Flc Trentino, il sindacato degli insegnanti aderenti a Cgil: «Il presidente della provincia di Trento sembra non cogliere la differenza fra istruzione e conciliazione. In provincia di Trento e solo in provincia di Trento, sembra che la politica abbia sdoganato l’idea che siano due sfere sovrapponibili, intercambiabili, utilizzabili a uso e consumo dei propri appetiti politici ed elettorali». E, prosegue Meo, in assenza di idee la politica «vorrebbe delegare alla scuola l’accudimento dei figli che la famiglia contemporanea purtroppo può seguire sempre meno per ovvi motivi di lavoro, senza però proporre alcun ragionamento serio in materia di welfare, di investimenti sullo stato sociale, di servizi alternativi di conciliazione». Il sindacalista ricorda poi che «la richiesta alle lavoratrici dell’infanzia di prestare il loro prezioso contributo per dare una mano alle famiglie in difficoltà è riferibile a un periodo e una situazione inedita nella storia moderna, la pandemia da Covid 19», richiesta che «ha raccolto la collaborazione e un atto di responsabilità delle maestre dell’infanzia che poi, come ringraziamento, di fatto si sono viste cambiare il contratto di lavoro dalla provincia senza alcun riconoscimento né materiale né ideale». Nessun colpo di genio quindi, solo «un colpo basso, lo sfruttamento utilitaristico di una posizione contrattuale e legislativa dominante della Provincia nei confronti di lavoratrici afferenti a un contratto collettivo puramente provinciale che ascia le mani libere all’amministrazione di cambiare le carte in tavola». La conclusione è netta: «Non si possono scaricare sulla scuola pubblica – ambito sul quale peraltro rileviamo investimenti e stanziamenti di risorse ridicoli, zero idee, zero visione – i problemi di un’intera società. Diversamente, la scuola non potrà far altro che rispondere con una mobilitazione senza precedenti per riaffermare la propria natura e la propria idea di cambiamento»