L'intervista

domenica 11 Maggio, 2025

Da Cles a Trento: inaugurata Utopia, la libreria dedicata ai diritti. «Vogliamo ispirare confronti»

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La titolare Elisa Sartori: «Era il momento di tornare a casa. Sarà uno spazio intercomunitario»

«Era il momento di tornare a casa», questo il motivo per cui la libraia Elisa Sartori ha deciso di trasferire la sua Libreria Utopia da Cles a Trento, dove ha aperto i battenti ieri pomeriggio in via Calepina 73. «Utopia» è una libreria tematica, ma che non vuole rivolgersi a una nicchia, piuttosto a tutti coloro che vogliano esplorare alcune tematiche importanti per la società odierna – il transfemminismo e i diritti civili in primis – attraverso i libri. L’idea è quella di creare un posto sicuro per lettrici e lettori, in cui i libri siano protagonisti anche di tante iniziative, come presentazioni e laboratori, affinché i messaggi in essi contenuti escano dalle pagine e raggiungano le menti.
Elisa Sartori, da dove parte il viaggio della Libreria Utopia?
«Avevo da parecchio tempo l’idea di aprire una libreria, era il mio sogno nel cassetto. Ho studiato lettere e sono una di quelle persone a cui i libri hanno salvato la vita, li ho sempre amati moltissimo. Quindi, anche grazie allo stimolo ricevuto da mia sorella in merito all’assenza fino a quel momento di librerie in Val di Non e di Sole, due anni fa ho aperto “Utopia” a Cles. Il sogno è quindi diventato un progetto ed è un viaggio di scoperta costante, perché continuo a formarmi e a studiare per migliorarlo».
Come descriverebbe la sua libreria?
«L’obiettivo di “Utopia” è quello di essere una libreria intercomunitaria, un punto d’incontro e di confronto, un posto in cui cercare risposte, ma anche trovare domande, un luogo sicuro in cui entrare e sentirsi meno soli. Ho scelto questo nome perché quello dell’utopia è un concetto a me caro da una vita, legato alla definizione di Tommaso Moro: “Un buon luogo che però non esiste”. Questo perché la mia libreria è effettivamente un buon luogo che stiamo combattendo affinché esista, perché tratta tutte quelle tematiche – dal femminismo ai diritti civili – su cui c’è ancora tanto da fare».
Come sono andati i primi due anni a Cles? Com’è stata accolta la libreria?
«Inizialmente, quando era l’unica della valle, è andata molto bene, anche perché erano anni che mancava una libreria da quelle parti. Poi, il mio focus è molto specifico e definito, e questo mi ha sicuramente aiutato: mi raggiungevano persone anche da fuori, proprio per sostenere l’identità della libreria. Al contempo, però, per lo stesso motivo non è piaciuta a tutti, per certe persone è proprio risultata respingente. Comunque, per me è stata un’eccellente gavetta. Mi è piaciuto in particolar modo il rapporto che si è creato soprattutto con giovani ragazze: ho cercato di portare in valle un posto che avrei voluto io da ragazzina, e vedere delle giovani che entrando in libreria si rilassavano, anche col linguaggio corporeo, e mi raccontavano le loro esperienze e le loro paure è stato bello, si è creato un vero e proprio dialogo che per me è stato molto nutriente».
Con questa libreria mira a creare uno spazio che sia di crescita e confronto. Come?
«Credo molto nelle presentazioni dei libri, perché il rapporto diretto con l’autore o l’autrice rende tutto più famigliare, accessibile e intimo. Poi, mi piacerebbe moltissimo proporre laboratori e workshop per adolescenti, così come letture per bambine e bambini. Mi invento sempre qualcosa, anche grazie a diverse collaborazioni, sia perché da sola non riuscirei a fare tutto, sia perché ho scoperto la gioia dello scambio reciproco di idee e di suggerimenti, del creare qualcosa insieme».
Quanto crede siano importanti i libri e la lettura per un confronto su tematiche come quelle al centro di “Utopia”, che non si ha sempre l’occasione di approfondire in altri contesti della vita?
«Secondo me i libri sono proprio la definizione di scoperta: quando si cercano risposte ci aiutano a trovarle, ma allo stesso tempo ci pongono delle domande e fanno nascere nuovi dubbi. Ci portano a comprendere argomenti e tematiche che non sempre abbiamo modo di approfondire in un percorso scolastico o lavorativo, ma che sentiamo al telegiornale o dagli amici e non sappiamo come maneggiare. Poi, i libri e la lettura sono importantissimi perché ci fanno sentire meno soli, al di là della conoscenza e delle nozioni, ci aprono un mondo emotivo».
E qual è, quindi, l’importanza delle librerie indipendenti nel diffondere il valore di libri e lettura su queste tematiche?
«Le librerie indipendenti sono importanti soprattutto per le figure delle libraie e dei librai che ci lavorano, perché sono loro che selezionano i libri. Per me, questa selezione parte da quello che conosco, che piace a me, che ho letto io, e poi, certo, amplio per andare incontro al maggior numero di gusti possibili. Però, la cosa bella del libraio e della libraia indipendente è proprio la bravura e la competenza che porta nei suggerimenti, gli stimoli che crea per letture ed eventi che propone».
Per concludere, qual è un libro che secondo lei non può mancare sui comodini di lettori e lettrici?
«Penso che non dovrebbe mai mancare un libro di poesie. Poi, suggerirei i libri di Nino Haratischwili, autrice georgiana che scrive romanzi pazzeschi sulla sua terra, con un modo magistrale di costruire la trama e i personaggi».