la sentenza

sabato 16 Settembre, 2023

Caso Pedri, il giudice: «Licenziamento di Tateo illegittimo. Primario da reintegrare»

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Una sentenza di 270 pagine in cui le 17 contestazioni disciplinari non si configurano come maltrattamenti

Saverio Tateo non doveva essere licenziato, rimosso dal suo incarico di direttore di ginecologia e ostetricia del Santa Chiara di Trento, due anni fa. E va reintegrato in quello stesso ruolo. Per il giudice del lavoro di Trento, Giorgio Flaim, quel «licenziamento senza preavviso», intimato dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss), e comunicato via pec il 19 ottobre 2021, «è illegittimo per difetto della giusta causa addotta quale presupposto giustificativo» si legge. Perché, è il ragionamento del magistrato che ha annullato il licenziamento, non c’erano elementi che lo giustificassero; perché nemmeno una delle diciassette contestazioni disciplinari sollevate nei confronti del medico, in gran parte relative a presunti atteggiamenti vessatori, si possono configurare come maltrattamenti. Questo, in poche righe, il contenuto della corposa sentenza (270 pagine) emessa giovedì dal tribunale, sezione lavoro, secondo il quale non c’erano appunto i presupposti per convalidare il licenziamento per giusta causa intimato dall’Apss, con il parere positivo del comitato dei garanti, a nove mesi dalla scomparsa della ginecologa forlivese Sara Pedri, di cui si sono perse le tracce dal 4 marzo 2021 al lago di Santa Giustina. Comitato che aveva scritto di «molteplici fatti di indubbia e rilevante gravità supportati da una cospicua documentazione». Per Flaim nulla di tutto questo, tanto che ha ordinato all’azienda sanitaria «di reintegrare il ricorrente quale direttore dell’unità operativa di ginecologia e ostetricia». Reintegro che poteva essere già dalla giornata di ieri. E non è tutto perché lo stesso giudice del lavoro ha condannato la stessa azienda sanitaria al pagamento delle retribuzioni degli ultimi due anni circa e al versamento dei contributi previdenziali, sempre dal giorno del licenziamento «fino a quello dell’effettiva reintegrazione».
Tateo: «Contento, fine dell’incubo»
«Sono state sgretolate, polverizzate, le contestazioni di presunti maltrattamenti e vessazioni ascritti a Tateo, riportando la vicenda all’accertamento effettivo dei fatti e non alle dichiarazioni riguardanti vaghe volontà di persecuzione. La sentenza ricostruisce l’integrità del dottor Tateo dal punto di vista umano e professionale», ha detto il suo difensore, il professore Vincenzo Ferrante. Lui, Tateo, che era finito nell’occhio del ciclone dalla scomparsa della ginecologa Sara Pedri che lavorava nel suo reparto, si dice soddisfatto di aver vinto la causa di lavoro, così come ha fatto sapere al suo legale: «Sono contento dell’esito, è la fine di un incubo» le sue parole. Il suo avvocato insiste: «Per lui sono stati due anni di patimenti, è stato creato un mostro senza che per lui ci fosse presunzione di innocenza: un’immagine falsa, negativa, difficile da cancellare — chiosa Ferrante — Il mio assistito ritiene di aver subito danni incalcolabili, e valuteremo se chiedere un risarcimento. Sara Pedri? Non c’entra e non viene mai menzionata dal giudice nelle 270 pagine». Ora c’è da capire se Tateo, che si trova in Francia per lavoro, voglia rientrare al Santa Chiara. «Immagino voglia tornare» ancora le parole del legale.
«Processo alle streghe»
«Abbiamo sempre detto che si trattava di un processo alle streghe, che non era vero nulla, che il provvedimento di licenziamento era stato preso a giudizio di popolo. Tutte le singole contestazioni disciplinari che abbiamo fronteggiato fin da subito con l’azienda sanitaria, sono state oggetto di analisi e di precisa ricostruzione. Sono stati sentiti più di venti testimoni, per ore ed ore, tra medici, infermieri, personale di sala, amministrativi e vertici dell’azienda sanitaria, ed è stata acquisita una quantità enorme di documenti: nulla dell’accusa è rimasto in piedi» ha detto ancora Ferrante che spiega come il suo assistito avesse sul lavoro un «comportamento di controllo estremamente scrupoloso e diffuso su ogni aspetto, perché esigente e perché attento a garantire la qualità del servizio, della cura del paziente, e questo non può essere imputato a cura professionale».
Per il dottor Tateo rimane comunque aperto un procedimento. Penale. Che lo vedrà, assieme alla sua allora vice di reparto, Liliana Mereu, a dover rispondere a fine novembre, davanti al giudice per l’udienza preliminare, dell’ipotesi di maltrattamenti in concorso. Stando alla Procura si sono concretizzati attraverso percosse, atteggiamenti inquisitori e minacce di sanzioni disciplinari. Si tratta di un procedimento distinto rispetto alla causa di lavoro ma si insinua il dubbio che questa sentenza possa avere un qualche rilievo in sede penale.