LA RUBRICA

domenica 4 Giugno, 2023

Domande o dubbi sull’orso? Risponde il veterinario Alessandro De Guelmi

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L'esperto per anni ai vertici del progetto Life Ursus ai lettori: «I cuccioli di Jj4? Da monitorare. Lo spray agisce a 10 metri di distanza»

Domanda: Caro de Guelmi, innanzitutto grazie per la sua sapiente ed equilibrata presa di posizione sul giornale «il T», che penso possa costituire un solido punto di partenza per ogni futuro programma di sviluppo della vicenda. Le chiedo se non sia possibile trattare questi orsi, ormai stabilmente ripopolati, alla stregua delle altre specie selvatiche e quindi soggetti ad abbattimenti «di selezione» oltre che, se sarà necessario, ad ulteriori inserimenti per evitare i deterioramenti della specie dovuti alla consanguineità. Idem dicasi ovviamente per i lupi, ripopolatisi da soli. (Ezio Trentini, Vervò)
Risposta: «Gli orsi, contrariamente ad altre specie di animali selvatici, quali cervi, caprioli o camosci che possiedono dei comportamenti standardizzati e sulle cui popolazioni viene effettuata la caccia di selezione, sono animali estremamente individualisti e con comportamenti molto differenti da un esemplare all’altro. La diversità nel loro atteggiamento è normalmente causata dalle diverse esperienze che ogni singolo animale fa nella propria vita condotta per lunghi periodi in solitudine; esperienze che nel proprio sistema cerebrale, altamente evoluto, vengono elaborate e trasformate in comportamenti differenti. Ecco perché ha molto più senso intervenire su singoli animali che sulla popolazione in generale. La risposta alla sua seconda domanda richiederebbe una ricerca approfondita, che non è stata portata avanti o quantomeno non è stata pubblicata, riguardante la perdita del valore di eterozigosi della popolazione degli orsi nella provincia di Trento. Una ricerca scientifica dell’Università di Grenoble pubblicata nel 2010, relativa alle problematiche genetiche, così cita: “La diversità genetica sta diminuendo; la consanguineità è un rischio immediato…sono necessarie misure tempestive per limitare le cause di mortalità non naturale e facilitare il flusso genico dai Balcani prima che la variazione genetica si deteriori e si verifichi una depressione da inbreeding”. Da allora sono passati 13 anni; la situazione non può essere che peggiorata e nulla è stato fatto».

Domanda: La fondazione Edmund Mach di cui la Provincia di Trento è committente non risulta accreditata presso Accredia come prevede la legge nazionale e internazionale. Non avendo quindi la certificazione per la profilazione genetica forense la qualità e l’esito delle analisi che valore hanno? È ormai chiaro che la Provincia autonoma di Trento non ha né la volontà né la competenza per gestire gli orsi e la convivenza con essi…i soldi del progetto Life Ursus però se li sono presi, che fine hanno fatto? Girano voci sempre più insistenti, trapelate sembra attraverso il personale del Casteller, secondo le quali l’orsa Gaia (JJ4) stia molto, molto male, e sia in pericolo di vita. È la verità? (Micaela Nicoletti, Vicenza)
Risposta: «Per quanto riguarda l’accreditamento della Fondazione Edmund Mach non possiedo né le conoscenze, né le competenze per risponderle. I fondi europei per il progetto Life Ursus sono stati spesi per la reintroduzione dell’orso nel Parco Adamello Brenta. Tale progetto, che dal punto di vista faunistico ha avuto ottimi risultati, è però terminato quasi 20 anni fa. Non ho notizie dello stato di salute dell’orsa JJ4. Ritengo comunque che l’orso nato e vissuto in libertà non è un animale idoneo ad essere rinchiuso in qualsivoglia recinto, di qualunque ampiezza esso possa essere. Nessun recinto potrà mai garantire le condizioni di benessere ad un orso selvatico».

Domanda: Buongiorno, nei giorni scorsi ho parlato con degli operatori forestali ed ho chiesto se ci sono dei deterrenti da adottare nel caso si incontrasse un orso. Per tutta risposta mi ha riferito che da parte pubblica non è stata data nessuna indicazione. La mia domanda è: una pistola a salve (scacciacani) è utile per spaventarlo? Uno spray che si usa per i nidi di vespe (ha una buona gittata) è una soluzione? Oppure altre alternative? (Maurizio Zanghielli)
Risposta: «I deterrenti che lei menziona, da utilizzare in un ipotetico incontro con l’orso, comporterebbero un ulteriore adirarsi dell’orso e perciò un aumento del rischio di essere attaccati. Lo spray anti orso (Bear Spray), comunemente utilizzato in molti Stati del mondo e non legalmente utilizzabile in Italia è considerato un ottimo strumento per impedire un attacco da parte dell’orso. Importante è non confonderlo con i comuni spray anti aggressione venduti in Italia contro le aggressioni da parte di nostri consimili o di cani. Lo spray anti orso è una bomboletta alta circa 20 centimetri e del diametro di circa 5-6 centimetri che contiene circa 300 grammi di capsicina (peperoncino). Al momento dell’utilizzo esce un potente aerosol capace di fermare un orso a 10 metri di distanza. L’utilizzo del Bear Spray è anche un potente mezzo di dissuasione, in quanto un orso che avrà fatto questa esperienza cercherà di evitare in futuro qualsiasi contatto con l’umano. Ovviamente il Bear Spray non può sostituire il buon senso e le conoscenze che una persona deve possedere quando si addentra in un bosco, in caso di incontro con un qualsiasi animale selvatico e se si imbatte in un animale potenzialmente pericoloso quale l’orso».

Domanda: Buongiorno, non si è più saputo nulla della sorte dei tre cuccioli dell’orsa Jj4 che ha aggredito Andrea Papi. Stanno bene? Se hanno assistito all’uccisione del giovane di Caldes quale può essere l’impatto sui loro comportamenti? (Alberto Berlanda, Arco)
Risposta: «Si ritiene che al momento dell’aggressione JJ4 fosse accompagnata da 3 cuccioloni dell’età di circa 15-16 mesi. A quest’età i cuccioloni abbandonano normalmente la madre ed iniziano la loro vita solitaria. Il fatto che l’orsa sia stata catturata e perciò separata dai suoi cuccioli non dovrebbe incidere in modo significativo sulle loro possibilità di sopravvivenza. Rispondere alla sua seconda domanda è veramente difficile perciò mi sono consultato anche con altre persone che hanno esperienza in materia. È fuori dubbio che i cuccioli abbiano una grandissima capacità di apprendimento; più volte si è constatato che cuccioli rimasti orfani all’età di 7-8 mesi sono sopravvissuti gli anni successivi; perciò si può ritenere che la madre sia in grado di insegnare compiutamente ed in breve tempo tutti i comportamenti importanti e necessari per la loro sopravvivenza. Certamente la madre avrà insegnato ai propri cuccioli ad essere elusivi e sfuggire l’uomo e questo dovrebbe diventare la priorità del loro comportamento. L’aver assistito all’attacco ad un essere umano da parte della loro madre, per quanto tragico, dovrebbe essere considerato secondario all’elusività e al sottrarsi alla presenza umana. Certamente questi tre cuccioli dovranno venir monitorati attentamente e qualora manifestassero comportamenti confidenti o problematici sarà necessario intervenire con solerzia e decisione».