Val di Non
martedì 30 Settembre, 2025
Padre Paoli è precipitato per sessanta metri dal sentiero. «Impossibile scorgere il corpo dove era finito»
di Daniele Benfanti
Gli indizi che hanno portato al ritrovamento dopo un mese dalla scomparsa. Il sindaco di Ville d'Anaunia: «Era un faro per la comunità»

Il berretto e la borraccia di don Flavio Paoli erano stati visti l’altro ieri poco lontano da una ex strada forestale, ormai imboscata da un gruppetto di familiari e amici che non ha mai sospeso le ricerche del sacerdote di Nanno. Si è accesa la spia rossa, dopo oltre un mese e mezzo di ricerche vane, e sono stati fatti intervenire i vigili del fuoco permanenti di Trento, che ieri pomeriggio, coadiuvati dalle squadre dei volontari di Nanno e Tassullo hanno recuperato quel che resta del corpo del sacerdote e missionario sessantottenne. Il corpo di don Paoli, riconoscibile, ormai, solo grazie agli abiti che indossava, giaceva a una sessantina di metri in un dirupo inaccessibile e anche molto nascosto dalla vegetazione. I vigili e i soccorritori sono scesi in corda doppia e hanno recuperato la salma, ricomposta nella camera mortuaria di Cles.
Un luogo invisibile
«Le ricerche non si erano mai interrotte, ma il luogo del ritrovamento è davvero nascosto, poco accessibile e poco visibile, davvero impervio. Siamo in direzione della val de la Paia, tra Nanno e Tassullo», racconta il sindaco di Ville d’Anaunia, Fausto Pallaver, che è sempre stato vicino ai familiari del sacerdote, in questi 50 giorni di dolore. L’esposizione del corpo agli elementi della natura e agli animali selvatici ha fatto sì che per un’immediata ufficialità del riconoscimento della salma come quella di don Paoli serva ancora qualche passaggio. Gli indizi del berretto e della borraccia a monte del dirupo e i vestiti indossati, seppure in stato di decomposizione anch’essi, fanno però circoscrivere, come spiegano gli inquirenti e gli amministratori locali, l’identità dello sfortunato sacerdote.
Di ritorno dal Burkina Faso
Don Flavio Paoli, missionario noneso, era scomparso lunedì 11 agosto, dopo essere uscito, nel primo pomeriggio, per una passeggiata intorno al suo paese, Nanno, dove era tornato dalle missioni per un periodo di ferie. Originario proprio di Nanno, 68 anni, intorno alle 20.30 era riuscito a rispondere al telefono, sul suo cellulare, a una chiamata dei familiari preoccupati e allertati per il mancato rientro. Ma era confuso, sotto choc e non era riuscito a spiegare cosa fosse successo e indicare con esattezza dove si trovasse. In estate a quell’ora è ancora chiaro, ma il ritardo aveva fatto scattare l’allarme, tanto più che il sacerdote alle 18 avrebbe avuto un appuntamento: doveva incontrare una persona in paese a Nanno. Si era immaginata una caduta, una scivolata, ma senza corpo il mistero si era infittito. Don Flavio era rientrato dal Burkina Faso per qualche giorno di vacanza in famiglia, per poi ripartire, destinazione Nigeria. Pavoniano, l’Africa nel cuore. A cercarlo si erano impegnati Soccorso alpino, Vigili del fuoco volontari, unità cinofile delle forze dell’ordine, guardia di finanza, carabinieri, polizia. Nei primi tre giorni più di cinquanta persone, tra professionisti e volontari, si era messa alla sua ricerca. Erano state fatte perlustrazioni boschive, con azioni palmo a palmo; erano stati impiegati elicottero e droni, ma senza fortuna. Sebbene l’area delle ricerche, indicata anche dall’ultima cella telefonica agganciata dal telefonino di don Paoli, non fosse particolarmente estesa, con un raggio di due chilometri sul versante occidentale della media Val di Non, non c’era stato nessun esito, infittendo il giallo.
«Come Elia, rapito in cielo»
Erano state fatte veglie di preghiera e organizzati momenti di incontro. Il parroco locale, don Renzo, aveva paragonato l’inspiegabile scomparsa del missionario all’immagine biblica del profeta Elia, rapito in cielo da un turbine di vento, su un carro di fuoco. Don Paoli era sparito, volatilizzato. E in una lettera aperta i familiari avevano sottolineato il paradosso della vicenda: un sacerdote esperto, che in Eritrea era anche stato espulso insieme ad altri confratelli, che nel pericoloso Burkina Faso correva pericoli quotidiani nell’esercizio della sua missione cristiana, era sparito nel nulla proprio a due passi da casa. In segno di vicinanza alla famiglia e alla comunità, la sera del 26 agosto, a due settimane dalla scomparsa, nella chiesa parrocchiale di Nanno è stata celebrata una messa. Alla liturgia eucaristica avevano partecipato l’arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, e don Francesco Viganò, nipote di padre Flavio e attualmente parroco a Rovereto. La tenacia di chi gli voleva bene ha fatto sì che ora ci siano delle spoglie su cui piangere un uomo «al quale tutti volevano bene, buono, disponibile, attento, un faro per ogni comunità che lo aveva conosciuto» come ricorda ancora il sindaco di Ville d’Anaunia, Fausto Pallaver.
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