Cultura
giovedì 10 Luglio, 2025
A Pergine l’artista Alessandra Cocorullo porta sul palco la voce delle piante: «Sarà un tentativo di dialogo interspecie»
di Andrea Manfrini
Un sensore trasformerà i segnali elettrici inviati da foglie e gambi in suoni udibili dall’orecchio

«Le piante sono qui da prima di noi. Ci troviamo in un momento di crisi climatica: loro ne hanno già attraversati tante, potrebbero insegnarci molto», dice Alessandra Cocorullo, artista del collettivo di Conferenza Balaam, che ha ideato e realizzato una performance che unisce umanità e natura. «Pezzo a due con dieci piante», questo il titolo dello spettacolo che si terrà questa sera (alle 20.45) sul palco del Teatro comunale di Pergine in occasione del Pergine Festival. Si tratta di una prima nazionale che vede al centro un dialogo tra la specie umana e quelle vegetali. I protagonisti della performance saranno un ragazzo, una biologa e un musicista, e ognuno di loro utilizzerà dei mezzi differenti per comunicare con le piante. Insieme ai giovani artisti, sul palco ci sarà anche «Plantsplay», il sensore che collegato alle piante, trasformerà i segnali elettrici inviati da queste ultime in suoni udibili dall’orecchio umano. Comunicare con le piante è possibile? Quello degli artisti di Conferenza Balaam sarà un vero e proprio esperimento di connessione con i vegetali.
Qual è il suo ruolo all’interno della performance “Pezzo a due con dieci piante”?
«Sarò in scena sul palco insieme al musicista Leonardo Barbierato e a Marco Tè. Saranno presenti anche Alessandro De Giovanni e Beatrice Fedi, che hanno lavorato al progetto con noi, occupandosi della direzione artistica».
Com’è nata l’idea?
«L’anno scorso abbiamo vinto il bando Powered by REf del Romaeuropa Festival 2024 che ci ha permesso di sviluppare e presentare il nostro progetto, e da lì siamo arrivati fino allo spettacolo “Pezzo a due con dieci piante” in cui avremo delle piante vive in scena. Sarà un tentativo di dialogo interspecie tra umani e piante. Siamo stati ispirati da Monica Gagliano, ecologista e professoressa che collabora con Stefano Mancuso. Abbiamo ascoltato un suo seminario online che ha tenuto alla Sapienza di Roma, abbiamo letto il suo libro, ascoltato i suoi interventi e proprio lei ci ha dato l’ispirazione, ha fatto partire la scintilla per creare lo spettacolo. Volevamo lavorare con delle piante, esplorare il nostro rapporto con il mondo vegetale. L’idea è nata dalla volontà di dialogo che è in qualche modo un’utopia: quella di relazionarci in modo nuovo con le piante. Dalla visione aristotelica sono sempre state considerate viventi di serie B, ma in realtà sono esseri senzienti e intelligenti. Vogliamo cambiare il punto di vista e far capire che c’è modo di entrare in relazione con loro. Ci siamo imbarcati in questo viaggio e ci proviamo».
Cosa si può aspettare il pubblico?
«Il dialogo avviene attraverso diversi tipi di comunicazione, evocando il linguaggio della parola, rievocando memorie, utilizzando il linguaggio dei movimenti e della musica. I segnali delle piante dipendono da come si trovano in quel momento e da diversi fattori come la luce e la temperatura».
Qual è l’obiettivo, il messaggio che lo spettacolo vuole trasmettere?
«Il nostro obiettivo è quello di cambiare il punto di vista nei confronti del mondo vegetale. Molto spesso per le persone sono dei soprammobili. Se uscendo dallo spettacolo il pubblico inizierà a guardare le piante in modo diverso, sarà già un passo avanti. Molto spesso chi ha coscienza che le piante sono vive tende ad antropomorfizzarle. Il nostro è un tentativo di riflessione e sensibilizzazione».
Secondo lei c’è qualcosa che ci insegnano le piante e qualcosa che noi potremmo insegnare?
«Le piante sono qui da prima di noi, ci troviamo in un momento di crisi climatica, loro ne hanno già attraversate tante, potrebbero insegnarci molto, attuano una sopravvivenza collaborativa, fanno rete, si avvisano dei pericoli. Cosa potrebbero imparare da noi? Loro un po’ da noi hanno già imparato a convivere, nonostante tutti i disastri ambientali, le piante sono la presenza più grande sul pianeta, sono anche più forti di noi. Sicuramente lo spirito di adattamento e di collaborazione, il coabitare».
Alto Adige
Tornello sul sentiero con vista Dolomiti. La Provincia di Bolzano lo fa rimuovere, ma il Cai interviene: «Occorre tutelarsi contro gli influencer tamarri»
di Davide Orsato
Per accedere al sentiero che porta a un punto panoramico sulle Odle chiesti 5 euro. Il presidente dell'associazione alpinistca Carlo Alberto Zanella: «A chi cura i sentieri non resta nulla»