Cultura

venerdì 4 Novembre, 2022

Crisi energetica, i castelli trentini chiudono per 3 mesi. «Riscaldarli costa troppo»

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Dopo l’Epifania e fino a inizio primavera resta aperto solo il Buonconsiglio. Stop forzato per Castel Thun, Beseno, Stenico e Caldes

Per la prima volta da quando esiste il sistema provinciale dei Castelli (Castel Thun è entrato nel 2010, Caldes nel 2014), i manieri trentini (fatta eccezione per il Castello del Buonconsiglio) chiuderanno per quasi tre mesi tra gennaio e fine marzo. Effetto del caro energia e del contestuale calo del personale di custodia, legato alle politiche di inserimento lavorativo del Progettone. Bollette pazze e precarizzazione dei dipendenti hanno dato origine alla tempesta perfetta. Di conseguenza nelle valli non sono state programmate mostre all’interno dei castelli della Rete del Buonconsiglio, con un inedito impoverimento della vita culturale e dell’attrattività turistica. «Abbiamo messo a punto un piano di contenimento delle spese energetiche e di riscaldamento dei nostri castelli e dobbiamo fare di necessità virtù per quanto riguarda il personale» spiega Adriano Conci, architetto, dal 2009 direttore dell’Ufficio tecnico del Castello del Buonconsiglio e sedi periferiche. Vale a dire Castel Thun in Val di Non, Castel Beseno in Alta Vallagarina, Castel Stenico nelle Giudicarie Esteriori e Castel Caldes in Val di Sole. Cinque perle del patrimonio storico culturale trentino.
Tempi difficili. La scelta dei castelli provinciali si traduce così, nel dettaglio: Buonconsiglio sempre aperto tranne i lunedì. Castel Caldes chiuso dal 6 novembre 2022 al 31 marzo2023. In epoca pre-Covid era aperto durante le vacanze natalizie in occasione di mostre particolari. Castel Thun e Castel Beseno chiusi dal 9 gennaio al 22 marzo 2023 (negli anni scorsi restavano aperti nei week-end invernali). Dal 9 gennaio al 31 marzo chiuso anche Castel Stenico. «Per l’apertura limitata ai soli fine settimana – precisa l’architetto Conci – dovevamo comunque iniziare a scaldare gli ambienti già il venerdì. Perché i castelli sono antichi e hanno un’alta inerzia dei muri e delle pareti: significa che a causa del loro spessore e della loro densità, senza cappotto, trattengono poco il caldo in inverno e in estate. Riscaldare gli ambienti significa innanzitutto scaldare prima i muri. E con temperature di partenza di 5-6 gradi, non è impresa da poco ma dai costi notevoli».
Le chiusure di quattro dei cinque castelli della Rete provinciale trentina permetterà di risparmiare circa 40.000 euro. Ancora Conci: «Il rincaro previsto quest’anno per i primi tre mesi del 2023 è di 60.000 euro per i cinque castelli. Tenendone chiusi quattro limitiamo il maggiore esborso per il riscaldamento a 20.000 euro, per i quali è già stata avviata una richiesta alla Provincia di Trento». Gli anni scorsi Castel Beseno era riscaldato quasi interamente; a Castel Thun sei sale su trenta, la galleria delle carrozze, il bar, due locali di servizio. Negli inverni pre-Covid in un week-end invernale a Castel Thun accedevano circa 150 visitatori in due giorni, a fronte di oltre mille in un solo giorno d’estate. Il sacrificio per l’inverno si gioca anche sui numeri.
Thun, Caldes e Stenico erano riscaldati a gasolio; il Buonconsiglio a gas, materia prima che ha subito i rincari maggiori, ma la sua apertura è stata salvaguardata dato che si tratta del monumento storico simbolo del Trentino. I locali di servizio per il personale di custodia già ora e per il periodo natalizio sono stati ottimizzati: a Castel Thun, ad esempio, si cucina e si mangia su turni, anziché in due sale e in due cucine. E sono stati definiti dei punti di calore, con tappeti e fornelletti, per il personale di custodia quando non ci sono visitatori. Nuove guarnizioni anche per gli infissi dei castelli trentini, con l’obiettivo di limitare la dispersione di calore. Si risparmia anche sulla luce, naturalmente. «Al Buonconsiglio da Natale – anticipa Adriano Conci – avremo dei nuovi corpi illuminanti a risparmio energetico per gli esterni. Maggiore illuminazione con minore spesa grazie a lampade a led di ultimissima generazione. Stimiamo un risparmio del 60%. E a Castel Beseno il restyling luminoso toccherà nell’estate 2023». A Beseno l’illuminazione notturna è stata ridotta già adesso di un’ora: prima le luci si spegnevano all’una e trenta di notte, da qualche settimana a mezzanotte e mezzo. Nei magazzini e locali di servizio dei nostri castelli abbiamo sostituito i vecchi neon a 54 watt con tubi a led da 17».
Si cerca di ridurre anche i costi dell’irrigazione dei giardini e lo spreco d’acqua. «Al Buonconsiglio, a Castel Beseno e a Castel Thun – fa notare l’architetto Conci – i visitatori vengono anche per l’effetto “wow” dei nostri giardini. Ma per avere l’erba verde e le aiuole perfette serve acqua. A Castel Thun già dal 2015 abbiamo cisterne per il recupero dell’acqua piovana. A Castel Beseno proprio durante la chiusura invernale metteremo in posa degli ugelli a bassa pressione, che dovrebbero dimezzare la spesa per la bolletta idrica, che ora è di 5.000 euro l’anno».
E poi c’è il nodo personale. La Rete dei Castelli non nasconde il problema legato alle limitazioni poste da due anni a questa parte al Progettone. I cinque castelli contano su 28 custodi dipendenti diretti e una settantina di sorveglianti di sala inquadrati nel Progettone. «Ora non sono possibili contratti annuali ma solo stagionali – conclude Conci – e ciò significa, come per i manutentori del verde, che devono stare fermi tra gennaio e marzo. Quando vengono riassunti non sono sempre gli stessi, e per noi ulteriore formazione è un costo e un impegno di tempo. In passato avevamo una cinquantina di sorveglianti per l’inverno. Ora sono 16 al Buonconsiglio e uno a Beseno. Quando anche questo personale fisso andrà in pensione, c’è il rischio concreto di non poter aprire nemmeno il Buonconsiglio in inverno. Speriamo che la Provincia si renda conto del problema e dia una deroga al comparto cultura per il Progettone».