Urbanistica
lunedì 14 Luglio, 2025
Carcere, Anmil, Merloni, Cassa malati: mappa dei nove (ex) edifici di Rovereto in attesa di nuova vita
di Denise Rocca
Scienze della Vita all’ex Merloni è l’unico progetto concreto in campo. Per gli altri edifici in balia del tempo mancano visioni e proposte reali per riportarli in uso

Sono almeno nove i grandi “ex” di Rovereto, spazi ampi che mantengono ancora il loro nome di un tempo nel quale erano anche utilizzati, oggi in abbandono e in cerca di destinazione. Sono quasi tutti in luoghi molto interessanti della città, dal bosco al pieno centro storico o a due passi da Corso Rosmini, e in tempi nei quali il consumo di suolo è proibito e l’architettura impara a restaurare e recuperare invece di demolire e ricostruire, sono nove preziosi spazi capaci da soli, se riportati a nuova vita, di modificare l’immagine della città della Quercia e le abitudini di passeggio e vita sociale delle persone.
Se, per esempio, si desse vita alla volontà della sindaca Giulia Robol e alle idee dei giovani studenti dell’Alta formazione di Villazzano sull’ex cassa malati in via S. Giovanni Bosco per trasformarla in uno spazio dedicato ai giovani universitari è facile immaginare la vivacità che si creerebbe in via Paganini, via Paoli, corso Bettini con centinaia di studenti che si muovono in quell’area fino al Mart e alla biblioteca civica. Gli studenti dell’Alta Formazione per Tecnico Superiore per l’edilizia sostenibile di Villazzano, nel corso di Recupero e Risanamento conservativo – Yassine Bellakhila, Gabriele Bertelli, Francesco Fambri, Natalia Filimonava, Nicola Moser e Michele Carmine Savastano – guidati dai docenti Emiliano Leoni e Fabio Campolongo con il tutor Massimo Furlan, hanno studiato l’ultimo in ordine di tempo degli edifici che hanno esaurito la loro funzione originaria, l’ex cassa malati in via S. Giovanni Bosco dalla quale i servizi si sono trasferiti nella nuova Casa di comunità in via Lungo Leno.
«Ci siamo concentrati sugli edifici moderni degli anni Sessanta – spiega l’architetto Leoni – spesso e volentieri abbandonati per alcune loro caratteristiche particolari, ma sono edifici magnifici che insegniamo agli studenti ad affrontare ragionando prima sulle peculiarità dell’edificio, forze e debolezze, per dare una nuova prospettiva che riesca a trasportarlo nel futuro dandogli nuove funzioni esaltandone le caratteristiche senza snaturarlo». I ragazzi e le ragazze hanno lavorato sull’ex cassa malati immaginandola come luogo degli universitari. «Al tempo era un baluardo di innovazione – spiega Leoni – opera dell’architetto ingegnere Perini, bravissimo progettista che ha creato anche l’ex Anmil e la Consolata a Rovereto. Una facciata straordinaria in cemento armato, la chiameremmo oggi un’architettura parametrica, le grandi vetrate a ghigliottina importate dal gusto anglosassone che permettono grandi aperture e luci particolari nell’edificio. Ci sono tantissime suggestioni in un edificio che era visionario al tempo e non va assolutamente abbattuto. Non c’è da cancellare il passato, ma esaltarlo nelle sue intuizioni più innovative». Gli studenti hanno immaginato un luogo per la comunità universitaria, con 60 posti letto e 120 spazi studio, un tetto con spazi “leisure” un campo da padel e spazi verdi, all’ingresso una piazza per momenti musicali e collettivi. D’accordo con le visioni dei giovani, è la sindaca Robol che non ha mai fatto mistero, anzi ha sollecitato l’azienda sanitaria, proprietaria dell’edificio, a non chiuderlo e ha avviato un dialogo con l’università che ha bisogno di spazi visti anche i lavori interni a palazzo Fedrigotti che limitano gli spazi disponibili. Ma per ora è tutto fermo, non si è andati oltre le suggestioni. Il pensiero è quello di uno studentato – ma i fondi non sono arrivati dal Pnrr come si era sperato – anche per il recupero degli spazi dell’ex asilo di Manifattura Tabacchi.
Lì vicino c’è anche la palazzina uffici di Manifattura chiusa, rimasta di proprietà dello Stato e per la quale non ci sono idee di utilizzo. Fra gli ex nobili, come non citare il progetto dell’ex Anmil, nel Bosco della Città: l’unico ad essersi ricordato di questo grande edificio nato con funzioni sanitarie è stato Vittorio Sgarbi che ha proposto di farne un nuovo spazio laboratoriale per il Mart dove mettere in mostra le opere che il museo tiene nei magazzini. Intanto ci sta pensando il bosco a mangiarsi l’opera mai conclusa. Appena fuori dalla cintura centrale di Rovereto ci sono l’ex Gil e l’ex carcere: il primo dirimpettaio delle Paolo Orsi potrebbe avere destinazione scolastica visto che pure le Paolo Orsi si liberano nel 2026 quando le nuove medie di Volano arriveranno a conclusione. L’ex carcere all’incrocio fra via Sighele e e via del Ben, di proprietà statale, è stato valutato come nuova sede della Guardia di Finanza o per un ampliamento della Questura, sono stati studiati dei progetti ma non si è andati oltre nella concretizzazione. Un’altra suggestione negli anni è stata di portarvi gli uffici tecnici comunali, per renderli più accessibili rispetto ad ora. Uno spreco a vederlo vuoto è anche l’ex Catasto, che sta sulla centrale via Tartarotti.
Di proprietà della Regione non ha nessun progetto di riqualifica o destinazione. Chiude la panoramica, ma con notizie migliori rispetto agli altri spazi in abbandono, l’ex Merloni dove Trentino Sviluppo sta accelerando per realizzare il Polo Scienze della Vita, altro tassello di Rovereto città universitaria, industriale e dell’innovazione. Agli ex roveretani va aggiunta anche l’ex Montecatini, che tecnicamente è sul comune di Mori ma insiste territorialmente più su Rovereto ed ha al momento una non meglio definita destinazione a servizi industriali.
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