In tribunale
venerdì 23 Maggio, 2025
Inchiesta sciabolata, Michele Maistri (Patrimonio del Trentino) si difende: «Ho agito correttamente»
di Benedetta Centin
Il Grand Hotel Imperial di Levico nelle mire degli Agostini e il «bando ad hoc». L’avvocata del direttore generale: «Ha operato nel rispetto delle norme e nell’interesse della società»

A distanza di una settimana dall’interrogatorio di garanzia in cui aveva scelto di non rispondere al giudice, Michele Maistri, direttore generale di Patrimonio del Trentino Spa — indagato nell’ambito dell’inchiesta «Sciabolata» che ha portato in carcere la famiglia di ristoratori Agostini, padre e due figli, oltre ad altre 19 persone — ieri è tornato in tribunale. Con la sua avvocata. Ma questa volta è comparso davanti al pubblico ministero Alessandro Clemente. Dove è rimasto a lungo. Per ore. Un interrogatorio fiume, quello di Maistri, per difendersi rispetto alla contestazione di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, in concorso con altri quattro. Questo in relazione al procedimento di aggiudicazione del Grand Hotel Imperial di Levico. Un immobile su cui avrebbe voluto mettere le mani Alessio Agostini, per l’accusa grazie ai favori dell’amico Andrea Villotti, allora presidente di Patrimonio del Trentino, «funzionario pubblico stabilmente asservito al potere corruttivo degli Agostini». Per gli inquirenti sarebbe stato un lavoro a più mani quello di redazione di un bando ad hoc per l’imprenditore, cucito «su misura», con una base d’asta di 10 milioni di euro, già nell’estate del 2023, quando ancora non era noto che la Fidelity Italia srl, l’allora società che gestiva la struttura, volesse lasciare. Alla definizione della proposta d’acquisto avrebbero lavorato, da una parte il commercialista di Agostini, Andrea Pilati, dall’altra Rocco Bolner, responsabile dell’area legale di Patrimonio del Trentino Spa e, appunto, Michele Maistri, direttore della stessa società a totale partecipazione pubblica provinciale. «Maistri ha chiarito con il pm la sua posizione, ha ribadito di aver agito nel rispetto delle norme e nell’interesse della società» le parole della sua avvocata, Flavia Betti Tonini. La quale aveva fatto sapere dell’interrogatorio già la scorsa settimana, motivando il fatto che il suo cliente non avesse risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari Gianmarco Giua: «Maistri è assolutamente estraneo ai reati che gli vengono addebitati e — aveva anticipato la legale — si è riservato di parlare con il pm». Cosa che, appunto, ha fatto ieri, facendosi interrogare dal magistrato titolare dell’articolata inchiesta. Da parte della difesa, poi, non c’è stata alcuna richiesta rispetto alle misure in atto, e cioè l’obbligo di dimora e di firma.
Il prossimo è Bolner
Ora toccherà a Bolner che a sua volta, mercoledì della scorsa settimana, non aveva risposto al gip, avvalendosi della facoltà di non rispondere, visto che aveva già preso accordi con il pm per farsi interrogare. Questo «convinto di poter dimostrare, confrontandosi con il magistrato che conduce l’inchiesta, la propria totale estraneità alla turbativa che gli viene contestata, avendo sempre agito nell’esclusivo interesse della Patrimonio del Trentino Spa» aveva fatto sapere il suo avvocato, Andrea Stefenelli, che aveva sollecitato la revoca delle misure in atto (obbligo di dimora e di firma). Ma il gip Giua ha rigettato l’istanza.
Pilati, basta obbligo di dimora
Intanto il tribunale della Libertà ha sciolto le riserve dopo l’udienza di martedì. Tra i primi a scegliere la strada del riesame e a discutere in aula c’era il legale di Andrea Pilati, che per l’accusa avrebbe lavorato alla definizione della proposta d’acquisto «su misura» del Grand Hotel Imperial di Levico. Destinatario anche della misura interdittiva della sospensione dalla professione di commercialista per dodici mesi. Ieri i giudici gli hanno revocato l’obbligo di dimora e ridotto i giorni in cui sarà tenuto a presentarsi in caserma a firmare. Quanto a Sami Zarrouki, che sarebbe stato il capo promotore del sodalizio dedito al traffico di hashish acquistata a Torino e Bologna, e spacciata a Trento, Borgo Valsugana e Rovereto, è stato scarcerato con il solo obbligo di dimora. A difenderlo l’avvocato Filippo Fedrizzi.
Sanità
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di Redazione
In Trentino saranno coinvolti 100 partecipanti, tra i 18 e i 39 anni, residenti da almeno tre anni nei territori oggetto di indagine. I nominativi sono stati selezionati casualmente dalle anagrafi di due comuni con livelli differenti di urbanizzazione