la reazione

venerdì 2 Maggio, 2025

Formaggio a latte crudo, dopo l’evento formativo per i gestori di caseifici Giovanni Battista Maestri esulta: «Una rivoluzione»

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Il padre del piccolo Mattia e portavoce dell’associazione a tutela delle vittime dei prodotti a latte crudo: «Bene questo cambio di rotta. Ma tra gli ospiti c'erano politici che hanno partecipato alla presentazione della concessione del marchio della Val di Non al Caseificio di Coredo»

Si dice soddisfatto Giovanni Battista Maestri, padre del piccolo Mattia e portavoce dell’associazione a tutela delle vittime dei prodotti a latte crudo «del radicale cambio di paradigma nella gestione dei rischi connessi al consumo dei formaggi a latte crudo che è intervenuto nell’ultimo anno sia da parte dell’autorità pubblica sia da parte dei produttori nella nostra provincia». Il padre del bimbo in coma dopo aver mangiato prodotti caseari a latte crudo ha commentato positivamente il cambio di approccio riguardo i problemi di igiene pubblica nelle malghe ed è intervenuto con una nota dopo l’incontro di formazione, tenutosi alla Fem lo scorso mercoledì, sulla gestione del rischio microbiologico nella trasformazione del latte destinato ai gestori dei caseifici aziendali non associati Concast e delle casere annesse alle malghe.

«Ad un atteggiamento di rimozione del grave problema di salute pubblica quando non, addirittura, di negazione attraverso maldestre tecniche di marketing – ha continuato Maestri – è finalmente succeduta una presa d’atto dei rischi connessi alla produzione ed alla vendita di tale categoria di prodotti alimentari».

E citando proprio quanto emerso dopo l’incontro alla Fem di mercoledì, ha spiegato che «il modo stesso con il quale, stando ai comunicati stampa ed ai resoconti giornalistici, è stata utilizzata una frase che tante volte è stata in questi anni pronunciata con riferimento alla pericolosità intrinseca dei formaggi a latte crudo a breve o media stagionatura – “non esiste il rischio zero” – rappresenta, a ben vedere, una svolta a centottanta gradi da parte delle autorità regolatorie e di controllo nella nostra provincia».

Questa frase, infatti, continua Maestri «era stata utilizzata, rivolta al passato dei gravissimi incidenti provocati da questi alimenti così come al futuro della produzione e commercializzazione dei medesimi, al fine di evocare la
fatalità, il manzoniano “ a chi la tocca la tocca”» deresponsabilizzando gli enti coinvolti. La consapevolezza raggiunta oggi che «la frase “non esiste rischio zero” rappresenta semplicemente il riconoscimento dell’ineliminabile pericolosità di prodotti alimentari che hanno rinunciato deliberatamente – per moda e non per inesistenti tradizioni propriamente dette! – ad uno dei fondamenti della rivoluzione nell’igiene pubblica moderna», ovvero, il processo di pastorizzazione del latte.

Si tratta di una rivoluzione, dunque, che Maestri accoglie con positività senza però nascondere la sua perplessità verso alcuni relatori dell’evento di formazione di mercoledì scorso, autori di una ricerca, pubblicizzata nel 2019, «utilizzata per celebrare le virtù quasi taumaturgiche di tali alimenti prodotti in Trentino – celandone del tutto i rischi». Non è passata inosservata neppure la presenza, all’evento, «di politici che hanno partecipato alla presentazione della concessione del marchio della Val di Non al Caseificio di Coredo
pluricondannato per lesioni gravissime nei confronti di un bimbo e che in questi anni mai hanno preso una posizione di tutela della sicurezza» ha concluso Maestri.