l'intervista
lunedì 21 Luglio, 2025
Wheelchair curling, Bertò punta al podio nei Giochi: «Gareggiare in casa sarà un vantaggio per l’ambientamento e per il tifo a favore»
di Valerio Amadei
L'atleta di Spormaggiore assieme al trentino Ioriatti è reduce da una medaglia di bronzo conquistata in Corea, ai mondiali di doppio misto

Anche il Trentino protagonista ai prossimi Giochi Paralimpici di Milano Cortina 2026, in programma il prossimo marzo. Tra gli oltre 600 atleti divisi in 79 discipline da medaglia ci sarà anche Orietta Bertò, atleta di wheelchair curling dell’Asd Albatros Trento. Dopo un brutto incidente che l’ha costretta a vivere una «seconda vita» in carrozzina, la curler di Spormaggiore è riuscita, grazie al sostegno di amici e familiari, a ritrovare il sorriso e a specializzarsi in questa disciplina, riuscendo a conquistare piazzamenti importanti come un terzo posto in Corea ai mondiali «double-mixed», nonché la partecipazione alle prossime Paralimpiadi.
Bertò, partendo dagli inizi, da dove nasce la passione per il curling?
«L’amore per questo sport in realtà è nato per caso. Dopo il brutto incidente che mi è capitato volevo continuare a praticare attività fisica e, per questo motivo, ho contattato un gruppo sportivo specializzato in handbike; tra i membri di questo gruppo, però, ho incontrato anche Paolo Ioriatti, ovvero colui che mi ha fatto strada in questo mondo. In un primo momento mi ha convinto a cimentarmi per gioco in questa disciplina, col passare del tempo è diventato poi il mio compagno di squadra di wheelchair curling. In questa disciplina, infatti, è necessaria la presenza sia di componente maschile, sia di una femminile, generalmente molto difficile da trovare».
Quali sono le maggiori soddisfazioni sportive e umane che ha ottenuto in questa disciplina?
«Sin dai primi campionati nazionali ho provato emozioni forti che sono culminate ad esempio con la vittoria del mio primo campionato italiano. Successivamente, però, è subentrata la Nazionale che mi ha messo alla prova in palcoscenici di alto livello, partecipando a diversi campionati mondiali. Un momento indimenticabile che ancora oggi mi fa emozionare, ad esempio, è stata la medaglia di bronzo conquistata a Gangneung, in Corea, ai mondiali di doppio misto. Ottenere risultati del genere dopo mesi di lavoro e di sacrificio è una sensazione meravigliosa, che ti ripaga di tutta la fatica e degli sforzi fatti per gareggiare a questi livelli».
Invece, come ci si prepara per eventi di portata internazionale come i Giochi Paralimpici?
«A prescindere dalla competizione che andremo ad affrontare, una grossa fetta della nostra preparazione è individuale, quindi ognuno di noi deve svolgere un’intensa attività fisica singolarmente. Nelle settimane che precedono un grande evento dobbiamo avere una cura maniacale nei dettagli: è importante stare attenti a come ci alleniamo, a come mangiamo, ma anche a tutte le attività della nostra routine affinché ognuno di noi possa aver raggiunto la propria forma ottimale. In questo periodo il grosso del lavoro lo stiamo svolgendo in palestra, solamente nella prima settimana di agosto ci sposteremo sul ghiaccio e, successivamente, partiranno i primi raduni con la Nazionale in giro per l’Europa per confrontarci con altre realtà. Ci alleneremo, infine, sul ghiaccio di Cembra, che posso tranquillamente definire il miglior posto per perfezionare gli ultimi dettagli prima di un grande evento perché il ghiaccio di Cembra è un’eccellenza trentina, che fa invidia a tutta Italia. Proprio a Cembra siamo riusciti ad organizzare un torneo internazionale per la categoria double-mix con nazioni di lusso come Corea del Sud e Cina, che si svolgerà i primi giorni di febbraio».
Crede che giocare le Olimpiadi «in casa» possa rappresentare uno stimolo in più?
«Sicuramente gareggiare vicino ai tuoi cari e alle persone che ti vogliono bene è uno stimolo in più, che ti spinge ulteriormente a voler dare il massimo. Andare a svolgere competizioni in nazioni straniere lontane dall’Italia, seppur molto affascinante, comporta più fatica sia fisica che mentale perché, cambiando completamente le cultura del posto, ambientarsi potrebbe non essere così semplice. Quest’anno penso ci siano tutte le carte in regola per fare bene e per vivere una bella esperienza in casa».
Da atleta paralimpica pensa che ci sia inclusione e apertura verso il mondo dello sport per ragazzi con disabilità?
«Chiaramente bisogna ancora migliorare, ma sono evidenti gli sforzi che si stanno facendo per aprire questo mondo. Banalmente fino a pochi anni fa le Paralimpiadi non erano neanche abbinate alle Olimpiadi, adesso invece si sta addirittura pensando di svolgerle in contemporanea e non più una in seguito all’altra».
Quali sono i prossimi passi da fare per coinvolgere sempre più ragazzi in questo mondo?
«Facendo parte anche del Comitato paralimpico, posso assicurare che ognuno di noi sta lavorando affinché i ragazzi con disabilità si avvicinino con sempre maggior frequenza allo sport, perché svolgere attività sportive in compagnia di altre persone migliora la qualità di vita, migliora la solidarietà e il sentimento di vicinanza. Confrontarsi con la persone che hanno i tuoi stessi problemi ti aiuta a stare meglio. Come Cip, per l’appunto, organizziamo molte giornate aperte a tutte le disabilità affinché tutti i ragazzi, anche i più giovani, possano cimentarsi in tutti gli sport possibili».