Tennis
domenica 18 Maggio, 2025
Sinner-Alcaraz, le previsioni del coach Furlan: «Battaglia sulle emozioni. Il ritmo forsennato di Jannik può neutralizzare l’avversario»
di Francesco Barana
Oggi alle 17 il numero 1 e il numero 2 del mondo si affrontano nella finale degli Internazionali d’Italia (Masters 1000, terra battuta). L'ex 19 del mondo: «Ogni volta che si affrontano si scannano, alzano il livello»

Dici Sinner-Alcaraz e non hai nulla da scoprire. Forse. Perché è vero che sono già 12 i precedenti tra il numero 1 e numero 2 del mondo, che oggi (ore 17, in diretta su Sky e Rai) si affrontano nella finale degli Internazionali d’Italia (Masters 1000, terra battuta). Tuttavia Sinner, che ha vinto l’ultimo il 19 ottobre scorso nell’esibizione in Arabia, ma è in svantaggio 7-5 nel computo complessivo, spesso contro il murciano non era nel suo momento migliore. Sulla terra viene in mente la semifinale del Roland Garros dell’anno scorso, persa dall’altoatesino al quinto set con un’anca infiammata. Sulla superficie rossa Alcaraz prevalse anche nel 2021, sempre a Parigi, mentre ebbe la meglio Sinner nella finale di Umago nel 2022.
«Loro sono i due giocatori più forti del mondo per distacco – chiosa Renzo Furlan, ex 19 del mondo e fino a pochi mesi fa coach di Jasmine Paolini – È chiaro che Alcaraz preferirebbe incrociare Sinner sempre sulla terra e non sul cemento; ma attenzione, Jannik ora è fortissimo anche su questa superficie, nella quale se non è il numero uno assoluto è il numero 2 o numero uno in ex aequo con Carlos. Infatti, oggi i due partono alla pari, anzi fossi Alcaraz qualche preoccupazione in più ce l’avrei».
Furlan, di cosa si deve preoccupare Alcaraz?
«Sinner, dopo i tre mesi di inattività, è venuto a Roma senza obiettivi assoluti, ma pensando a partita per partita, turno per turno. Ma strada facendo, soprattutto dopo la vittoria con Cerundolo, ha acquisto gli automatismi, quindi fiducia. E quando uno come Sinner prende fiducia poi non ha più limiti».
Con Paul però Sinner ha faticato: primo set da dimenticare e vittoria di “nervi” nel terzo.
«Un calo era da mettere in preventivo, dopo tre mesi lontano dalle gare ci può stare. Sinner aveva alzato molto il livello del motore con Cerundolo e Ruud. Ebbene, gli arriva Paul che è uno di quelli che, per caratteristiche, sa metterlo in difficoltà. Ciononostante Jannik ha ritrovato la quadra nel secondo set e poi ha dimostrato una grande forza mentale nel terzo, pur in condizioni atletiche non perfette. Del resto, è il numero uno».
Tecnicamente e tatticamente che partita sarà oggi?
«Partiamo da un presupposto: ogni volta che Sinner e Alcaraz si affrontano, si scannano. Entrambi alzano il livello, l’uno rappresenta uno stimolo per l’altro. Ricordo match all’ultimo respiro, penso alla semifinale del Roland Garros dell’anno scorso, ma anche ai quarti di finale dell’Us Open di tre anni fa o la finale di Umago».
Eppure, viene dato favorito Alcaraz. Anche Musetti ha detto che sulla terra il miglior Alcaraz è più forte anche del miglior Sinner”. È d’accordo?
«Come ho detto, partono alla pari, anche se è chiaro che Alcaraz a Roma è sul suo terreno. Però lo spagnolo soffre il gioco di Sinner…».
In particolare?
«Il ritmo forsennato di Sinner può neutralizzare il gioco e le giocate di Alcaraz. Sinner non ti dà tregua, gioca a una velocità di palla superiore a tutti. Ecco, se saprà giocare profondo e far muovere l’avversario, per Alcaraz ci saranno problemi. Poi Alcaraz ha un’altra caratteristica che tende a limitarlo».
Quale?
«Difetta in continuità, ha dei momenti di vuoto durante la partita. Chiaramente con Sinner non te lo puoi permettere. Alcaraz è un fuoriclasse che ha un gioco spettacolare, colpi pazzeschi, ma, come dire, tende a piacersi e compiacersi. Contro Sinner gli servirà essere meno spettacolare e più concreto».
Sinner dove potrebbe andare in difficoltà?
«Se gioca sotto-ritmo rischia, perché Alcaraz sa mettere la palla dove vuole. Poi anche Sinner psicologicamente soffre un po’ Alcaraz. I due si temono. La gestione delle emozioni farà la sua parte».
Si aspettava Sinner così competitivo dopo i tre mesi di stop?
«Mah, lui stesso si è un po’ sorpreso, ma va detto che non sono stati tre mesi di infortunio, comunque si è allenato e anche molto bene. Sul piano fisico era pronto, i primi turni con avversari modesti come De Jong e Navona gli sono serviti per ritrovare il ritmo partita, con Cerundolo poi ha riacquisito il feeling con l’agonismo e la tensione della partita. Come dicevo, lui doveva solo ritrovare i vecchi automatismi».
Adesso è pronto per Parigi. Vincerlo e rincorrere il Grande Slam è una suggestione…
«Anche a Parigi vedo lui e Alcaraz favoriti. La crescita di Musetti è interessante, continua a fare step in avanti, anche se non è ancora al livello di quei due».
A proposito di step, lei fino a meno di due mesi fa era il coach di Jasmine Paolini. L’ha trasformata in una delle giocatrici più forti del mondo…
«Il merito è per gran parte suo, ha fatto dei notevoli progressi. Certo, abbiamo fatto un lavoro enorme, adesso sono felice che si stia confermando ai vertici. Tra di noi è rimasto un bellissimo rapporto».
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