La rottura
martedì 30 Gennaio, 2024
di Donatello Baldo
La revoca dello status di dirigente di Fratelli d’Italia arriva al consigliere provinciale Claudio Cia per email. Una formalità: «Gentile Claudio Cia, ti è stata revocata da Alessandro Urzì la nomina a dirigente provinciale. Per qualsiasi chiarimento puoi contattare Alessandro Urzì. Grazie». Firmato: «Gestione iscritti di Fratelli d’Italia». Si chiude dunque in questo modo lo scontro interno al partito trentino di Giorgia Meloni, iniziato quando il commissario del partito decise, ormai un anno fa, di puntate tutto su Francesca Gerosa: candidata presidente, poi vicepresidente, poi unica e sola rappresentante in giunta per i meloniani, con Cia costretto a lasciare la giunta dopo la nomina avuta direttamente dalle mani di Fugatti. Cia la prende bene, quasi una liberazione. E infatti, a caldo, commenta così: «Mi sono liberato da una situazione imbarazzante. Nessun rimpianto, solo amarezza e grande delusione per il trattamento ricevuto». Ribatte — e qui sorge il dubbio che la querelle non sia affatto finita — il commissario Urzì: «il destino dello stesso Cia è stato stato segnato dalle decisioni dello stesso consigliere, prima quelle di non voler rimettersi alle determinazioni del partito e poi quella di auto sospensione dallo stesso», riferendosi al fatto che il consigliere, dopo essere stato estromesso dalla giunta su richiesta di Urzì per far posto solo a Gerosa, ha preferito iscriversi in Consiglio provinciale al gruppo Misto.
Vediamo però la nota di Cia, che scrive così dopo aver avuto notizia della sua «revoca»: «Il 9 dicembre 2023 ho annunciato la mia sospensione dal partito Fratelli d’Italia e dal gruppo consiliare fino al termine della permanenza in Trentino dell’onorevole Urzì (onorevole, Cia, lo mette tra virgolette, ndr) in qualità di commissario. Questa decisione — prosegue il consigliere — è stata presa a seguito di mesi di stalking politico, caratterizzati da prepotenze, dichiarazioni sguaiate, bullismo verbale nei miei confronti e comportamenti estranei alla cultura trentina e all’Autonomia. Il 17 gennaio — continua Cia con la sua ricostruzione — ho appreso di essere stato deferito dallo stesso commissario alla Commissione disciplinare nazionale, e il 21 gennaio 2024, tramite email automatica, ho ricevuto la comunicazione di revoca da parte di Alessandro Urzì della mia nomina a dirigente. Prendo atto e, in risposta, ringrazio per essere stato liberato da questa imbarazzante situazione».
Nonostante l’estromissione dal partito, «che a questo punto appare definitiva», osserva Cia, il consigliere ribadisce la sua «stima immutata» nei confronti di Giorgia Meloni: «Sia della presidente Meloni così come dii molte persone che militano nel partito. Ma mio malgrado — spiega Cia — si conclude qui un percorso politico iniziato nel 2020, durante il quale ho portato, da solo, il partito di Fratelli d’Italia in Consiglio provinciale e regionale per la prima volta». Cia, infatti, sciolse la sua lista — Agire per il Trentino — facendo entrare FdI nelle istituzioni. Per questo si dimise da assessore regionale, perché allora l’Svp non voleva governare la Regione con un esponente meloniano.
«Ho rinunciato a oltre 50 mila euro —, ricorda spesso il consigliere — altro che attaccato alle poltrone». Ma è su questo che replica Urzì: «Fratelli d’Italia non è un partito dalla porta girevole e non è soprattutto un taxi da cui ottenere vantaggi personali sul piano istituzionale. Cia ha deciso di comunicare con parole vergognose di avere tradito il partito che gli ha permesso di essere eletto in consiglio provinciale non avendo avuto soddisfazioni personali in termini di poltrone, nulla a che vedere con gli interessi generali. Il consigliere deve quindi rimproverare solo se stesso per il suo destino politico e se c’è chi nutre amarezza è un partito che ha creduto e investito in lui per poi esserne tradito». Parole durissime, che così’ proseguono: «La questione evidentemente si chiude qui perché Fratelli d’Italia risponde agli interessi del Trentino e del paese intero e non di solitari arrivisti disposti a tutto, oltre ogni regola di etica e morale, per una poltrona».
Se Urzì scarica Cia, c’è chi lo difende. Ed è il deputato trentino di Fratelli d’Italia Andrea de Bertoldi: «Sono molto dispiaciuto. Io sono grato a Claudio Cia per tutto quello che ha fatto per Fratelli d’Italia, per aver portato questo partito in Consiglio provinciale, di aver portato il nostro simbolo e le nostre idee in oltre trecento piazze trentine con il suo gazebo. E chiunque in queste ore (leggi Urzì, ndr) sta brindando soddisfatto di averlo escluso dovrà risponderne, e non solo davanti ai trentini».