La situazione

martedì 30 Gennaio, 2024

Cura, il paradosso delle Rsa: «Nelle case di riposo ci sono i posti per le persone, ma manca personale»

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Ingressi bloccati a causa del problema. Chiogna (Upipa) fissa le priorità per la riforma delle Rsa. Monfredini (Spes): «Emergenza risorse umane»

I posti ci sono, ma non possono essere occupati perché mancano gli infermieri. È la situazione paradossale che vivono alcune zone del Trentino come la Val di Fassa: da un lato ci sono persone anziane in lista di attesa e dall’altro ci sono letti vuoti nelle case di riposo. «Se non si possono costruire nuove strutture, allora si utilizzino quelle che ci sono già», dice Michela Chiogna, presidente di Upipa (Unione provinciale istituzioni per l’assistenza), l’associazione delle 42 Apsp che gestiscono le residenze sanitarie assistenziali trentine (Rsa).
«Rendere fruibili i posti letto»
Oggi si contano già 1.600 persone in lista di attesa. Nei prossimi anni l’invecchiamento della popolazione aumenterà ancora di più pressione sulle case di riposo. Potenzialmente servirebbe costruire una Rsa all’anno per rispondere al fabbisogno futuro: 60 posti in più all’anno per dieci anni. Questa è la stima elaborata da Upipa. L’assessore provinciale alla salute Mario Tonina, però, è stato netto al forum de il T (vedi il giornale di domenica): «In futuro non potremo più costruire nuove case di riposo». Le casse pubbliche non lasciano spazi di manovra. «Non può essere l’unica soluzione, è vero: sia per una questione di risorse sia per una questione di tempi. Ma allora — aggiunge Chiogna — cominciamo ad occupare tutti i posti che ci sono già».
Sì perché ci sono case di riposo che avrebbero posti liberi, ma «a causa della carenza di infermieri non possono essere occupati — spiega la presidente di Upipa — In Val di Fassa, in particolare, abbiamo questa criticità. Sappiamo che la coperta è corta per tutti, ma si potrebbe avviare una collaborazione con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss) per garantire tutti i posti nelle strutture». Sostanzialmente si chiede un aiuto all’Apss per rendere pienamente fruibile la dotazione di posti.
Nell’Alto Garda e Ledro si riscontra invece un’altra problematica. «In questo caso sarebbe necessario accreditare le strutture, quindi i posti, che ci sono già — dice Chiogna — La Provincia potrebbe dovrebbe assicurare i fondi per la retta sanitaria».
«Riconoscere l’extraparametro»
In queste settimane Upipa sta facendo un tour nei territori per raccogliere stimoli per la riforma delle Rsa annunciata da Tonina. «Dobbiamo definire una strategia per i prossimi vent’anni», ha spiegato l’assessore. Ecco un altro tassello della riforma potrebbe essere «il riconoscimento dell’extraparametro». «Oggi, soprattutto nelle zone di Trento, Rovereto e Pergine, alla luce della forte richiesta di accesso, entrano i casi più gravi nelle case di riposo, che richiedono maggiore assistenza. Per questo motivo — spiega la presidente di Upipa — le strutture si sono dotate di un numero di professionisti sanitari superiore rispetto al parametro standard. Oggi, però, l’extraparametro è a carico delle famiglie attraverso al retta alberghiera. La Provincia potrebbe riconoscere finanziariamente l’extraparametro, magari attraverso un sistema a scaglioni».
Resta il fatto che il trend di invecchiamento impone di «adottare strategie diverse». Da questo punto di vista Upipa accoglie con favore l’invito dell’assessore di guardare all’estero per riprodurre in Trentino modelli di servizi alternativi. «Una delle sfide future sarà l’Alzheimer — dice Chiogna — Un’esperienza interessante arriva in realtà dall’Italia, da Monza in particolare, dove hanno realizzato un villaggio, un piccolo paese con la Proloco, la palestra, il minimarket, il bar e la parrucchiera, dove le persone con demenza possono vivere, con quella libertà di azione che permette di recuperare le capacità residue». In generale «in futuro dovremmo rafforzare la domiciliarità — conclude la guida di Upipa — Se le risorse umane dovessero essere rafforzate, potremmo riversare la nostra competenza sul territorio perché siamo l’entità con maggiore esperienza».
«Emergenza personale»
Se non c’è personale, però, ogni ragionamento diventa complicato. «La carenza di personale è drammatica – dice Italo Monfredini, direttore di Spes – Non c’è solo una soluzione, ma certamente uno dei fronti sul quale bisogna lavorare è quello dell’immigrazione». In linea generale, alla luce del trend di invecchiamento, «mi auguro che ci sia un bilanciamento di esigenze da parte della Provincia: da un lato il contenimento della spesa e dall’altro la necessità di dare risposte – conclude Monfredini – Apprezzo il fatto che l’assessore Tonina voglia confrontarsi con noi e con Upipa per capire come dovremo organizzarci nel prossimo ciclo di attività».