La storia

giovedì 1 Maggio, 2025

Genny Giacomuzzi, la sismologa che dalla val di Fiemme monitora i campi Flegrei: “Dopo il terzo figlio ho accettato la proposta dell’Invg, ma lavoro da remoto”

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La ricercatrice: "Amo i vulcani e il sottosuolo, mi sento come se la vita mi avesse dato una seconda possibilità"

Quella di Genny è una bellissima storia di realizzazione personale: il racconto di una donna che ha trovato la propria strada riuscendo a costruire un equilibrio autentico tra lavoro e famiglia.
Genny Giacomuzzi ha 41 anni e vive a Ziano di Fiemme. Ha tre figli, una casa col giardino, la mattina si sveglia e dalle finestre vede il campanile del paese sovrastato dal monte Polse. Niente di speciale fin qui, ma quando tutti escono di casa, compagno e figli, Genny si mette al computer e analizza i dati registrati da stazioni sismiche poste a centinaia di chilometri di distanza, ricostruisce la velocità delle onde telluriche, genera mappe 3d, monitora gli spostamenti di magma, analizza e traduce in informazioni preziose i dati restituiti dall’intelligenza artificiale.
Genny è una ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma. Il suo percorso accademico è iniziato con una laurea triennale in Geologia presso l’Università degli Studi di Milano, per poi proseguire a Roma, dove si è trasferita per conseguire la laurea specialistica in Geodinamica, Geofisica e Vulcanologia all’Università La Sapienza. Spinta dalle sue passioni, ha scelto di intraprendere un dottorato presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) di Roma, concluso nel 2013. Qui è iniziata la sua carriera di ricercatrice. «Per riassumere il mio lavoro, diciamo che facevo una sorta di “tac” al sottosuolo, ossia indagavo le onde generate dai terremoti per studiare la terra e capirne la struttura interna», spiega Genny, «Questa disciplina si chiama tomografia sismica, ed è ciò in cui mi sono specializzata». Genny racconta con emozione del suo lavoro a Roma: «Sono sempre stata affascinata dall’inesplorato, fare la ricercatrice mi permetteva di studiare quel poco che era già noto e scoprire qualcosa in piú. Per me erano una gioia e uno stimolo continui». Genny parla al passato, perché quella sua attivitá di ricerca tanto amata si interrompe pochi mesi dopo, e in modo drastico. «Roberto, il mio compagno, era già entrato nella mia vita. Con lui accanto, è nato con forza il desiderio di avere un figlio. Ma sapevo che sarebbe stato difficile conciliare la maternità con la vita da ricercatrice: tra congressi, campagne sul campo, ore di studio e le energie che il lavoro richiedeva, non c’era spazio per un neonato. Inoltre, l’idea di crescere dei figli in una città grande e caotica come Roma non mi convinceva affatto».
Per questo Genny e Roberto tornano in Val di Fiemme nel paese natale di lei, e qui mettono radici. Per qualche mese e grazie a un assegno di ricerca, Genny ci prova a conciliare lavoro e famiglia, ma alla fine decide di mollare. «Mi sono licenziata a malincuore, ma è stata una mia decisione. Pensavo di dover necessariamente rinunciare a una parte di me per avere l’altra». E così ha dato un taglio netto alla vita precedente. Il suo computer è finito in soffitta, gli anni sono passati e la famiglia si è allargata: dopo il primo figlio sono arrivate altre due sorelline. «Mi trovavo bene nel ruolo di mamma, e la mia passione mai sopita mi ha accompagnata nella loro crescita. Per esempio con i bambini ho studiato per due anni l’ecosistema dello stagno e la riproduzione degli anfibi, condividendo con loro il mio entusiasmo per la natura. Lo spirito del ricercatore è qualcosa che ti accompagna sempre».
Poi un giorno, arriva una telefonata. «Era il 2021, un periodo in cui mi sentivo particolarmente in pace e serena. Il mio ex capo mi ha ricontattata dopo sette anni per informarmi che erano usciti dei nuovi concorsi. Temevo che l’equilibrio raggiunto venisse stravolto, eppure tutto mi diceva di tornare: avevo l’appoggio di Roberto, cui devo un provvidenziale backup dei dati, i miei genitori mi erano vicini. Dopo mesi di indecisione ho tentato il concorso e l’ho vinto. Ho aperto il terminale per programmare e le mie mani volavano». Oggi Genny fa la ricercatrice dalla sua casa di Ziano. Dalla Val di Fiemme monitora i Campi Flegrei, una vasta area vulcanica a nord est di Napoli attiva da 80.000 anni e che sta generando attenzione e preoccupazione per l’escalation di terremoti superficiali che si stanno verificando. Lí vivono un milione di persone a rischio terremoto. In contemporanea collabora con un team internazionale sul caso dell’isola di Santorini in Grecia dove da febbraio 2025 si registrano 50.000 terremoti in un mese. «Lavoro con la clausola di poterlo fare da casa, mi riunisco con i colleghi in teleconferenza e mi sposto solo per i congressi. Mi sento come se la vita mi avesse dato una seconda possibilità. Amo studiare i vulcani attivi, sono la mia passione, e mi dà gioia poterlo fare anche se è faticoso districarmi tra lavoro e famiglia. Ma ora so quanto sia importante dedicarsi a sé stessi. E questo non fa bene solo a me, ma diventa un esempio per i miei figli. Insegna loro che la felicità è una scelta possibile e vale la pena crederci. E anche che la vita ci guida dove non avremmo pensato, ma poi scopriamo che era proprio lí che dovevamo essere. Basta seguire le proprie passioni».