L'editoriale
domenica 4 Maggio, 2025
Elezioni comunali: dal quorum alla Provincia, un voto con tante sfide
di Simone Casalini
Mai come quest’anno l’affluenza sarà il primo dato da osservare perché in 85 Comuni su 154 c’è solo un candidato che dovrà centrare il quorum del 40%

Gli ultimi appelli della campagna elettorale e gli echi dei confronti tra i candidati sono già materiale d’archivio. Oggi il faro dell’attenzione pubblica sarà proiettato sui seggi e sullo spoglio delle schede – a partire dalle 22 – per tracciare la nuova mappa degli amministratori locali. Mai come quest’anno l’affluenza sarà il primo dato da osservare perché in 85 Comuni su 154 c’è solo un candidato che dovrà centrare il quorum del 40% (in tre municipi sopra i 5mila abitanti – Predaia, Baselga di Piné e Mezzocorona – è il 50%) per evitare che il commissario si sieda nell’ufficio del primo cittadino.
Dunque, oltre il 50% dei territori al voto non ha avuto una dialettica politica in campagna elettorale e non l’avrà dopo. Al di là di quello che diranno i seggi – nel 2020 esercitò il diritto di voto il 64% degli aventi diritto, quest’anno la scelta di fissarlo nel ponte del Primo maggio rischia di essere penalizzante – occorre aprire una riflessione seria sul modello democratico transitato da un secolo all’altro e sul sistema di amministrazione locale, sempre più centrato sulle figure apicali. L’attesa, elezione dopo elezione, di percepire la portata della disaffezione rischia di accompagnare il collasso del processo democratico senza aver sperimentato delle formule per rivitalizzarlo.
Pur non essendo delle vere e proprie elezioni di Midterm – anche perché non siamo a metà della legislatura provinciale – restituiranno comunque elementi di analisi anche per la coalizione di centrodestra autonomista che regge la Provincia (e per l’opposizione).
Non sono poche le situazioni di attrito (Trento, Riva del Garda e Cles su tutte), mentre a Pergine ed Arco l’unità potrebbe favorire un esito in controtendenza con il passato. Avio, Borgo Valsugana, Mori, Dro, Lavis e Cavalese sono le altre sfide da seguire per ricavare il distillato politico di queste elezioni. Governare Piazza Dante senza allargare l’influenza sul territorio e con uno scontro esplicito tra Lega e Fratelli d’Italia (l’ultimo sul terzo mandato che ha ridotto la rappresentanza dei meloniani) può essere molto rischioso in prospettiva. Le Comunali saranno anche l’ennesima occasione per misurare il proprio elettorato.
Per il governatore Fugatti è un tagliando rispetto ad una sua ricandidatura del 2028 che, se ci sarà e al netto di ricorsi e referendum, privilegerà un suo rapporto diretto con l’elettorato, riducendo il più possibile il filtro dei partiti. L’abile operazione in Aula che ha cambiato la legge elettorale nasce con quella finalità, di invertire le geometrie dei rapporti interni alla coalizione.
Svanito il progetto di candidare Mauro Giacca, imprenditore e patron del Trento calcio, nel capoluogo il centrodestra si è disunito, perdendo il sostegno di Patt, lista Spinelli e La Civica di Gottardi, tutti confluiti in una lista a sostegno di Andrea Demarchi. Se Giacca poteva sparigliare il piano del consenso, il voto di Ilaria Goio si muoverà di più per le vie maestre del centrodestra. Con Fratelli d’Italia, che l’ha proposta con la vicepresidente Gerosa in testa, che potrebbe salire nelle preferenze (alle ultime Provinciali fu secondo dietro al Pd, primo con il 27%, con l’11,3% dei consensi). Costringere Ianeselli e il centrosinistra al ballottaggio è un’impresa contro la storia nella città che da sempre ha espresso un orientamento progressista e dove il centrodestra non è mai andato oltre il 30%.
Potrebbe accadere se ci fosse un exploit alla sinistra del sindaco uscente (Giulia Bortolotti in primis che ha molti argomenti per l’elettorato radicale) dove è covato un po’ di dissenso. Per Ianeselli l’obiettivo non è solo la conferma, ma anche un consenso che superi quello del 2020 (54%) per preparare un’altra candidatura, questa volta in direzione Provincia tra tre anni e mezzo. Sicurezza, mobilità e trasporti pubblici sono sembrati i temi polarizzanti unitamente alle questioni sociali più stringenti, mentre il Bypass ferroviario è lontano dai radar dell’elettore medio. L’affluenza sarà il primo segnale di continuità o sorpresa.
Riva del Garda è la contesa elettorale con una trama da romanzo. È il Comune più investito dall’inchiesta Romeo che ha fatto saltare la ricandidatura a sindaca di Cristina Santi (Lega). Ma Santi è la candidata ombra dietro a Carlo Modena (sostenuto da Lega, Forza Italia e una civica) che vuole azzoppare la corsa della sua ex vice (e amica) Silvia Betta, trainata da Patt, Fratelli d’Italia, la Civica e altre due liste. Su Santi hanno investito sia il vicepremier Salvini che il governatore Fugatti, difendendola dall’inchiesta e dal siluramento deciso da una parte della coalizione provinciale. Il suo consenso personale misurerà anche il giudizio della città di Riva rispetto agli atti dell’inchiesta. Per il centrosinistra, che Alessio Zanoni ha riassemblato in versione extralarge (otto liste), è un’occasione per tornare al governo, capitalizzando la posizione moralizzatrice sull’accordo dell’ex Cattoi. Maria Pia Molinari, figlia dell’ex sindaco e senatore Claudio e terza generazione che si cimenta con la politica, sarà la quarta incomoda e potrebbe diventare influente in un’ipotesi di ballottaggio.
Nella confinante Arco il centrodestra cerca il sorpasso con Alessandro Amistadi rispetto a Dario Ioppi che raccoglie l’eredità del sindaco Betta. Arianna Fiorio, alla guida di una coalizione ambientalista, può scompaginare il duello. A Pergine, terza città del Trentino, è in gioco la sopravvivenza dell’ultimo polo civico della provincia che era stato costruito e alimentato da Roberto Oss Emer. Il frontman, questa volta, sarà l’assessore uscente Carlo Pintarelli, assediato dal centrodestra unito (Marco Morelli) e dal centrosinistra (Alberto Frisanco).
Ultima nota per Cles dove la consigliera provinciale Paola Demagri guida il centrosinistra contro la maggioranza uscente di Stella Menapace (che da assessora cerca la transizione a sindaca dopo l’uscita di scena di Ruggero Mucchi). Un duello che si giocherà in parte nell’elettorato autonomista. Vito Apuzzo (FdI) proverà a fare il guastatore.
Per i 431.910 trentini che hanno il diritto di voto l’appello è solo uno: esercitarlo. È il primo passo anche per cambiare la realtà secondo la nostra sensibilità.
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