Il caso
domenica 25 Maggio, 2025
Un anno di attesa per l’intervento. La denuncia della paziente di 82 anni: «L’operazione era urgente, mi ha salvata Peschiera»
di Redazione
L'anziana è stata costretta ad andarsene fuori regione. «Ma solo perché avevo le possibilità economiche»

«L’undici giugno sarà il mio anniversario: la mia lista d’attesa compie un anno». Non manca un po’ d’ironia alla signora di 82 anni, origini piemontesi ma residente da decenni in Trentino, a Rovereto, e che aspetta da quasi un anno un intervento ginecologico, un’operazione che si sarebbe dovuto fare in pochi mesi. Un intervento che è stato eseguito, con successo, in un ospedale privato del Veneto, la clinica Pederzoli di Peschiera del Garda, lo scorso dicembre. «Da allora – spiega – la mia qualità di vita è sensibilmente migliorata». Nonostante questo, anzi, forse proprio per questo, l’anziana ha deciso di raccontare la sua storia: «Il mio intervento – spiega – non era rinviabile, tutt’altro. Me la sono cavata grazie alla mia disponibilità economica, ma non tutte le donne della mia età godono di questi vantaggi. Qualcuno, che sia un sanitario o un politico, si rende conto della sofferenza che tale incertezza comporta? Del senso di abbandono che una persona finisce per provare?»
La diagnosi
Andiamo indietro di un paio d’anni. È il gennaio del 2023 e alla signora, che risulta in salute ma che manifesta qualche acciacco dovuto all’età viene diagnosticata una forma di herpes zoster, il fuoco di Sant’Antonio. «Una situazione che ha improvvisamente complicato quel lieve prolasso vescicale che fino ad allora ero riuscita a tenere sotto controllo con esercizi specifici e costanti». Fin da subito le cose sono sembrate gravi. «Il mio ginecologo confermava che il prolasso era molto peggiorato ed era necessario un intervento chirurgico, ma non ero nelle condizioni di salute per affrontarlo. La situazione peggiorava, il mio utero scendeva sempre di più, si ulcerava, si infettava costantemente, mi impediva di camminare e di sedermi.
Tornata in grado di affrontare l’intervento, il ginecologo mi indirizzava da un chirurgo specializzato in ginecologia. Quest’ultimo ha formulato una diagnosi di prolasso utero vaginale totale e mi inseriva in una lista d’attesa, garantendo che sarei stata chiamata per settembre 2024». Era l’11 giugno dell’anno scorso. Poi il tempo è passato e, prosegue la protagonista, «nessuno si faceva vivo. Provavo a sollecitare attraverso il mio ginecologo ma non succedeva nulla. Alla fine, disperata, chiamavo io stessa la Ginecologia dell’ospedale di Rovereto ricevendo però una doccia fredda: la lista di attesa era lunghissima e non avevo speranze di essere operata a breve. Ero allo stremo quando all’inizio di dicembre mi sono rivolta ad altra ginecologa che, confermandomi la diagnosi e la necessità di intervento, mi chiedeva se avessi la possibilità di “emigrare” perché in Trentino non vedeva alcuna possibilità. Ho risposto di sì, che con l’aiuto di mio marito ce la potevo fare».
Dopo l’operazione
Il 23 dicembre 2024 la donna è stata visitata, il 18 febbraio operata, con dieci giorni di ricovero. «Ringrazio i medici di Peschiera – spiega ora – per la professionalità e l’umanità dimostrate nonostante l’impegno, di cui sono stata testimone, nell’assistenza di numerosissime pazienti. Ma voglio specificare che non ho nulla contro i medici trentini. Quando l’herpes zoster mi ha colpito l’occhio, l’ospedale di Rovereto è riuscito a salvarmi l’occhio. So che la situazione è difficile, per questo ho deciso di rendere pubblica la mia situazione. Spero che qualcuno possa fare qualcosa». I tempi d’attesa per la chirurgia ginecologica possono arrivare a circa un anno, come nel caso della donna di Rovereto: il tema è già stato oggetto di interrogazioni in consiglio provinciale. La signora non ha mai disdetto la visita. «Ho fatto una prova — spiega — cosciente di non aver fatto male a nessuno: del resto non è stata fissata ancora nessuna data». Il T ha raggiunto telefonicamente anche il ginecologo, che ha confermato come l’operazione non fosse da considerare rinviabile. Secondo altri professionisti che lavorano nell’ambito, le lunghe attese sono dovute ai pochi medici ginecologici che eseguono operazioni in Trentino: l’Apss si è data da fare cercando di coinvolgere gli ospedali di valle. La priorità viene data ai pazienti oncologici. Gli altri, come nel caso della signora, slittano.