scuola
martedì 4 Febbraio, 2025
Flop del liceo Made in Italy, Flc Cgil critica: «Dal governo confusa e disordinata impronta “patriottica”»
di Redazione
Per il sindacato il progetto, così come concepito e promosso, non ha ispirato fiducia alle famiglie e agli studenti

«L’annuncio della mancata attivazione del Liceo del Made in Italy anche in provincia di Trento è una notizia che deve far riflettere. Di là dalle motivazioni di natura pratica che hanno portato a questa decisione è evidente che il progetto, così come concepito e promosso, non ha ispirato fiducia alle famiglie e agli studenti». A dirlo, in una nota all’unisono, sono i componenti Flc Cgil del Consiglio del sistema educativo provinciale, Carla Consolati, Giuditta Gottardi, Carmine Lopardo, Gloria Potrich, Massimiliano Prezzi.
«Difficile non rilevare come la confusa e disordinata impronta “patriottica” impressa dal governo abbia pesato come un macigno sull’intero progetto – scrivono – Il maldestro tentativo di politicizzazione della scuola a uso e consumo di una retorica identitaria a buon mercato ha allontanato una porzione preminente di possibili interessati e suscitato diffidenza verso un’offerta formativa percepita come distante, sbilanciata su interessi di parte, se non addirittura di partito, poco o niente attenta alle reali esigenze degli studenti».
Ancora: «Nonostante l’impegno profuso da molti colleghi docenti nel migliorare e adattare l’idea al nostro contesto territoriale, il Liceo del Made in Italy non è riuscito a superare nemmeno in Trentino i limiti intrinseci di un modello che, a livello nazionale, si è rivelato incapace di farsi interprete dello sguardo dei giovani e instillare fiducia nelle famiglie. La mancanza di una visione strategica, l’eccessiva enfasi celebrativa, l’incoerenza – a cominciare dal nome in inglese – tra la teoria e la pratica, tra le materie valorizzate e le finalità non chiare del progetto, hanno reso il percorso di studi poco convincente e affidabile agli occhi di chi cerca strade di crescita professionale e personale».
Il Consiglio del sistema educativo provinciale, CSEP, organo previsto dalla legge 5 della scuola trentina col compito di fornire pareri in merito a questioni didattiche, educative e pedagogiche si era peraltro espresso in maniera contraria alla proposta di istituzione di questo percorso scolastico.
«L’auspicio ora – concludono – è che si riconosca che la proposta non è stata apprezzata, se ne traggano le logiche conclusioni, si abbandoni la logica degli annunci, si incanalino energie e risorse in un’altra direzione. La scuola freme per un rinnovamento, un’evoluzione, un progetto organico per trovare risposte alle domande che il futuro ci pone. Un progetto ambizioso e corale che coinvolga le migliori menti e le più profonde sensibilità della nostra società per restituirle il ruolo formativo che le è proprio, vale a dire leggere, capire ed elevare il talento dei giovani, fornire gli strumenti per lo sviluppo del pensiero critico e dell’empatia verso gli altri, trasmettere l’importanza dell’onesta intellettuale e della giustizia sociale in un contesto di sana competizione. Per farlo serve tempo, tanto tempo da dedicare; risorse, moltissime risorse e soprattutto… servono idee, tante buone idee».
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