L'indagine
venerdì 26 Luglio, 2024
di Simone Casciano
L’immagine che AirBnb, e gli altri colossi dell’affitto turistico breve, vogliono presentare dei loro portali e servizi è quella del singolo proprietario che mette in affitto la sua seconda casa o un appartamento in più. Un modo per l’host (questo il termine con cui viene indicato su AirBnb chi mette in affitto una casa) di integrare il suo reddito e di fornire al turista un’accoglienza di prossimità, in cui è una persona della zona a spalancare la porta della propria casa e, metaforicamente, anche quella della località di vacanza, permettendo un’esperienza turistica più autentica. Guardando ai dati però nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. I numeri raccolti da InsideAirBnb, sito che raccoglie e analizza i dati provenienti dal portale degli affitti turistici brevi, dipingono una realtà ben diversa: una in cui a farla da padrone sono le multinazionali del businness delle vacanze. Un mondo in cui è difficile parlare di «integrazione al reddito» e che sarebbe più corretto indicare come rendita e vera e propria attività d’impresa.
Pesci grossi e piccoli
Secondo i dati della piattaforma, sono 8.392 gli annunci pubblicati su AirBnb in Trentino. Di questi solo 3.217 (il 38,3%) sono annunci a cui fa riferimento un singolo host. I restati 5.175 appartamenti (il 61,7%) sono gestiti da host che controllano molteplici alloggi. Di questi poi 1.820 sono controllati da host che ne gesticono ben più di 10. Insoma appena poco più di un terzo del mercato totale trentino è in mano a piccoli proprietari che gestiscono direttamente la loro seconda casa, i restanti due terzi sono in mano ad agenzie e aziende più o meno grandi. Il pesce più grosso è Holidu a cui si riesce a ricondurre la gestione di 534 appartamenti vacanze in Trentino, al secondo posto c’è Interhome group che, attraverso account diversi, gestisce in totale 187 alloggi. Al terzo posto c’è Thomas con 140 annunci, non si tratta però di un fortunato host a cui la nonna ha lasciato in eredità un immenso patrimioni immobiliare, bensì del referente sul territorio di Happy Rentals. I primi tre posti appartengono quindi ad aziende multinazionali (vedi articolo a fianco, ndr), professioniste del settore e di cui è lecito chiedersi anche dove paghino le tasse sui profitti ottenuti attraverso i servizi turistici che offrono. Più indietro si trovano i primi «super-host» trentini. Garda Host ha 91 annunci quasi tutti concentrati nella zona del Gard, Gabriella ha 72 annunci, fa riferimento ad un’agenzia immobiliare della Val di Fassa (Alpi 200) e lì si concentrano i suoi annunci. Sergio, con 64 annunci, corrisponde a Dolomitissime, altra agenzia specializzata nelle case vacanze del bellunese e della Val di Fassa. L’host Gianmaria Marzoli, con 62 annunci, altri non è che Centro Turistico Immobiliare che opera principalmente nella zonna della Val Rendena tra Pinzolo e Campiglio. Seguiono 1Dest (58 annunci), My Home Dolomiti (57) e Ospitar (55). La maggior parte si concentrano sulle località turistiche: il Garda trentino, la Val Rendena e le valli di Fiemme e Fassa. Anche a Trento ci sono però molti annunci (548), ma i grandi host sono meno presenti, al primo posto c’è Komodo con 20 e Novasol con 16 nel capoluogo.
Impegni a zero
Ma se non sono direttamente i proprietari di casa a gestire il loro secondo appartamento e i turisti, come funziona il servizio? Lo abbiamo capito contattando alcuni dei colossi che se ne occupano. Queste super aziende offrono al proprietario diversi servizi o pacchetti di assistenza. Si va da quello base, che prevede le foto all’alloggio e la messa online degli annunci su tutti i portali per le vacanze (si arriva fino a 90), fino ad un servizio chiavi in mano con cui l’azienda si occupa di tutto: dalla pubblicità, fino alle pulizie, passando per check-in e check-out, spesso eseguito automaticamente e senza alcun contatto con il cliente. La terza modalità prevede addirittura un contratto con il proprietario che garantisce un alto fisso annuale, ma questo viene offerto solo per immobili speciali come ville con piscina o simili.
Guadagni fuori mercato
Quanto si guadagna quindi con questo business? Facciamo prima il conto per le aziende.
La cifra trattenuta dall’azienda varia ovviamente a seconda del servizio offerto: si può partire dal 25% del costo giornaliero della casa sul mercato degli affitti turistici fino ad arrivare a circa il 35%. Una cifra che viene trattenuta prima di saldare il dovuto al proprietario, quindi per esempio se per una casa al proprietario si prospetta un guadagno settimanale di 1000, e la quota dell’azienda è del 30%, l’appartamento sorà messo sul mercato a circa 1.300 euro. I professionisti contattati dicono che per un bilocale a Riva del Garda in zona semicentrale si può arrivare a guadagnare una cifra tra i 16 e i 18mila euro, questo lavorando praticamente solo i 3 mesi estivi. A Trento invece per un bilocale in zona centrale si può arrivare a guadagnare tra i 13 e i 15mila euro, affittando sia d’estate, sia nelle altre stagioni. Introiti su cui poi va pagata solo la cedolare fissa del 21%, quella che era stata prevista per agevolare il mercato degli affitti e si è invece trasformata nella polvere da sparo che ha fatto esplodere l’emergenza abitativa. Di fronte a queste cifre infatti il classico mercato degli affitti impallidisce. Vero però che proprio perché si tratta di queste cifre forse la tassazione è tutt’altro che adeguata.