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domenica 4 Maggio, 2025

Il rave party in val Lomasona, le cariche, la ritirata, i feriti: ecco cosa è successo

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La guerriglia dopo l'assalto alle casse: il sindacato Fsp ci sono otto agenti del reparto mobile di Padova contusi

Di rave party in Val Lomasona se ne vedono pochi, ma di cariche di un reparto antisommossa non se n’erano mai viste, eppure questo è quello che è successo venerdì sera quando lo stallo tra organizzatori e partecipanti alla festa non autorizzata nella valle e il reparto della celere di Padova si è risolto con cariche del reparto e lancio di oggetti dall’altra parte. Una escalation della situazione che ha lasciato feriti da una parte e dall’altra e che non ha nemmeno portato al risultato di interrompere la festa, i partecipanti hanno infatti lasciato autonomamente la zona attorno a malga di Vigo Lomaso nel pomeriggio di sabato, una gestione dell’ordine pubblico che lascia molti interrogativi. La questione dei rave, o «Taz» (denominazione che deriva da «temporary autonomous zone» ossia «zona temporaneamente autonoma», ndr), nella Val Lomasona si trascina ormai da qualche anno, con la frustrazione dei residenti e degli amministratori della zona, l’escalation di venerdì sera rappresenta però un unicum in Trentino: mai prima d’ora un reparto mobile (celere) era stato chiamato per gestire la situazione, i risultati fanno sorgere la domanda sull’opportunità di questa scelta che, stando a fonti provinciali, sarebbe arrivata dal questore dopo una conversazione con i dirigenti provinciali a loro volta sollecitati dal sindaco di Comano Terme.

 

L’antefatto
La celere è arrivata in Val Lomasona nel pomeriggio di venerdì, il «Taz» era cominciato la sera precedente, sul luogo si trovavano circa 300 persone, tra cui anche qualche bambino. Sono stati istituiti posti di blocco sulle strade che portavano dentro la valle e 3 camionette di agenti si sono poste a presidiare l’area del rave party. A partecipanti e organizzatori è stato chiesto e ordinato di liberare l’area, a questo momento sarebbe iniziato una sorta di stallo, di braccio di ferro, con gli organizzatori che hanno inizialmente cercato di resistere a quanto richiesto dalle forze dell’ordine. Pare che però in serata avessero deciso di acconsentire, smontando l’impianto audio e i tendoni. La situazione però poi è degenerata.

 

Lo scontro
Ad un certo punto, tra le 21.30 e le 22, il reparto della mobile di Padova, in tenuta antisommossa, si è mosso all’interno dell’area del rave party pare con l’obiettivo di sequestrare l’impianto audio. Il nuovo decreto «anti-rave» voluto dal governo Meloni poco dopo il suo insediamento infatti prevede la possibilità di confisca su ordinanza del giudice. Possibile quindi che gli agenti volessero sequestrare l’impianto per questo motivo. Una cinquantina circa, tra i 300 partecipanti e organizzatori del «Taz», però ha opposto resistenza ponendosi davanti alle casse. A questo punto la situazione è letteralmente esplosa. I video girati dai partecipanti e diffusi su social e chat raccontano cos’è successo: gli agenti della celere con scudi, manganelli e maschere antigas che vengono bloccati dal cordone dei partecipanti, le urla, la tensione che sale, le spinte reciproche, a questo punto partono le cariche, il lancio di qualche bottiglia e poi i manganelli e i lacrimogeni sparati nell’area della malga trasformata in rave party. Impossibilitati a raggiungere l’impianto audio gli agenti della celere di Padova hanno battuto in ritirata, aprendosi la strada con altri lacrimogeni e cariche. Un‘escalation mai vista in precedenza e che lascia interrogativi. Secondo l’avvocato Nicola Canestrini è il frutto di una legge, il decreto «anti-rave» che ha complicato la situazione invece che semplificarla. «Si tratta di una legge ideologica, fatta per mostrare i muscoli nei primi giorni del governo di destra, e assolutamente sproporzionata per un fenomeno marginale – commenta Canestrini – Non solo, spingendo gli agenti a sequestrare gli impianti audio non fa altro che aumentare la tensione e il rischio di scontro, quando la gestione dell’ordine pubblico imporrebbe buonsenso: posti di blocco, identificazione e eventuali sanzioni».

 

Il giorno dopo
Nella giornata di sabato una lunga carovana di camper, auto e camion ha lasciato l’area. Per il sindaco di Comano Terme una buona notizia. «Ho chiamato io in Provincia chiedendo un intervento energico – dice Fabio Zambotti, sindaco di Comano – È una tensione ogni volta che succede, i cittadini sono frustrati».
Il sindacato della polizia Fsp di Trento fa sapere che, a seguito degli scontri, «otto operatori del Reparto sono rimasti feriti, riportando contusioni ed escoriazioni; per due di loro si sospettano lussazioni a polsi, mani e spalle». Difficile tracciare invece un bilancio tra i partecipanti. Qualcosa emerge dai racconti fatti nelle chat e sui social. «Alcuni di noi hanno cercato di avvicinarsi per parlare civilmente e sono stati catturati, malmenati e caricati in macchina (ad una ragazzo hanno praticamente strappato il piercing dall’orecchio) – scrive un partecipante – La gente piangeva, si cercava in continuazione, i bambini erano impauriti». «In mezzo (alle cariche, ndr) non c’erano solo adulti ma anche diversi bambini e addirittura un anziana in carrozzina – scrive un altro partecipante – Molte persone tra cui un bambino hanno avuto crisi respiratorie».