la storia

domenica 27 Luglio, 2025

Dalla Transilvania al Primiero per lavorare come architetto, Cezar Cernea: «Un grosso ostacolo è stato trovare un alloggio»

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Il giovane ha scelto la valle per aprire il suo studio: «Capita di sentirsi un po’ soli. Ma con il tempo, se mostri serietà e voglia di fare, si costruiscono relazioni vere»

Mentre molti giovani primierotti partono per cercare opportunità lavorative altrove, le imprese locali fanno sempre più fatica a trovare collaboratori disposti a restare. In questo contesto, la storia di Cezar Cernea, architetto trentenne arrivato dalla Romania, offre uno sguardo diverso: quello di chi, da straniero, ha scelto di mettere radici in un territorio che per molti è ormai solo un luogo d’origine.
Cezar Cernea è arrivato a Primiero grazie a Camposaz, un’associazione culturale nata in Trentino che organizza workshop internazionali, coinvolgendo giovani architetti, designer e artigiani in progetti a contatto diretto con il paesaggio e le comunità locali, nel rispetto dell’ambiente e delle relazioni umane.

 

«Ho conosciuto Camposaz nel 2015, quando partecipai a uno dei loro primi workshop in Romania, a Brașov». Da allora li ha seguiti con interesse: nel 2023, in occasione del decennale dell’associazione, si è tenuto un workshop speciale a Tonadico e lì Cezar ha conosciuto Andrea Simon, architetto primierotto e membro fondatore di Camposaz. «Ci siamo scambiati qualche parola, gli ho raccontato che conoscevo già quei luoghi e che mi piaceva molto la valle, soprattutto per la sua dimensione naturale e alpina. Lo scorso anno mi ha ricontattato: il suo studio cercava collaboratori, ma non trovava nessuno disposto a rimanere in valle o a trasferirsi qui. Ho preso la proposta come una sfida e sono soddisfatto».

 

Cezar ha dovuto fare i conti con un ostacolo tutt’altro che secondario: trovare casa. «È stato molto difficile. Per sei mesi non ho trovato nulla disponibile per un affitto a lungo termine. Senza l’aiuto di Andrea, che mi ha offerto un appartamento in affitto, forse non sarei riuscito a rimanere. Credo che questo sia uno dei veri problemi per chi vorrebbe trasferirsi in valle: ci sono opportunità lavorative, ma manca la possibilità concreta di trovare un alloggio per residenti».
Cezar è nato nel 1994 a San Giorgio, una cittadina di cinquantamila abitanti in Transilvania, vicino a Brașov. Una realtà con un’identità etnica complessa: «La maggioranza della popolazione è ungherese. È una sorta di enclave culturale all’interno della Romania. Io sono rumeno, ma cresciuto in un contesto bilingue. Parlare entrambe le lingue è normale, ma non per tutti. Gli ungheresi tendono a proteggere la propria cultura e spesso non imparano il rumeno. Per farti capire: mia madre lavora come orologiaia in un centro commerciale e capita che giovani ungheresi debbano usare il traduttore sul telefono per spiegare cosa vogliono, perché non sanno parlare la lingua del Paese in cui vivono. Da noi, in Romania, si percepisce ancora il peso della storia, delle dominazioni che ci hanno sfruttato, e questo lascia in molte persone una frustrazione latente, una voglia di affermarsi a tutti i costi che a volte si traduce in tensione».

 

Dopo aver studiato architettura a Cluj-Napoca, Cezar ha ottenuto una borsa Erasmus per l’università Iuav di Venezia. Lì ha rafforzato i legami con l’Italia. Dopo la laurea, ha lavorato per quattro anni in uno studio a San Giorgio. «Il contesto lavorativo in Romania, al di fuori delle grandi città, è molto diverso. Guadagnavo meno della metà rispetto a oggi, pur lavorando le stesse ore. Qui a Primiero c’è ancora un equilibrio tra costi e retribuzione. Vivo con poco, non ho ancora la macchina, ma per me va bene così: è un modo di vivere più sano, più semplice».
La scelta di trasferirsi in valle è stata motivata anche da una profonda sintonia con il tipo di progettazione che lo studio di architettura porta avanti. «C’è attenzione per il contesto storico, per il recupero dell’esistente. Si lavora su case vecchie cercando non solo di conservarle, ma di ridare loro una vita nuova, mantenendo il carattere originario. È un approccio che rispetto molto e che sento vicino».
Certo, vivere in valle ha anche dei limiti. «La vita culturale è più ristretta rispetto a una città. Meno eventi, meno stimoli. Però se uno ama la natura come me, il paesaggio compensa tutto. A me piace guadagnarmi la vista: camminare, faticare un po’ e poi godermi lo spettacolo da un crinale. È una forma di benessere, anche mentale».
L’inserimento sociale non è stato sempre immediato. «All’inizio le persone ti accolgono con curiosità e gentilezza, ma poi possono diventare più distaccate. Capita di sentirsi un po’ soli. Ma con il tempo, se mostri serietà e voglia di fare, si costruiscono relazioni vere».
Oggi Cezar vive a Primiero, lavora e si gode le sue montagne. Ma non ha ancora deciso se questa sarà la sua meta definitiva. «Dipenderà da come si evolverà l’esperienza. Magari aprirò uno studio mio spostandomi in un altro luogo. Non mi pongo limiti. Ma di certo, Primiero è già parte della mia storia».