la polemica
giovedì 24 Luglio, 2025
Case di riposo, il sindacato denuncia: «Duemila operatori persi negli ultimi 10 anni. Gestione del personale inaccettabile»
di Redazione
Fenalt: «L’indennità notturna di 2 euro e 30 lordi è uno scandalo»

La gestione del lavoro nelle Rsa trentine resta una delle principali criticità del sistema di assistenza territoriale alla persona. A denunciarlo è Fenalt, sindacato di maggioranza nelle case di riposo, al termine dell’incontro tenutosi ieri mattina presso la sede di Upipa, dedicato all’accordo di settore. Fenalt evidenzia “una rottura grave e ormai insanabile” nel dialogo con Upipa, responsabile di un approccio inadeguato alla gestione del personale.
«Quasi ogni giorno un operatore si licenzia per spostarsi verso l’Azienda provinciale per i servizi sanitari – spiega Marco Stefani, attuale responsabile dell’area Apsp di Fenalt, che ha sostituito Roberto Moser in pensione – Chiediamo da tempo risposte chiare sui carichi di lavoro insostenibili, sui turni di riposo revocati per carenza di personale (circa 20mila l’anno) e sul mancato riconoscimento in molte strutture del rientro da riposo, ma Upipa continua a sostenere che “va bene così”. L’unico aspetto attrattivo rimasto, per i lavoratori, è la porta d’uscita».
Fenalt denuncia un’emorragia strutturale: oltre 200 operatori persi solo negli ultimi anni e più di 2.000 negli ultimi dieci. «Non è più accettabile – aggiunge il sindacalista – che siano solo le organizzazioni sindacali a chiedere riconoscimenti economici e professionali. Upipa tace quando si tratta di tutelare gli operatori, e quando è presente ai tavoli, si limita a respingere ogni proposta, senza nemmeno prenderla in considerazione. Il risultato è che gli operatori lasciano il settore per cambiare completamente lavoro, oppure scelgono l’azienda sanitaria per le condizioni più dignitose».
Fenalt aveva sollecitato più volte l’apertura di un tavolo negoziale per definire criteri certi e condivisi nella distribuzione delle risorse, ma le risposte ricevute – spiega il sindacato – si sono rivelate “inconsistenti”. Da qui la richiesta forte di un cambio di passo: «Serve una regia unica sotto l’egida dell’APSS – prosegue Stefani –. Un contratto unico, un solo consiglio di amministrazione, una visione integrata della rete delle Apsp».
Sotto accusa anche la mancata erogazione del buono pasto: solo il 25% dei lavoratori riesce a fruire dei pasti nelle mense interne. «Il restante 75% – denuncia il sindacato – ne resta escluso a causa dei ritmi di lavoro. Il buono pasto consentirebbe l’uscita e quindi la pausa pranzo. Questo significa che ogni giorno vengono trattenuti 7 euro a operatore, generando un risparmio per le Apsp di circa 4 milioni di euro l’anno. Abbiamo raccolto le firme dei lavoratori coinvolti e siamo pronti a procedere per vie legali: sarà il giudice del lavoro a stabilire chi ha diritto a cosa».
Non meno rilevante il tema delle indennità notturne: «Due euro e trenta lordi per ora sono una cifra inaccettabile – conclude Stefani –. Il servizio notturno non è sorveglianza passiva, ma presa in carico diretta, residente per residente. È tempo che la politica trovi le risorse necessarie. Abbiamo già chiesto un emendamento alla legge finanziaria e attendiamo segnali chiari».
Fenalt chiede formalmente “un interlocutore diverso da Upipa”, ritenuto ormai inadeguato ad affrontare i nodi strutturali del sistema. «È necessario aprire una fase nuova – conclude il sindacato –. Servono decisioni urgenti per garantire un futuro alle Apsp. In caso contrario, sarà un autunno di mobilitazioni».