Politica

martedì 25 Ottobre, 2022

Autonomia speciale, Meloni parla di Bolzano e dimentica Trento

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Polemiche dopo il primo discorso della neopremier alla Camera. Maestri (Pd): «Il suo compito sarebbe conoscere i fondamentali della nostra autonomia». Urzì (FdI): «Mai la specialità trentina è stata così solida»

«Qualcuno ricordi a Giorgia Meloni che Bolzano e Trento hanno un solo Statuto e che se parla di Provincia di Bolzano deve parlare anche del Trentino». Il primo a segnalare la dimenticanza della neopresidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo primo intervento davanti alla Camera dei deputati è l’ex governatore del Trentino Ugo Rossi. Che aggiunge: «Speriamo che glielo ricordino, e che al Senato si corregga».

Vediamo dunque qual è la frase «incriminata». Parlando degli impegni del nuovo Governo sulle richieste di autonomia provenienti da alcune regioni italiane, la premier si è espressa anche sulle autonomie speciali, affermando testualmente: «Per la provincia di Bolzano tratteremo del ripristino degli standard di autonomia che nel 1992 hanno portato al rilascio della quietanza liberatoria». Poche parole che hanno fatto saltare sui loro scranni i parlamentari trentini. «Posso capire che la presidente del Consiglio abbia tante cose in agenda – sottolinea Rossi – ma insomma non mi pare un grande inizio per noi. Viva il Trentino – aggiunge – e speriamo che nel passaggio a Palazzo Madama i senatori eletti in Trentino le ricordino che lo Statuto è uno solo e che ciò che vale per Sudtirolo vale anche per il Trentino».

C’è ora chi si chiede se quella di Giorgia Meloni sia soltanto una dimenticanza o sia invece un suo intendimento: quello di riconoscere il valore storico, e quindi giuridico dell’autonomia, solo a una delle due Province, ovviamente quella di Bolzano. Le parole pronunciate dalla premier nel suo primo intervento alla Camera fanno infatti il paio con le dichiarazioni di Roberto Calderoli che, appena nominato ministro degli Affari regionali e delle Autonomie ha annunciato un prossimo e ravvicinato incontro con il governatore sudtirolese Arno Kompatscher, senza l’omologo trentino Maurizio Fugatti: «Mi sono immediatamente attivato per un incontro da organizzare con il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher, con il vicepresidente Giuliano Vettorato (Lega) e con il segretario della Südtiroler Volkspartei (Svp) Philipp Achammer. L’oggetto della riunione – spiegava l’esponente del governo Meloni – saranno la verifica delle norme di attuazione e lo stato dell’autonomia altoatesina».

Alle parole di Calderoli si aggiungono anche i rumors che in Alto Adige serpeggiano da qualche tempo: obiettivo di parte dell’Svp è «sganciarsi» dal Trentino attraverso l’ottenimento dal nuovo Governo di uno statuto ad hoc per la Provincia di Bolzano. E questo – argomenterebbero gli stessi che rimbalzano i rumors – sarebbe evidente nella posizione tutt’altro che pregiudiziale del Gruppo delle Autonomie al Senato nei confronti della fiducia al nuovo esecutivo.

Anche il Pd prende posizione, e da Trento è la sua segretaria Lucia Maestri a intervenire: «Lo Statuto della Regione Trentino-Alto Adige-Sudtirol ha valenza regionale, riguardando le specialità sia della Provincia autonoma di Bolzano sia della Provincia autonoma di Trento. Compito di una premier sarebbe quello di conoscere i fondamentali della nostra autonomia». E la segretaria dem aggiunge: «Sorprende che il presidente Fugatti, quale importante riferimento territoriale di quella Lega che si fregia di essere tutrice delle autonomie e promotrice delle autonomie differenziate, non lo abbia fatto presente a Giorgia Meloni. Che Trento – si chiede Maestri – sia anche per Fugatti divenuta semplicemente una provincia del Veneto?».

A gettare acqua sul fuoco il vicepresidente ladino del Consiglio regionale Luca Guglielmi. «Con tutta probabilità si è trattato di una svista, legata anche all’emozione del momento – afferma –, ma da rappresentante ladino non posso non sottolineare come la presidente Meloni nel parlare dell’Autonomia abbia citato nel suo discorso soltanto la Provincia di Bolzano, omettendo la controparte trentina: la specialità d’Autonomia è infatti caratteristica esclusiva della nostra Regione».

A difendere a spada tratta la premier è subito intervenuto Alessandro Urzì, deputato e coordinatore di FdI in Trentino Alto Adige: «Mai l’autonomia trentina è stata così solida come con il governo del centrodestra. Stupisce la straordinaria superficialità e impreparazione dimostrata della sinistra trentina in relazione alle parole chiare della premier Giorgia Meloni. Sfugge completamente la dimensione regionale dell’autonomia che è articolata su base provinciale, come proprio la sinistra ha voluto e realizzato dal 1972 in avanti. Il riferimento odierno alla Provincia di Bolzano è evidente che riguarda proprio sfumature e tematiche circoscritte all’Alto Adige e che non riguardano in alcun modo gli assetti dell’autonomia trentina».

«Temo che sia necessario – aggiunge Urzì – un corso di approfondimento storico rapido per gli improvvisati commentatori della sinistra trentina ai quali, pare, sfugga l’abc dell’autonomia. Non si può che riaffermare ciò che ripetutamente è stato detto in campagna elettorale evidentemente senza riuscire a essere capiti, e viene da essere maliziosi, dalla sinistra. Il tema dell’autonomia trentina così come delle autonomie speciali tutte non ha alcun bisogno di essere riaffermato ogni momento semplicemente perché su di esse è stata riaffermata decine di volte la funzione di garanzia da parte di Fratelli d’Italia così come di tutte le altre componenti della maggioranza. Ignorarlo significa fare speculazione inutile».

Sul punto in serata è intervenuto anche il presidente Maurizio Fugatti: «Tutte le Regioni e Province a statuto speciale vanno difese. Faccio mie le parole del premier Giorgia Meloni che in sede di replica oggi a Roma ha precisato un punto del suo precedente discorso e la ringraziamo per aver voluto togliere qualsiasi ombra di dubbio. Mi sembra dunque che non ci sia assolutamente spazio per alimentare polemiche. Assieme all’onorevole Cattoi – ha aggiunto – abbiamo sentito il nuovo ministro agli affari regionali, Roberto Calderoli. Quest’ultimo si era subito confrontato con la presidente del Consiglio dei ministri, chiarendo l’equivoco, come poi è stato confermato in aula».