Il caso

sabato 13 Aprile, 2024

Carcere di Spini di Gardolo, la denuncia: «Cimici nei letti, alcuni detenuti e poliziotti hanno la scabbia»

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Lo denuncia il sindacato di polizia penitenziaria Sappe. Degasperi: «Grave sovraffollamento», de Bertolini: «Serve una gestione regionale»

Forse non un’emergenza, ma di sicuro un campanello d’allarme, certamente un altro tassello che va a comporre il mosaico preoccupante dello stato della Casa circondariale di Trento, ma del sistema penitenziario in regione in generale. Casi di scabbia sono stati infatti registrati sia nel carcere di Spini di Gardolo che in quello di Bolzano, episodi che hanno messo in allarme i sindacati della polizia penitenziaria, ma anche la politica.
I fatti
Nella mattinata di ieri il Sinappe, la principale organizzazione sindacale della polizia penitenziaria, aveva lanciato l’allarme dicendo che nel carcere di Bolzano un poliziotto era risultato positivo alla scabbia. È stato poi il Sappe, un altro sindacato, a porre l’attenzione anche sulla casa circondariale di Spini di Gardolo. «Sarebbero stati riscontrati dei casi di scabbia e una infestazione di parassiti (probabilmente cimici, ndr) in una sezione detentiva» hanno denunciato David Stenghel e Massimiliano Rosa, vicesegretario e segretario regionale del Sappe. «Chiediamo all’amministrazione penitenziaria e alle istituzioni che siano attivate tutte le procedure sanitarie previste a tutela dei lavoratori e delle persone private della libertà personale affinché si limiti l’eventuale contagio». Il sindacato torna poi a evidenziare come il sovrappopolamento della struttura sia alla base anche di questo problema. « Purtroppo l’entità numerica dei detenuti presenti presso la casa circondariale di Trento che ha superato le 380 persone è diventata una situazione insostenibile ed è inevitabile che si corra il rischio di avere casi come quelli sopra descritti». A fronte di questo aumento dei detenuti, si è raggiunto il picco nella storia della struttura, la pianta organica della polizia penitenziaria è gravemente carente, «il personale è allo stremo delle forze» conclude il sindacato.
de Bertolini: «Una regia regionale»
«Credo che queste recenti notizie diano la dimensione di come in questo momento le condizioni di vivibilità nelle strutture penitenziarie della regione siano ai limiti del civile – commenta Andrea de Bertolini, consigliere provinciale del Pd – Questo è inaccettabile. Ancora di più a Spini di Gardolo, dove la casa circondariale era nata su premesse ben diverse e con la volontà di rendere la struttura un esempio per il paese». Anche secondo de Bertolini il primo problema è l’affollamento della struttura. «È evidente che questo faccia aumentare il rischio di epidemie, ma anche di disagio psichico e sociale e di violenza. Sovraccaricare la struttura manda in crisi la gestione, anche a fronte dell’ormai cronica carenza di personale». Tre gli elementi che emergono secondo il consigliere. «Il primo è che appare evidente come al provveditorato distrettuale del Triveneto e all’amministrazione penitenziaria statale poco interessi delle strutture della nostra regione. C’è urgente necessità che intervenga per ripristinare la dignità e la vivibilità sia per i detenuti che per chi ci lavora». Il consigliere si rivolge poi all’Azienda sanitaria. «Se quanto denunciato corrisponde al vero è indispensabile un intervento di urgenza che consenta di sanificare la struttura e verificare lo stato di salute della popolazione carceraria». Infine, guardando al futuro, secondo de Bertolini «serve un provveditorato regionale. Non per elitarismo, ma per gestire al meglio luoghi trascurati dall’amministrazione nazionale».
Degasperi: «380 detenuti»
Le aggressioni e i problemi del carcere toccano anche la sensibilità del consigliere di Onda, Filippo Degasperi, ha recentemente depositato un’interrogazione in Consiglio provinciale che tratta la questione della carenza di personale, del progetto iniziale e della possibilità di utilizzare le teleconferenze per le udienze dei detenuti. «L’iniziale prospettiva per l’istituto di Spini era quello di replicare il modello del carcere di Bollate, caratterizzato dalla cosiddetta “reclusione attenuata”, dove l’aspetto punitivo e quello rieducativo, nelle intenzioni, si sviluppano in maniera personalizzata con detenuti scelti che studiano e lavorano» scrive Degasperi. Da fonti a conoscenza del dossier, però, a Trento è stata aperta una Casa circondariale, non una struttura a reclusione attenuata. Oltre a questo dettaglio, però, la preoccupazione di Degasperi continua a essere lecita e due delle tre domande poste nel documento, sono attuali. In origine la capienza dell’istituto era di 248 persone, oggi sul sito del Ministero della giustizia, alla voce «posti regolamentari» compare un numero molto più alto: 420; la media delle persone detenute all’interno della Casa circondariale attualmente è di 380. Nonostante la capienza sia aumentata di una percentuale così alta, il numero di personale di Polizia penitenziaria impiegato oggi non ha seguito la scia, andando invece in sofferenza. La pianta organica dovrebbe essere di 227 persone, mentre il personale in forza a Spini ammonta a 175 persone, comprese quelle attive in altre sedi. E questa è una sofferenza che per chi conosce bene la materia, non è solo percepita da chi lavora all’interno della struttura. A fronte di questo ragionamento, quindi, il consigliere Degasperi chiede al Consiglio provinciale come «intende intervenire per superare questa difficoltà aggiuntiva» oltre a sollevare la questione sulla possibilità di patrocinare l’utilizzo delle teleconferenze in tribunale a Trento, nell’ottica di alleggerire gli oneri del trasferimento per il personale della Polizia penitenziaria.
Il mondo delle carceri e le questioni che si trascina, tra mancanza di personale, aggressioni e difficoltà, sono noti e spiegano i richiami continui di tutte le parti coinvolte. Proprio per oggi, l’Odv Apas (Associazione provinciale di aiuto sociale per i detenuti, per i dimessi dagli istituti di pena e per le loro famiglie) e il Garante dei diritti dei detenuti della Provincia autonoma di Trento hanno organizzato un incontro in via Belenzani a tema «Suicidi in carcere». L’incontro si terrà questo pomeriggio, dalle 16 alle 19.