La manifestazione

domenica 16 Marzo, 2025

Bici e sicurezza, familiari delle vittime e Federciclismo alla Provincia: «Serve un piano e più regole»

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In piazza 400 cittadini. Lorenzo Piffer: «Ci vogliono solidarietà e cultura del rispetto»

C’è bisogno di più attenzione e cultura del rispetto da parte di tutti ma anche di un intervento da parte della Provincia sulla mobilità. Questo Il messaggio della piazza ieri, alla manifestazione sulla sicurezza in bici «Sulla buona strada», promossa da Federciclismo Trentino con Fiab, Legambiente, Uisp e molte altre associazioni. Spazio al dolore e al ricordo delle vittime ma anche la voglia di portare un cambiamento concreto. Tanto che, nonostante la pioggia battente, erano circa 400 i partecipanti all’iniziativa, chi in sella alla propria bicicletta, chi a piedi con il proprio ombrello. Tra di loro volti noti come Gibo Simoni e Francesco Moser, ma soprattutto i familiari delle vittime più recenti. C’era Lorenzo Piffer, padre di Sara, travolta e uccisa da un automobilista, a 19 anni, durante un’uscita per allenarsi. E c’era anche Luca Lorenzi, papà di Matteo, che non aveva ancora compiuto 17 anni lo scorso maggio, quando ha perso la vita in un altro tragico incidente a Civezzano.
Pochi politici, invece. Nessuno della giunta provinciale.
Ma la cosa importante, dice Renato Beber, «è che nonostante il maltempo siamo qui a far vedere la nostra partecipazione e presenza, questa è una battaglia di tutti, anche i non agonisti e chi usa la bici per far la spesa sono soggetti da tutelare».
E dalle parole di tutti emerge in primo luogo la necessità di un cambio culturale.

I familiari
«Questa pioggia mi ricorda il funerale di Sara – ha esordito Lorenzo Piffer – Anche il 27 gennaio pioveva, però eravamo in molti, proprio come oggi». Racconta poi come il figlio Christian abbia ricominciato a correre, pur dopo qualche dubbio iniziale, per continuare a seguire i propri sogni.
L’attenzione si sposta poi sulle risposte al problema della sicurezza: «Parlavamo di politici assenti ma non mi limiterei solo a quello. – osserva – Dev’esserci un gioco di squadra, tutti siamo utenti della strada. Anche noi ciclisti siamo automobilisti e tante volte ci capita di aver fretta, non bisogna gettare la croce addosso a qualcuno». Ciò che, invece, secondo Piffer è utile fare, è agire sulla cultura «e la cultura non si crea dall’oggi al domani, bisogna spingerla». Da qui il paragone col passato recente: «Mi ricordo il periodo del covid, quando in un anno ci cambiarono le teste – commenta – facendo tanta pubblicità su distanziamento, mascherine e altri strumenti, tanto che non serviva più che pensassimo a queste cose. Basterebbe spingere su questa cultura». L’appello va anche ai protagonisti del mondo ciclismo: «Vanno bene anche le tante proposte, come la Bike Lane ma prima dobbiamo metterci in gioco tutti e ricordare chi non c’è più. Dal professionista, dal numero uno Pagar all’ultimo degli esordienti. Ci vuole più solidarietà e cultura del rispetto verso le persone».
Prende la parola anche Luca Lorenzi, tanto scosso da non trattenere le lacrime: «Volevo solo dire una cosa – il suo messaggio – Quando siamo alla guida di una macchina o di un camion, abbiamo un’arma carica in mano. Quell’arma può uccidere e dall’altra parte potrebbe esserci vostro figlio. Quando questo succede cambia la vita purtroppo. Bisogna pensare bene a ciò che si fa quando si è alla guida, solo così le cose cambieranno, altrimenti continueranno in questo modo». Con lui anche Caterina, fidanzata del figlio Matteo: «Prima di mettersi alla guida, bisogna rendersi conto che si causa un incidente c’è un prima e un dopo. Un prima e un dopo perché la vita non è la stessa e penso sia così per tutti, dai genitori agli amici e anche per me».

L’appello alla Provincia
Per il Comune di Trento, alla manifestazione ha partecipato anche l’assessora all’ambiente Giulia Casonato: «Condividiamo la necessità di creare una cultura diversa rispetto all’utilizzo della strada, è un discorso che coinvolge tutti, anche noi come istituzioni, stiamo lavorando tanto ma c’è da fare ancora di più e serve farlo anche con la società civile», le sue parole. Tra le soluzioni individuate ci sono le zone 30, il lavoro sul biciplan e quello nelle scuole. «Le iniziative sono tante, sicuramente c’è bisogno di un intervento anche provinciale che un po’ oggi manca – spiega Casonato – Serve un piano della mobilità sostenibile che abbiamo a livello cittadino ma non c’è a livello provinciale e c’è bisogno di tavoli tra comuni e con la Provincia». Da qui la precisazione finale: «La sicurezza di chi va in bici sulla strada dipende principalmente da chi usa l’auto, quindi è a quel livello che bisogna lavorare, oltre a cercare di incentivare sempre più una mobilità diversa e una minore presenza di auto in città».
Con l’assessora anche il presidente di Legambiente Trento, Andrea Pugliese: «Mentre in Italia il numero dei morti e feriti è costante negli ultimi anni, ci sono altri territori in cui con azioni decise si sono riusciti a diminuire questi numeri. Per fare un ultimo esempio, a Bologna con le zone 30, per la prima volta dagli anni 50 non è morto neanche un pedone e il numero degli scontri è diminuito del 30%». Condividono la possibilità di incidere anche Fiab Amici della bicicletta e Uisp.

I manifestanti
Ma i commenti non sono mancati anche dalla società civile: «La Provincia investe troppo poco su alternative al traffico su gomma e sulla sicurezza», dice Marco. «I numeri delle morti sono sconcertanti, siamo gli utenti deboli della strada, è giusto che ci si porti rispetto – commenta Walter Dalvai, rappresentante della squadra di ciclismo di Borgo Valsugana – bisogna lavorare sulla testa delle persone e sensibilizzare. Le regole ci sono ma spesso non si rispettano. Conoscevo Sara, mi è dispiaciuto molto».
Tanti anche gli amatori come Mauro Odorizzi: «Convivere sulla strada non è sempre facile, tutte le volte che si fanno uscite ci sono episodi problematici. Negli altri stati c’è una cultura diversa, come Trentino siamo una terra di ciclisti ma il fatto che ci siano tanti episodi tragici è un fortissimo disincentivo».