Il reportage
martedì 5 Settembre, 2023
Dal Piemonte parte la «Rivoluzione verde» degli stati generali per il clima
di Sofia Farina
Tra i movimenti riunitisi per la prima volta in Piemonte anche la neo costituita Rete climatica trentina
Si è svolta lo scorso weekend all’interno del Campo Base festival la prima riunione in presenza degli Stati generali dell’azione per il clima a Oira, in Val d’Ossola (Piemonte), che ha visto la partecipazione delle principali realtà coinvolte nell’attivismo climatico e ambientalista tra cui anche la neo-costituita Rete climatica trentina.
Gli Stati generali per il clima sono una piattaforma di incontro e dialogo con l’obiettivo di riunire tutte le realtà dell’attivismo italiano che si occupano di queste tematiche e sono stati ideati e realizzati dal collettivo «Ci sarà un bel clima», nato nel 2019 e sviluppatosi nelle Alpi occidentali, con il supporto di Patagonia, Ener2crowd e small giants. Clara Pogliani, tra gli organizzatori, spiega: «Gli obiettivi della piattaforma sono definire linee guida comuni per coloro che agiscono nell’ambito dell’attivismo ambientale, creare una rete italiana per l’azione climatica che dia forza di comunicazione e di negoziazione agli attori coinvolti e infine realizzare un documento che raccolga le attività svolte dall’attivismo italiano fino ad oggi, identifichi i punti cruciali per attuare la transizione in Italia e funga da proposta politica nel dibattito pubblico sul tema».
Un anno di percorso
Il metodo che il collettivo ha scelto di adottare per mettere in atto questo processo e dar vita alla piattaforma è ispirato alle assemblee dei cittadini di Extinction rebellion, che mirano a rendere democratica e condivisa la risposta alla crisi climatica. «Il percorso partecipativo – spiegano i fondatori del collettivo – si svolgerà nell’arco di un anno, a partire da settembre 2023 fino al 2024. Si inizierà con momenti di discussione collettiva, seguiti da tavoli di lavoro che coinvolgeranno associazioni e stakeholder. Sarà fondamentale la formazione, la facilitazione e l’adozione di un metodo partecipativo e basato sul consenso». L’obiettivo finale è proprio l’identificazione delle richieste comuni che l’attivismo e le associazioni porteranno ai rappresentanti della società civile e politica in un grande evento finale. Alla chiamata del collettivo, svoltasi nel corso dei mesi estivi, hanno risposto in tantissimi e tantissime: più di un centinaio di persone si sono trovate per lavorare alla primissima discussione collettiva che avvia il processo. I partecipanti alla due giorni erano divisi in rappresentanti di realtà esistenti (collettivi, ong, aziende, associazioni, realtà politiche) e osservatori (stampa, singoli individui interessati e curiosi) e sono stati guidati nella discussione dalle facilitatrici di «La prossima cultura».
Tra le realtà che hanno aderito a questa nuova rete di connessioni e ragionamenti ci sono state: Fridays for future, Extinction rebellion Italia, Action Aid Italia, Cai giovani, Cittadini sostenibili, Ecologia politica network, Fantapolitica!, Italian climate network, Comitato nucleare e ragione, Fiab, Terra!, The climate route, Change for planet e The carbon almanac network. A rappresentare le aree montane, l’evento ha visto la presenza dei gruppi Protect our winters Italia, The outdoor manifesto, Foglia tonda e Rete climatica trentina.
Le sfide da affrontare
Il weekend si è aperto con un talk negli spazi del festival in cui i rappresentanti di «Ci sarà un bel clima» hanno discusso con Ferdinando Cutugno e Fabio Deotto del ruolo politico e sociale dell’attivismo in Italia, ed è proseguito con le assemblee plenarie e i tavoli di discussione sabato e domenica. Numerosi i temi emersi dai tavoli di discussione, che hanno cercato innanzitutto di identificare le sfide che il movimento climatico italiano si trova ad affrontare e le tematiche su cui concentrare i lavori dei mesi successivi. L’idea della necessità di definire una voce chiara, forte e condivisa, che possa rappresentare delle istanze comuni a tutti i gruppi aderenti al processo e che possa porli come interlocutori credibili all’interno dei processi decisionali, è emersa prepotente: «I movimenti in campo agiscono spesso come entità separate, con modi di manifestazione e richieste diverse. Una ricchezza di proposte e di visioni che mostra quanto il tema della transizione sia enorme e complesso, ma che al contempo rischia di creare fraintendimenti comunicativi e di far perdere di vista gli obiettivi comuni». L’obiettivo finale del primo incontro era quello di identificare i sei temi su cui lavorare nei prossimi mesi attraverso formazione, gruppi di lavoro e scrittura, per poi giungere all’elaborazione del processo finale. Il lavoro guidato dalle moderatrici ha portato a scoprire che l’interesse comune si concentra su: educazione all’informazione, comunicazione scientifica, sistema agroalimentare, giustizia sociale, rapporto con le risorse naturali, decarbonizzazione ed energia, policy making per il clima. Per le realtà interessate a partecipare al processo che non sono riuscite a essere presenti alla prima riunione non è troppo tardi: è sufficiente rivolgersi agli organizzatori per far parte dei prossimi passi.
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