Sociale

giovedì 15 Dicembre, 2022

Bullismo nelle scuole, arriva la commissione anti violenze

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Trento sarà nel 2023 la prima città italiana con tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado certificate contro il bullismo. L'Istituzione Formativa Paritaria ENAIP Trentino è invece già certificata

Bullismo, vessazioni, prese in giro, discriminazioni. Per gli studenti l’istruzione è una giungla nella quale destreggiarsi non solo nell’apprendimento delle nozioni scolastiche, ma anche in quelle delle relazioni sociali che spesso tracimano in comportamenti inadeguati o, addirittura, in maltrattamenti fisici e psicologici. Anche il Trentino non è esente da questa piaga e i vari istituti provinciali stanno correndo ai ripari. A Trento, da maggio 2023, i sette Istituti comprensivi del capoluogo saranno certificati per la prevenzione e il contrasto al bullismo. Trento sarà quindi la prima città italiana con tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado certificate contro il bullismo.

In provincia non è una novità e da circa un anno tutti i nove istituti Enaip sparsi sul territorio trentino hanno lavorato per la medesima certificazione consegnata ufficialmente ai primi di dicembre. «Non è solo un pezzo di carta – ci ha tenuto a spiegare il direttore generale di Enaip Trentino Massimo Malossini –. Per più di un anno siamo stati controllati e ispezionati e abbiamo dovuto introdurre una serie di azioni basate prima di tutto sul benessere scolastico. La ricetta contro il bullismo – spiega Malossini – non è solo attivare dei protocolli, ma garantire all’interno degli istituti e a tutti i livelli, dagli studenti, al personale scolastico, passando per i docenti, quello che è il benessere dell’individuo». Nell’ultimo anno, infatti, le Enaip si sono impegnate per approfondire i temi dell’inclusione, del rispetto reciproco sondando e interrogando, attraverso appositi questionari, le opinioni di docenti, studenti e personale scolastico ed anche dei genitori. «Abbiamo coinvolto anche i bidelli – racconta Malossini – perché anche loro sono parte integrante della scuola, vedono, osservano e agiscono negli spazi condivisi dai giovani e dal personale docente. Abbiamo intervistato attraverso dei questionari anonimi gli studenti sia del primo che del terzo anno. Abbiamo sottoposto i questionari anche ai docenti. Abbiamo fotografato la situazione e siamo anche riusciti a vedere che spesso, le problematiche arrivano dal passaggio dalle medie. È quindi importante dare agli alunni gli strumenti per riconoscere situazioni, atteggiamenti e problematiche».

Nello specifico ogni istituto è dotato di una commissione antibullismo alla quale partecipano i rappresentanti degli studenti di ambo i sessi, un avvocato, una psicologa, un docente referente del contrasto al bullismo e che è stato opportunamente formato e il dirigente dell’istituto. «Questa commissione si riunisce sistematicamente almeno due volte all’anno per lavorare sulla prevenzione che è il punto cardine del progetto – insiste il dirigente generale – oltre a valutare di volta in volta i casi che emergono e a sanzionarli, finanche alla denuncia per mezzo del nostro avvocato. Dobbiamo far capire che con il bullismo non scherziamo e già questo è un deterrente concreto». Le segnalazioni possono arrivare sia via portale web, sia con segnalazioni cartacee da inserire in appositi box distribuiti nelle varie scuole. In entrambi i casi è garantito e concesso l’anonimato. «Casi gravi non ne abbiamo ancora avuti – ammette Malossini – ma il sistema ci ha permesso di gestire alcune situazioni nel migliore dei modi. Questo modo di agire, tenere acceso un faro contro il bullismo e su come stare bene è la chiave per abbattere tutti quegli episodi di maltrattamenti fisico psicologici che si potrebbero verificare senza adeguata sorveglianza». Per Malossini, il punto cruciale della lotta al bullismo passa proprio nell’aiutare i giovani a sapersi relazionare e ad accettarsi nel confronto reciproco con i propri coetanei e con la società. «Abbiamo notato –conclude Malossini – che dopo il Covid molti ragazzi avevano bisogno di sapersi approcciare nuovamente alle interazioni umane con i propri compagni di classe e dai questionari spesso emerge come i giovani non sappiano accettarsi e abbiano difficoltà ad ascoltare se stessi e gli altri».