La storia

venerdì 16 Dicembre, 2022

Agente di commercio trentino dopo la pensione finisce a dormire in auto. «Mi riscaldavo accendendo il motore»

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Mario, 83 anni, ha deciso di rivolgersi ai servizi sociali. E ora vive in comunità, a Casa San Maurizio. «Ho finalmente una stanza. La mia vita andata a rotoli? Subisco gli errori fatti»

Quando pensi che la vita ti abbia insegnato tutto, che ti abbia messo di fronte a qualunque prova e fatto conoscere ogni sua sfaccettatura, ecco che ti stupisce ancora una volta. Che ti spiazza. Privandoti di tutte le tue certezze. Facendoti franare la terra sotto i piedi. E allora non rimane che chiedere aiuto. Lo sa bene Mario (il nome è di fantasia per tutelare la persona), trentino di 83 anni che da tre anni a questa parte è ospite di Casa Maurizio, una delle strutture cittadine che accoglie i senza fissa dimora. Quando il pensionato, per varie vicissitudini ed «errori fatti», si è trovato in difficoltà economiche e ha dovuto rinunciare pure alla casa, incapace di pagare ancora l’affitto, si è ridotto a dormire in auto. Lo ha fatto per una ventina di giorni. E quando le temperature erano rigide. «Io almeno, a differenza di chi si trova a stare all’addiaccio in questo periodo, rischiando di morire per il freddo, avevo la possibilità di scaldarmi mettendo in moto l’auto. Ero al riparo, nell’abitacolo, e girata la chiave azionavo l’aria calda» racconta ora. «Se poi avevo necessità di usare il bagno e lavarmi andavo al bar». Giorni difficili, di sconforto e disperazione. Cosciente di non poter farcela da solo, Mario si è poi rivolto ai servizi sociali che lo hanno indirizzato alle strutture di accoglienza locali. Ed ecco che il trentino è tornato a vivere sotto un tetto, al caldo, con i pasti assicurati, una parola di conforto. Con certezze. Anche se, ammette, «all’inizio è stato traumatizzante, perché è diverso dal vivere in una casa propria, il vivere in comunità – fa sapere – ma mi sono abituato in fretta. Io qui mi trovo veramente bene. Ho una mia stanza e vivo gli ambienti comuni della struttura, dalla mensa alla sala tv, potendo scambiare due chiacchiere con gli operatori e gli altri ospiti italiani, non però con gli stranieri a causa della barriera linguistica». Guai, per Mario, a viverla come una sconfitta. «Quando si ha una certa età bisogna subire le conseguenze degli errori fatti. Errori commessi ai quali non ho potuto rimediare – riferisce – Date le circostanze non avrei potuto fare altrimenti, considerate le mie forze fisiche che non mi permettono di svolgere alcuna attività».
Nemmeno lui, probabilmente, pensava potesse accadere che la sua vita andasse a rotoli. Così. Senza troppi preavvisi. Per una concatenazione sfortunata di eventi impossibili da fronteggiare. Lui che si è sempre dato da fare e ha iniziato a lavorare a 14 anni – «con contributi bassissimi però» – e che era arrivato con il tempo ad assicurarsi un buon tenore di vita. «Ho fatto l’agente di commercio per oltre vent’anni, fino al 1996, quando me ne sono andato in pensione – continua l’over 80 – un lungo periodo a girare per l’Italia, oltre un milione e mezzo di chilometri macinati, a conti fatti un totale di circa tre, quattro anni trascorsi al volante». Ma la garanzia di una pensione, di un’abitazione, della salute, poi sono venuti meno. «La mia compagna è stata ricoverata in una casa di riposo e mi sono ritrovato a non essere più in grado di far fronte alle spese: in particolare alla retta della struttura e all’affitto di casa, che poi sono stato costretto a lasciare. Finendo a dormire in auto. Era il 2019». Sulle prime il pensionato era stato indirizzato dall’assistente sociale alla Caritas, quindi si era rivolto a casa Maurizio. «All’inizio mi serviva solo per dormire la notte e per lavarmi, perché durante il giorno ero con la mia compagna, ma poi con il covid, il blocco delle visite e il peggioramento delle condizioni di lei sono rimasto solo». Così la struttura di via Bezzecca è diventata a tutti gli effetti casa sua. «Avevo ottenuto un appartamento a canone agevolato ma sarei stato sempre da solo. Casa Maurizio è la situazione migliore che potessi avere per la mia condizione e i miei bisogni, davvero – spiega l’83enne – E poi gli operatori qui hanno un grande cuore, sono da portare in un palmo di mano».