L'intervista
domenica 4 Maggio, 2025
Black out in Spagna, rinnovabili sotto accusa. Maurizio Fauri (università di Trento): «Timori infondati»
di Davide Orsato
Il docente, esperto di fotovoltaica: «Abbiamo già la tecnologia per prevenire scompensi nella rete. L'auto elettrica resta il futuro»

È una questione di equilibrio. Da una parte l’energia prodotta, dall’altra quella consumata. Un po’ come lo yin e allo yang, i due principi che, nella filosofia taoista, devono rimanere sempre bilanciati. Altrimenti… altrimenti va a finire come in Spagna, dove lunedì 28 maggio un black out generale ha interrotto la corrente elettrica in tutto il Paese da mezzogiorno fino a sera inoltrata. Sono passati cinque giorni e la causa definitiva non sembra essere stata ancora appurata. Ma, mano a mano che le ore passano, prende sempre più quota l’ipotesi di una «perturbazione» introdotta nel sistema non tanto da un evento climatico (come ipotizzato inizialmente, benché quello di lunedì fosse un normale – soleggiato, dopo una lunga fase di maltempo – giorno di primavera, almeno sulla penisola iberica) bensì da uno squilibrio temporaneo di energia rinnovabile. Eolica e, soprattutto, solare. La questione è nota a chi, da anni, studia il settore, come il professor Maurizio Fauri, docente di sistemi elettrici per l’energia all’università di Trento.
Professore, si è fatto un’idea di quanto accaduto?
«Sicuramente c’è stata una situazione di squilibrio tra produzione e consumo. Si parla di eventi concatenati: pochi secondi che hanno mandato in tilt il sistema. Ma ci vorrà tempo per capire».
Ci sono dei precedenti che ci possono aiutare a fare ipotesi?
«Ce n’è soprattutto uno, e ci riguarda da vicino. Si tratta del black out del 28 settembre 2003, il più grave mai avvenuto in Italia. Fu causato da un albero, caduto nottetempo in Svizzera, che si abbatté su una delle due linee ad alta tensione che alimentavano il nostro Paese. La prima linea fu messa fuori servizio per guasto e la seconda per sovraccarico mettendo ko la rete nazionale per un’intera giornata».
Cosa abbiamo imparato da allora?
«Sono stati presi diversi accorgimenti per rendere il sistema più resistente. Uno di questi, che forse conoscono in pochi, riguarda la aziende. Molte industrie energivore ricevono un incentivo, denominato “di interrompibilità” per consentire il distacco improvviso in caso di stress. In questo modo si interviene direttamente sulla domanda, riequilibrando la rete in modo forzato».
Che analogia c’è con la Spagna?
«Anche in Spagna c’è stato uno sbilanciamento tra produzione e consumo. Di solito è il consumo che supera la produzione, ma potrebbe essere accaduto anche l’opposto: va ricordato che nel 2003 il black out italiano è avvenuto in un momento di basso consumo e inoltre chi doveva controllare è stato colto di sorpresa. Del resto, il famoso albero cadde alle 3 di notte».
Ed è proprio per questo che «si dà la colpa» alle rinnovabili. Si dice che abbiano immesso in rete un grande quantitativo di energia…
«Non è colpa delle rinnovabili. Va tenuto presente che si può intervenire staccando l’impianto fotovoltaico in caso di sovraproduzione. Il fotovoltaico ha comunque un problema rispetto alle altre forme di produzione energetiche: l’assenza di gruppi rotanti».
Cosa sono?
«Sono le masse rotanti delle turbine e dei generatori che creano un effetto inerziale, ci sono anche per le pale eoliche. In questo modo si possono sostenere picchi momentanei di variazione del carico. Per i pannelli fotovoltaici, che sono statici, non si può sfruttare questo effetto benefico».
Si può risolvere in qualche modo?
«Sì, senza problemi. Terna sta investendo in modo pesante sulle Fru, le fast reserve unit: sono batterie di riserva a carica e scarica rapida che riescono a intervenire nei primi trenta secondi di squilibrio di energia. È l’intervallo temporale critico in cui si rischia il collasso della rete».
Già all’indomani dell’evento alcuni commentatori hanno prefigurato lo scenario di un ritorno alle fonti energetiche tradizionali, quelle fossili, temendo un sfiducia progressiva per le rinnovabili…
«Non c’è motivo per uno scenario del genere. Viceversa bisognerebbe recuperare lo spirito del 2005, quando venne introdotto il conto energia. Da allora molte abitazioni private, anche in Trentino, si sono dotate di pannelli fotovoltaici. E questi sono diventati una garanzia di indipendenza. Bisogna essere ottimisti: non c’è nessun problema irrisolvibile».
Anche l’auto elettrica è destinataria di critiche feroci negli ultimi tempo.
«Infondate. Fino a qualche decennio fa nessuno avrebbe creduto che un giorno avremo utilizzato il telefonino per fare un po’ di tutto e solo per ultima cosa anche per telefonare. L’auto elettrica è il futuro. Oltre a ridurre l’inquinamento, permetterà di portare l’energia elettrica rinnovabile in casa. Si potrà ricaricare di giorno, con il sole, e poi alimenterà, la notte, il consumo domestico. Tecnicamente ciò e già aspettabile, bisogna solo che una nuova mentalità si faccia strada».
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