Inchiesta Sciabolata

domenica 11 Maggio, 2025

Alessio Agostini e Andrea Villotti, per l’accusa «un rapporto simbiotico». L’ex presidente di Patrimonio del Trentino «a disposizione» dell’amico

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Per la Procura il funzionario pubblico era «asservito» alla famiglia di ristoratori trentini, ai loro affari e investimenti: «La forma più grave e devastante di corruzione»

Era una vera e propria «collaborazione», per la Procura di Trento, quella tra l’allora presidente di Patrimonio del Trentino, Andrea Villlotti, e l’imprenditore Alessio Agostini. Tra loro c’era una «radicata amicizia e confidenza». Un «legame ormai ben saldo». Un «rapporto «simbiotico», tanto che «si scambiavano attestati di reciproca stima e vicinanza». Che avrebbero siglato una sorta di «pactum sceleris», un accordo — per gli inquirenti oltre le righe e il legale — «per arrivare a un risultato complessivo, favorevole a tutti». Ne è convinta la Procura, che considera Villotti «un funzionario pubblico stabilmente asservito al potere corruttivo degli Agostini». Un «funzionario infedele che si metteva a disposizione», impegnandosi a fare il possibile per assecondare le richieste di Agostini, per fare in modo che arrivasse ai suoi obbiettivi, ad accaparrarsi il Grand Hotel Imperial di Levico. A che prezzo? Regali come le scarpe da mille euro o la borsa griffata da 2600, innumerevoli pranzi e cene nei locali della famiglia di imprenditori in cui «era di casa», in particolare il Green Tower, ma anche frequenti accessi alla palestra e alla Spa dell’Hi Hotel. «In una dinamica basata sul tacito scambio di favori» sostengono i pm. E poi c’erano i consigli che il ristoratore dispensava al dirigente pubblico rispetto a una sua dipendente dell’Hi Hotel, ben sapendo del debole che Villotti aveva per lei. Tanto che era capitato pure che l’imprenditore facesse da intermediario nel rapporto tra l’amico e la donna. Così, almeno secondo l’accusa, Agostini avrebbe rafforzato l’amicizia con l’ex numero uno di Patrimonio del Trentino, ottenendo la sua compiacenza. «A tutto tondo» ne è convinta la Procura. Regali e piaceri sarebbero stati il modo per conquistare l’appoggio e la fiducia dell’allora funzionario pubblico, per comprarsi i suoi favori. Per gli inquirenti non ci sarebbero altre spiegazioni a tanta generosità da parte di Alessio Agostini, come risulterebbe tra l’altro da intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate dalla Guardia di Finanza nel corso degli ultimi due anni di indagini.

 

Il bando dell’hotel

Per il procuratore Sandro Raimondi e i vice Davide Ognibene e Alessandro Clemente — titolari dell’articolata inchiesta «Sciabolata», che mercoledì ha portato in carcere, su ordinanza, 18 persone (tra cui appunto Alessio Agostini, il fratello Gabriele e il padre Claudio), e ulteriori due ai domiciliari, uno dei quali Andrea Villotti — la corruzione, perché così è stata inquadrata, era motivata in particolare dall’affare del Grand Hotel Imperial di Levico Terme: la struttura su cui l’imprenditore trentino di 42 anni voleva mettere le mani, ancora prima che la società tedesca che l’aveva in gestione disdettasse il contratto d’affitto, prima della scadenza prefissata. E, infatti, secondo la ricostruzione delle Fiamme Gialle, Agostini con il commercialista Andrea Pilati (indagato con obbligo di dimora e firma) e Villotti stavano lavorando a redarre un bando ad hoc, «su misura», con una base d’asta di 10 milioni di euro, già nell’estate del 2023, quando ancora non era noto che la Fidelity Italia srl, l’allora società che gestiva la struttura, volesse lasciare. «Dobbiamo velocizzarci per finire quella roba lì e presentarla» l’input dell’allora funzionario pubblico all’amico ristoratore in riferimento alla necessità di procedere quanto prima alla stesura dei documenti. E se — stando all’accusa — alla definizione della proposta d’acquisto avrebbero lavorato il commercialista Pilati da una parte, e Michele Maistri, direttore generale di Patrimonio del Trentino, e Rocco Bolner, responsabile dell’area legale, dall’altra (sono entrambi indagati) — Villotti e Agostini avrebbero trattato altri affari. Ne avrebbero parlato e deciso quando si vedevano in palestra o nel centro benessere dell’Hi Hotel — «tanto lui sta tutto il giorno in Spa» riferisce l’amico — o al ristorante Green Tower di Trento (dove il dirigente prediligeva il pacchero come primo piatto, di qui il nome che gli era stato attribuito).
Alessio Agostini lo avrebbe detto in quel periodo (era l’estate 2023) anche a un parente, durante una telefonata, che il suo rapporto con l’allora numero uno di Patrimonio del Trentino Spa aveva uno scopo, che gli sarebbe servito a fare suo l’hotel di Levico, che pranzi e cene e centro benessere glieli regalavano proprio per arrivare a chiudere l’importante affare dello storico albergo. A condizioni più che favorevoli. Sempre al telefono Alessio Agostini aveva spiegato che con Villotti si stava lavorando a una proposta di acquisizione dell’Imperial con la formula «rent to buy», ossia un pagamento mensile, simile a un canone d’affitto, che però permette nel tempo di acquistare l’immobile, concordando pure la restituzione del 50% degli investimenti da parte dell’Ente. Dal canto suo Villotti lo aveva detto che una volta arrivata la disdetta della società tedesca — era stata presentata il 5 ottobre 2023 — avrebbe portato «il problema» in consiglio di amministrazione con la soluzione già pronta: la manifestazione d’interesse di Agostini. E così è stato. Stando agli inquirenti avrebbe imbonito gli altri membri del Cda e caldeggiato la cordata Agostini, definendola un’«azienda seria, trentina e che gestisce diversi alberghi», aggiungendo anche che questa aveva chiesto riservatezza. Insomma, Villotti — lo sostengono i pm — avrebbe «difeso l’affido e i contenuti del bando da pressioni interne ed esterne, mostrandosi fedele agli accordi illeciti».

 

«La più grave corruzione»

Per gli inquirenti, quindi, Villotti si sarebbe piegato ai desiderata della famiglia Agostini, pronto anche a viziare la regolarità delle procedure, in un modo di interazione con la cosa pubblica apparso «patologico e costante». Me ne avrebbe a sua volta tratto dei benefici: per la Procura un patto scellerato, quello tra i due amici, che sarebbe stato favorevole a tutti. Un quadro di corruzione «di allarmante gravità» che sarebbe stato riscontrato di rado in Trentino, sostengono i magistrati. A pesare sarebbero stati anche i crescenti interessi economici della famiglia di ristoratori e albergatori. In questo contesto il rapporto Villotti-Agostini, per la Procura, sarebbe stato «il più sofisticato tra gli schemi corruttivi», la «forma più grave e devastante di corruzione».

 

Cellulare e casa per l’amica

Ma non c’è solo la corruzione e la turbativa d’asta. Villotti si trova a rispondere anche di peculato: non solo per l’Iphone da poco meno di 1500 euro acquistato da Patrimonio del Trentino che aveva regalato alla dipendente dell’Hi Hotel verso cui nutriva una simpatia. Dalle indagini emergerebbe anche come l’allora funzionario pubblico le avesse trovato pure un’abitazione «a costo zero»: un appartamento che era riuscito a farle avere in comodato da un conoscente che aveva acquistato l’immobile poco prima da Patrimonio del Trentino.