Alto Garda

lunedì 27 Marzo, 2023

Allarme per la Sarca tinta di bianco: «È il cantiere della Loppio – Busa»

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In campo gli ispettori dell'Appa: l'ipotesi è che il colore sia dovuto a polveri di roccia dovute alla costruzione del tunnel

Una scia di acqua bianca che si immette nel fiume Sarca. Questo è il preoccupante spettacolo offerto agli occhi dei passanti sulla ciclabile Arco-Torbole ieri mattina, quando sulla sinistra orografica della Sarca, pochi metri prima del bicigrill, il rio Salone – che in quel tratto ha la sua foce – ha tinto il fiume di un colore pallido, simile al latte. La scia bianca si è poi estesa sbiancando la Sarca fino alla sua foce nel lago di Garda.
Subito la scena inusuale è stata ripresa sui social, con un tam tam mediatico che imputava l’inquinamento ai lavori di bonifica della discarica della Maza. Il rio Salone, di recente, è stato al centro dell’attenzione dei media per il presunto inquinamento da Pfas, poi smentito dall’assessore provinciale all’ambiente Mario Tonina, venuto ad Arco in persona per rassicurare la popolazione. Ieri però la gente è tornata a preoccuparsi per la salute dell’ambiente e del fiume Sarca. E almeno stavolta la discarica non c’entra, come prontamente ha chiarito il responsabile per la Provincia dei lavori di bonifica, l’ingegner Mauro Groff: «La bonifica non scarica nulla perché tutte le attività sono svolte sopra il bacino impermeabilizzante, inoltre il percolato è scuro, marrone». L’origine del colore bianco del rio Salone sarebbe da individuare nel cantiere del tunnel Loppio-Cretaccio e negli scarti dei lavori in roccia. E non si tratta del primo episodio di «acque bianche».

Ieri mattina però il fenomeno è diventato assai evidente. Alle prime segnalazioni arrivate tramite il 112 ai vigili del fuoco – tra cui quella del Wwf del Trentino -, sono intervenuti gli ispettori della Guardia Forestale insieme a quelli di Appa, l’agenzia per l’ambiente della Provincia Autonoma di Trento. I tecnici hanno effettuato un sopralluogo al cantiere, per verificare la modalità di scarico dei residui, e sul fiume, per prelevare campioni da far analizzare e ricostruire così la dinamica dello sversamento.

L’acqua bianca sarebbe originata dalla cosiddetta venuta d’acqua emersa durante gli scavi del tunnel, che finisce per disperdersi e confluire poi nel rio Salone. Il colore chiaro dell’acqua potrebbe derivare da polveri dello scavo, dovute ai lavori in roccia del tunnel, composte principalmente da calcare. Non si tratterebbe, almeno a prima vista, di una fonte di inquinamento pericoloso per l’essere umano: si parla di polveri di roccia, sassi sgretolati e materiali fini, residuo degli scavi a monte, ma saranno le analisi a stabilire la composizione di quel «bianco». Tra l’altro, basterebbe una piccola concentrazione di polveri di calcare per colorare subito grandi quantità di acqua.
In ogni caso, già nelle scorse settimane, quando sono arrivate le prime segnalazioni, i tecnici della Forestale e di Appa sono intervenuti per capire di cosa si trattasse. Appa avrebbe dunque prescritto alla ditta che sta costruendo il tunnel, il consorzio Sac, di aumentare la capacità delle vasche di decantazione, dove queste acque rilasciate dalle rocce devono essere raccolte per depositare il calcare e le polveri che contengono. Ma a volte tali vasche non sono sufficienti, o soffrono di problematiche. Ecco quindi che ieri la situazione è sfuggita di mano. Ora i tecnici di Appa stanno verificando se e quali danni ambientali sono stati provocati dallo sversamento, perché quello che non è dannoso per la specie umana può comunque compromettere l’ecosistema del fiume e del lago.

«Insieme alla Forestale stiamo verificando se sussiste l’ipotesi del reato di danno ambientale – ha spiegato ieri il direttore generale di Appa, Enrico Menapace – e per questo abbiamo svolto controlli del caso. Faremo le opportune segnalazioni all’autorità giudiziaria, in Procura. Si tratta di un fatto potenzialmente grave».
L’Appa ha effettuato il campionamento delle acque che sarà analizzato in laboratorio. «Fatti di questa natura non si devono più verificare – continua Menapace perentorio – e questo è il nostro obiettivo. In caso di irregolarità o infrazioni, applicheremo le sanzioni con il massimo rigore».
Il comandante provinciale della Guardia Forestale, Giovanni Giovannini, conferma il monitoraggio della situazione e dice che «si stanno raccogliendo elementi per una segnalazione all’autorità giudiziaria». Il T ha provato a contattare la ditta responsabile del cantiere, ma senza esito.
Domani i tecnici riferiranno l’esito del sopralluogo ad un tavolo convocato da Appa per fare il punto della situazione.
«Abbiamo ricevuto la segnalazione – ha commentato l’assessore all’ambiente del Comune di Arco, Gabriele Andreasi – ora attendiamo l’esito delle analisi sui campioni. Spesso ci sono schiume da fattori naturali. Però qui aspettiamo verifiche, ma senza allarmismi».