La collaborazione

martedì 25 Ottobre, 2022

Attacchi hacker, Questura e Confindustria fanno squadra

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I timori per spionaggio industriale e ransomware. Il questore Improta: «All'opera reti di criminali internazionali, ci faremo aiutare anche dall'Università»

L’ultimo spavento in mattinata: le quasi tre ore di malfunzionamento di Whatsapp avranno causato qualche fastidio ai tanti che usano il social network per comunicare con amici e parenti, ma ha rallentato l’attività delle imprese (e dei servizi, inclusi quelli sanitari) anche in Trentino. Anche perché altri sistemi – fa sapere il presidente di Confindustria Trento, Fausto Manzana – sono andati momentaneamente offline.

Attacco informatico su larga scala? Forse lo si saprà nelle prossime ore, del resto è stato un fenomeno che ha interessato diversi Paesi nel globo. Quel che è certo è che sempre più aziende si sentono nel mirino degli hacker. E per essere preparati a ogni evenienza è necessario fare squadra e tanta formazione specifica. Parte da questo presupposto il protocollo sottoscritto nella mattinata di oggi, martedì 25 ottobre, da Confindustria e dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica Trentino Alto Adige. A porre la firma, il presidente Manzana e il dirigente della polizia postale, il vicequestore Alberto Di Cuffa.

«Gli attacchi informatici – spiega Di Cuffa – hanno cambiato aspetto negli ultimi anni. Non parliamo più di crimini commessi da smanettoni, magari abili ma poco organizzati. Si tratta di atti subdoli, che hanno una dimensione internazionale e che possono prendere di mira interi Stati, comportando danni per le imprese potenzialmente irreparabili». Si temono, in particolare, la sottrazione di dati sensibili ai fini di spionaggio industriale o attacchi da software ransomware, che mirano a criptare i dati per renderli indisponibili, chiedendo un riscatto in cambio delle chiavi.

Per Confindustria si tratta di uno dei rischi più concreti con cui fare i conti. «Gli attacchi informatici rappresentano, secondo il Fondo monetario internazionale, il rischio imminente più concreto per l’economia globale, secondo solo ai cambiamenti climatici – afferma Manzana –. Ecco perché sono necessari non solo collaborazioni a ogni livello, ma anche una cultura di base, per capire quali comportamenti adottare. Stiamo lavorando a un vademecum che sarà pubblicato prossimamente».

L’accordo tra le due istituzioni potrebbe essere un primo passo, da allargare a tutto il «Sistema Trento». «Un partner importante – suggerisce il questore, Maurizio Improta – potrebbe essere l’Università, seguendo esempi già adottati altrove in Italia». Su questo ultimo punto, Confindustria fa sapere di essere già al lavoro.