La vicenda
giovedì 22 Maggio, 2025
Prima l’incontro con la coalizione poi Fugatti sceglie in solitaria. Urzì: «Ora decideremo cosa fare»
di Donatello Baldo
Rimangono in capo all’assessore Gerosa, allo stato, le competenze in materia di istruzione e cultura

«Buona sera, il presidente della Provincia autonoma di Trento ha provveduto a ridefinire le deleghe nell’ambito della giunta provinciale trentina ritirando la vicepresidenza e altre funzioni alla nostra Francesca Gerosa a cui va la testimonianza assoluta ed indiscussa di totale fiducia per il lavoro svolto con altissima professionalità e competenza». Sulle chat interne di Fratelli d’Italia c’è solo questo mesto messaggio. Che aggiunge ben poco, la descrizione del «poco» che resta in mano al partito che alle elezioni era il primo della coalizione: «Rimangono in capo all’assessore Gerosa, allo stato, le competenze in materia di istruzione e cultura». E la conclusione, l’indicazione al «no comment» generale: «Il partito disporrà le azioni conseguenti. Tutti i nostri militanti e dirigenti sono invitati a rimettersi alle dichiarazioni ufficiali del partito e a non assumere alcuna posizione pubblica. Il partito lo farà per tutti. Grazie». Insomma, per i meloniani la botta è stata forte, inaspettata. Ieri, infatti, c’era ancora chi sosteneva che «Fugatti non può mandarci via dalla giunta, perché la giunta è stata decisa a Roma». E che «Fugatti non può nemmeno toglierci la vicepresidenza perché fa parte dell’accordo di coalizione». Poi è successo, e non era stata approntata nessuna contromisura. Quindi nessuna dichiarazione, nessuna presa di posizione. Alla domanda «Ma uscirete dalla maggioranza?», ancora silenzio. Solo qualcuno, nelle seconde file, dice che «no, per me no, ma dovrà confrontarsi il partito».
«La decisione è mia»
Fin qui l’ex post, quello che è successo dopo, dopo che anche quelli di Fratelli d’Italia hanno letto il comunicato stampa della giunta che in modo asettico comunicava il riassetto degli incarichi. Prima c’è stata una lunga giornata. La mattina Fugatti era in Val Badia per la riunione dei vertici dell’Euregio. Arrivavano voci di una mano indulgente, che non avrebbe estromesso Gerosa dalla giunta ma le avrebbe tolto soltanto la vicepresidenza. Poi, nel pomeriggio, le consultazioni. Un inedito, perché di solito il governatore, quando vuole comunicare con la maggioranza, convoca i capigruppo. Questa volta, da Fugatti, si sono presentate le delegazioni una alla volta. «Ci ha detto che prenderà una decisione, ma non ha detto quale. Decide lui, le deleghe le dà lui» spiegavano all’uscita degli incontri i consiglieri provinciali della maggioranza. Si sa che la delegazione leghista ha chiesto il pugno duro, la «pena massima»: «Deve essere messa alla porta» e chi se ne importa delle conseguenze. Il Patt si sarebbe rimesso al presidente, ricordando però che «la scelta è sua», lasciando intendere che non avrebbero sostenuto eventuali mozioni di sfiducia, nel caso volesse «parlamentarizzare» la sanzione alla vicepresidente. Anche La Civica è stata chiamata a Palazzo, e anche Noi Trentino, la lista di Spinelli. Al quale non è stato nemmeno anticipato che il ruolo di vice sarebbe andato a lui.
«Ora vediamo cosa succede»
Nei giorni scorsi sembrava che la linea fosse quella dura, quella della cacciata di Fratelli d’Italia dalla giunta per aver deciso, a Roma, di impugnare la legge sul terzo mandato. Tutti, anche le «colombe» della coalizione, ammettevano che «sarà così». Fugatti avrebbe cambiato idea, avrebbe ammorbidito la sua posizione. Ma chi lo conosce esclude che sia un atto di clemenza dettato da magnanimità. La sua sarebbe strategia, oppure i paletti alla sua reazione li avrebbe imposti Roma. O comunque Roma non avrebbe «difeso» una scelta troppo forte. C’è infatti chi pensa che Fugatti abbia giocato solo il primo tempo, che in base alla risposta di Fratelli d’Italia si giocherà il secondo. Se i meloniani uscissero dalla maggioranza, lo avrebbero deciso loro. Se rimanessero, accetterebbero il ridimensionamento. E la giustificazione del ritiro della vicepresidenza potrebbe sempre motivarlo con il fatto che quando quel ruolo fu assegnato a Gerosa, i consiglieri erano cinque, ora sono solo due. C’è anche chi crede che la decisione a metà sia dovuta al quadro generale: Fugatti, d’accordo con i colleghi governatori della Lega Luca Zaia e Massimiliano Fedriga — che di sicuro avrà sentito — avrebbe giocato anche in questo caso il primo tempo di una partita, in attesa che il secondo riveli le vere intenzioni del governo sul terzo mandato a livello nazionale, come richiesto dal documento delle Regioni firmato a Venezia pochi giorni fa. Nel quadro nazionale c’è però chi guarda anche alla Lega, a Salvini che dello scontro sul terzo mandato si è disinteressato: nessuna dichiarazione, nessuna presa di posizione. «Se non c’è la copertura della Lega a Roma — osserva qualcuno tra i leghisti — Fugatti non può esagerare, non può andare fino in fondo».