Il processo

martedì 6 Febbraio, 2024

Caso Pedri, l’ex primario Saverio Tateo non rientrerà al Santa Chiara. «Non ci sono le condizioni»

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Causa di lavoro, l’Apss, come da sentenza lo aveva invitato a tornare in servizio. Intanto è ancora braccio di ferro sull’indennizzo

Il dottor Saverio Tateo non tornerà a lavorare in Trentino, alle dipendenze dell’azienda sanitaria provinciale, nonostante questa l’abbia formalmente invitato a rientrare in servizio, ottemperando così alla sentenza del tribunale del lavoro. L’ex direttore dell’Unità operativa di ginecologia e ostetricia non si ripresenterà al Santa Chiara. Almeno, «non in questo momento», fa sapere il suo legale, l’avvocato Vincenzo Ferrante. «Sicuramente per ora il mio assistito non rientra: mancano le condizioni perché ciò avvenga» spiega il professore.

E intanto rimane aperto il capitolo del risarcimento per mancato guadagno (due anni di stipendi circa da cui detrarre quanto incassato per altri lavori). Indennità risarcitoria, questa, che l’Apss — che lo aveva licenziato per giusta causa, con il parere positivo del comitato dei garanti, a nove mesi dalla scomparsa della ginecologa forlivese Sara Pedri — è stata condannata a pagare. Assieme ai contributi previdenziali. Ma i conteggi redatti dalle rispettive parti, dall’ex primario appunto e dall’azienda sanitaria, sarebbero di importi diversi.

Quelli depositati dall’Apss in particolare sarebbero calcolati considerando 24 mensilità con lo stesso criterio con il quale si calcola il Tfr, al netto di indennità e con rivalutazioni e interessi, decurtati gli stipendi e compensi percepiti nel frattempo da Tateo (che ora lavora in Francia). Diversamente, a quanto emerge, le stime sull’indennità formulate dal professionista avrebbero tenuto conto di tutte le voci, e su un periodo di tempo maggiore. Ora, se le parti — invitate a depositare ulteriori note in tribunale — non arrivassero a un accordo sulla cifra da liquidare, allora il giudice Giorgio Flaim ha già fatto sapere che nominerà un ctu. E cioè un consulente tecnico d’ufficio, un esperto che dovrà analizzare il contratto di lavoro e calcolare le relative spettanze.

Il giudice: «Va reintegrato»
La sentenza del tribunale del lavoro di Trento è di settembre 2023. Il giudice Giorgio Flaim, considerando il licenziamento del professionista «illegittimo per difetto della giusta causa addotta», ne aveva disposto il reintegro quale direttore dell’Unità operativa di ginecologia e ostetricia del Santa Chiara. Giudice che, va ricordato, nelle 270 pagine di motivazioni aveva evidenziato come delle 17 contestazioni disciplinari che l’Apss aveva formalizzato a Tateo, solo dieci erano relative «a fatti specifici, sussistenti e disciplinarmente rilevanti» e la gran parte di queste, e cioè otto, erano addebiti tardivi, «contestati con modalità temporali difformi al principio di tempestività e quindi, inidonei a concorrere alla giustificazione del licenziamento».

L’Apss e l’invito a tornare
Era dicembre scorso quando l’azienda sanitaria provinciale, dando il via a una corrispondenza con il professionista (già depositata in giudizio) e in ottemperanza alla sentenza, lo ha invitato a riprendere il servizio. Nella lettera formale l’Apss, a quanto trapela, avrebbe riportato la dicitura «fatto salvi i poteri datoriali». Sottolineando quindi come restano fermi i poteri del datore di lavoro. E tra questi vi è anche la possibilità di adottare eventuali provvedimenti amministrativi. Incluso quindi anche un possibile trasferimento considerata l’incompatibilità ambientale. Il legale di Tateo si limita a dichiarare che «Al momento non ci sono le condizioni perché torni», confermando dall’altra «l’intenso rapporto epistolare con l’azienda sanitaria». Solo a settembre, letta la sentenza, lo stesso professor Ferrante aveva fatto sapere: «Tateo vuole tornare a lavorare a Trento».

L’Apss, di suo, aveva evidenziato come il giudice aveva «convenuto su dieci contestazioni mosse che attestano l’avvelenamento del clima a ostetricia e ginecologia, imponendo approfondite considerazioni sulla compatibilità ambientale di un possibile ritorno del professionista». Una incompatibilità che, ha scritto ancora l’Apss, «permane tutt’ora con caratteristiche più evidenti e forti», tanto da dover tener conto, nell’esecuzione della sentenza, «di garantire serenità di lavoro a tutto il personale». Apss che, dall’altra, va ricordato, è tra le parti civili (assieme alla mamma di Sara Pedri) nel procedimento penale che vede Tateo e la sua allora vice Liliana Mereu imputati per l’ipotesi di maltrattamenti in reparto, a ginecologia appunto.