Economia

lunedì 26 Maggio, 2025

Agroalimentare la protesta del Trentino Alto Adige: «Più tutele, segnalati casi di caporalato»

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Cattani (Flai Trento): «Segnalato un abuso nel settore piccoli frutti»

«Chiediamo l’insediamento della sezione territoriale della ‘Rete del lavoro agricolo di qualità’ in Provincia di Bolzano e l’ulteriore potenziamento di quella di Trento». Lo hanno chiesto, al presidio che si è tenuto a Bolzano davanti al Commissariato del Governo, le segretarie della categoria che rappresenta i lavoratori dell’intera filiera dell’agroalimentare Anita Perkmann (Flai Bolzano) ed Elisa Cattani (Flai Trento).

 

«Si tratta di uno strumento importante per la prevenzione del lavoro irregolare e dello sfruttamento, ma anche per la prevenzione di potenziali fenomeni di caporalato e infiltrazioni», spiegano Perkmann e Cattani in una nota congiunta. La «Rete del lavoro agricolo di qualità» a livello nazionale consiste invece in un elenco, depositato presso Inps (istituita dalla legge 199 del 2016) dove le aziende virtuose, che si distinguono per il rispetto delle norme in materia di lavoro, possono accreditarsi.

 

In Provincia di Bolzano in agricoltura nel 2023 gli occupati, tra indeterminati e determinati, sono stati circa 29 mila con una media di 88 giornate lavorative per occupato, a Trento quasi 26 mila con 86 giornate lavorative medie. La mobilitazione è stata indetta a livello nazionale dalla Flai Cgil. Il presidio è stato organizzato a Bolzano proprio per chiedere per entrambe le Province maggiore prevenzione e tutela per i lavoratori in settori quali l’agricoltura e alcuni spezzoni della filiera di trasformazione, come il mondo delle carni, dove lavoro “grigio” e potenziale reato di caporalato sono emersi grazie anche all’operato del sindacato. L’anno scorso la Flai dell’Alto Adige ha denunciato un caso di caporalato, di cui sono state vittime quattro giovani braccianti marocchini, sfruttati da un loro connazionale, utilizzato da aziende locali come intermediario. La Flai di Trento nell’agosto 2024 ha fatto partire una denuncia di sfruttamento e potenziale reato di caporalato ai danni di 14 lavoratori operai agricoli impiegati nella raccolta dei piccoli frutti.

 

La categoria chiede maggiori controlli degli enti preposti e delle strutture provinciali anche su quegli spezzoni di filiere dell’agroalimentare dove intervengono appalti e subappalti, come disosso, facchinaggio e pulizie nelle industrie di trasformazione della carne. «In questi ambiti sono più frequenti situazioni di sfruttamento, ma anche infortuni sul lavoro», precisano le segretarie.
«Il settore che rappresentiamo è tra quelli più precari e con meno tutele, quindi a maggior ragione come categoria ci teniamo a ribadire l’importanza di votare l’8 e il 9 giugno per dire sì 5 volte sui temi del lavoro e della cittadinanza, proposti dai referendum abrogativi. Solo rendendoci parte attiva anche attraverso il voto potremo, se il quorum sarà raggiunto, produrre modifiche a quelle odiose leggi che chiediamo di modificare a tutela di lavoratrici e lavoratori e dell’intero mondo del lavoro», concludono Perkmann e Cattani.