La storia
martedì 29 Aprile, 2025
Trento, sei bulli sedicenni offendono in chat un compagno che li denuncia. In Tribunale il perdono e l’abbraccio
di Redazione
Il giovane ha ritirato la querela. Il procedimento penale è quindi finito nel miglior modo possibile, con un chiarimento

Una storia di bullismo in classe si è conclusa con un abbraccio collettivo davanti al Tribunale dei minori di Trento. E accaduto nel corso di un processo per diffamazione a mezzo social a carico di sei sedicenni che frequentano una scuola di Trento: i ragazzi avevano una chat di classe in cui avevano offeso un compagno che aveva poi denunciato.
Il procedimento penale è quindi finito nel miglior modo possibile, con un chiarimento molto importante tra i ragazzi nel corso dell’udienza. Si sono chiesti scusa, il ragazzo bullizzato ha ritirato la denuncia e quindi non vi è stata procedibilità penale. “Un modo utile per la vita di questi giovani adulti perché hanno trasformato qualcosa di negativo in positivo, come dovrebbe essere. Oggi è un giorno particolare, un processo finito con un applauso generale tra sette minori, le famiglie e gli assistenti sociali, un abbraccio collettivo. I ragazzi hanno deciso anche di organizzare a breve una assemblea di classe con tutti i compagni per dare un segnale di serenità anche a scuola. Ed è stato invitato come adulto il presidente del tribunale Spadaro, che si è speso molto per la soluzione riparativa del caso”, dice all’ANSA l’avvocato Alessio Bonetti, che difeso i sei minorenni con i colleghi Elisa Zanolini, Isabella Paderni e Joseph Masé. “Vedere quel ragazzo accolto da quelli che per tanto tempo lo hanno massacrato a scuola è stato il momento più alto della mia carriera”, dice all’ANSA il presidente del Tribunale dei minori di Trento, Giuseppe Spadaro.
l'iniziativa in città
«Strade da vivere», 100 bambini «occupano» via Einaudi. E sull'asfalto spunta il grande polipo delle tabelline
di Redazione
Questa mattina fino alle 13 i piccoli artisti hanno disegnato sulla strada con gessi colorati e pitture quanto avevano progettato nel laboratorio «zone 30»