La rubrica
martedì 22 Luglio, 2025
Come gestire una lite e trasformarla in comunicazione. «Non accusate, parlate di come vi sentite»
di Stefania Santoni
La nuova puntata di PsicoT con la psicologa Maria Rostagno dedicata al conflitto che può diventare occasione di crescita

Care ragazze, cari ragazzi, parlare dei conflitti non è mai facile, soprattutto quando ci sentiamo feriti o arrabbiati. Eppure, anche i litigi possono diventare momenti preziosi per conoscersi meglio e rafforzare i rapporti. Ne abbiamo parlato con Maria Rostagno, psicologa che ci ha spiegato come affrontare le discussioni senza distruggere il legame con chi abbiamo di fronte. Spoiler: non si tratta di vincere, ma di capirsi.
Maria, quando si litiga con qualcuno, come si fa a parlare del problema senza ferire l’altra persona o sentirsi attaccati?
«Quando litighiamo, la cosa più utile che possiamo fare è trasformare l’attacco in comunicazione. Invece di accusare l’altro con frasi come “Tu non mi ascolti mai”, è meglio parlare di come ci sentiamo: “Io mi sento messo da parte quando…”. Così l’altro non si mette subito sulla difensiva. Un’altra cosa importante è capire quando siamo troppo arrabbiati per parlare. Se sentiamo il cuore che batte forte o ci viene da urlare, meglio fermarsi un attimo. Possiamo dire: “Per me è importante, ma adesso sono troppo agitato. Possiamo parlarne più tardi?”. Questo non è segno di debolezza, ma di intelligenza emotiva. Funziona anche provare a capire come si sente l’altro, anche se non siamo d’accordo: “Capisco che tu sia arrabbiato…”. Dire così crea un collegamento, non un muro. Dal punto di vista del cervello, quando ci sentiamo attaccati entriamo in modalità difesa: o attacchiamo a nostra volta o ci chiudiamo. Ma usare frasi che parlano di noi stessi aiuta a dire ciò che proviamo senza far scattare l’altro. E quando riconosciamo le emozioni dell’altra persona, si attivano i neuroni specchio, quelli che ci fanno sentire vicini. Anche se stiamo discutendo».
Ti è mai capitato di arrabbiarti così tanto da non riuscire più ad ascoltare? Cosa aiuterebbe, in quei momenti, a fermarsi un attimo?
«Succede a tutti. Quando siamo troppo arrabbiati è come se scattasse un allarme nel cervello che ci impedisce di capire cosa dice l’altra persona. Per fortuna il corpo ci dà dei segnali prima che la rabbia esploda del tutto: qualcuno sente il petto che si stringe, altri un caldo che sale, altri ancora le spalle tese. Se impariamo a riconoscerli, possiamo fermarci prima di “scoppiare”. Una tecnica utile è il respiro: inspira per 4 secondi, trattieni per 4, espira lentamente per 6. Aiuta a calmare il corpo. Un altro trucco è il grounding: guarda intorno e di’ a te stesso 5 cose che vedi, 4 che senti, 3 che tocchi. Così la mente torna al presente e smette di girare in tondo. Se tutto questo non basta, puoi anche prendere una pausa: “Scusa, ho bisogno di uscire un attimo”. Non è fuggire, è un modo per proteggere la relazione. Quando siamo travolti dalle emozioni, il cervello “razionale” si spegne per un po’. Ma con il respiro, il grounding o una pausa, possiamo riaccenderlo e tornare a parlare con calma».
Cosa rende un litigio utile e non solo doloroso?
«Un litigio può diventare utile quando smette di essere una gara a chi ha ragione e diventa un modo per capire di cosa abbiamo davvero bisogno. Spesso dietro a una discussione ci sono emozioni nascoste: voglia di essere ascoltati, paura di non essere abbastanza, bisogno di sentirsi apprezzati. Esempio: una coppia litigava sempre su chi doveva pulire casa. Ma il vero problema non erano i piatti: lei voleva sentirsi vista, lui non voleva sentirsi criticato. Quando hanno iniziato a parlarsi davvero, tutto è cambiato. Un conflitto è utile se ci insegna qualcosa: su di noi, sull’altro o su come stare meglio insieme. Una buona domanda da farsi è: “Cosa ho capito di nuovo?”. Litigare bene significa riuscire a dire cosa proviamo e cosa ci serve, senza rompere il legame con l’altra persona. Così anche le discussioni possono far crescere la relazione».
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