Cronaca

giovedì 8 Maggio, 2025

Droga nei bar e corruzione: ecco i coinvolti nella maxinchiesta della Guardia di Finanza

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Dall'ex presidente di Patrimonio del Trentino Andrea Villotti alla famiglia Agostini: ecco su cosa si indaga

Droga stoccata nei locali e spacciata ai clienti, che la ordinavano al telefono come «pizza d’asporto» e la pagavano anche con il pos. E ingenti guadagni — centinaia di migliaia di euro — che venivano riciclati, o meglio «ripuliti», in un sofisticato sistema di polizze assicurative speculative. Un capitale che, una volta riscattato, veniva reimpiegato nell’acquisto di ulteriori bar, ristoranti e alberghi del Trentino, ma anche in orologi di lusso e lingotti d’oro. E poi c’era Andrea Maria Villotti, l’allora presidente di Patrimonio del Trentino Spa (finito ai domiciliari) da corrompere con regalie e favori per ottenere un bando «su misura» per arrivare a mettere le mani sul Grand Hotel Imperial di Levico Terme. Bando, questo, poi stoppato dalla Provincia.
La maxi indagine portata avanti negli ultimi due anni dalla Guardia di Finanza di Trento — e coordinata dal procuratore Sandro Raimondi e dai sostituti Alessandro Clemente e Davide Ognibene — ha permesso di porre un freno ai presunti affari «sporchi» di una famiglia di imprenditori trentini — gli Agostini — e di sgominare un traffico e spaccio di droga, mascherato anche dietro ai locali che gestivano. Un’articolata indagine, passata attraverso appostamenti e intercettazioni, svolta su più fronti dai finanzieri del Gico (Gruppo investigazione sulla criminalità organizzata) e del Gte (Gruppo tutela economia) che ha fatto emergere anche uno spaccato più inquietante, fatto di corruzione alla pubblica amministrazione.
In questo contesto sono comunque stati scovati anche altri tre gruppi criminali che smerciavano droga, chili e chili di stupefacente proveniente anche da Belgio e Olanda. Per gli investigatori sarebbe stato movimentato un totale di 131 chili. Tra l’altro due di queste consorterie a loro volta avevano un bar in gestione, trasformato anche in magazzino per lo stupefacente.

 

20 in cella, 2 ai domiciliari
In totale sono 74 gli indagati. Per 37 di loro ieri mattina sono state eseguite le misure restrittive chieste dalla Procura e disposte dal giudice per le indagini preliminari Gianmarco Giua: 18 quelli finiti in carcere, assieme ad ulteriori due arrestati sempre ieri, ma in flagranza, perché trovati con quasi tre chili di droga in casa. Due quelli ai domiciliari, tredici raggiunti da un divieto di dimora e tre da obbligo di dimora in Trentino, accusati a vario titolo appunto di traffico di droga, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Di 12,4 milioni di euro l’importo dei sigilli scattati, che ha interessato conti correnti, 40mila euro rinvenuti durante le perquisizioni, una società che detiene quote di altre tre imprese operanti nella ristorazione e nel settore immobiliare, ancora 5 Rolex e un’auto. Quattro i locali chiusi su sequestro preventivo perché ritenuti magazzini della droga e luogo di vendita delle dosi. E cioè il pub Chalet Tower Pub e il ristorante pizzeria Andel Hause di Andalo, della famiglia Agostini, il bar Dolce vita di via Belenzani a Trento e il bar Bottega del Caffè di via Roma a Lavis. Ma sono una sfilza i locali che ieri mattina sono stati perquisiti dalle Fiamme Gialle in città e provincia (a Trento, tra questi, il Caffè Italia di piazza Duomo, la pizzeria Chistè, il Green Tower, il bar ristorante Duomo e l’Hi hotel, tutti riconducibili ai principali indagati).

 

Famiglia Agostini
In carcere è finita una nota famiglia di imprenditori trentini: Claudio Agostini, 70 anni, con i figli Alessio e Claudio, 42 e 39, (la compagna Lilia Vacarciuc è invece ai domiciliari), assieme a una serie di presunti complici. Chiusi i locali di Andalo – Chalet Tower Pub e il ristorante pizzeria Andel Hause – in cui per l’accusa il più anziano, considerato il promotore della presunta associazione, avrebbe spacciato potendo contare su una rete di fornitori, mediatori e intermediari e pusher (14 persone). Gli investigatori avrebbero accertato 414 singole cessioni avvenute nei due locali e a casa del 70enne, altre 88 appena fuori gli immobili tra giugno 2023 e gennaio 2024. Per l’accusa il ristoratore si sarebbe rifornito dello stupefacente da magrebini di Trento per assecondare le richieste dei clienti. Con la complicità di un commercialista compiacente e di un intermediario del settore assicurativo avrebbe poi riciclato gran parte dei guadagni della droga in polizze assicurative, per poi reimpiegare il capitale nel tessuto economico. E di riciclaggio risponde anche Gabriele Agostini, lui che nei social postava video in cui sciabolava bollicine (di qui il nome dell’inchiesta: «Sciabolata»).
E poi c’era l’affare del Grand Hotel Imperial di Levico Terme, per il quale gli Agostini sarebbero arrivati a concordare e pianificare, mesi prima della pubblicazione del bando, i requisiti previsti per la vendita della residenza, per 10 milioni di euro. E oltre a Villotti si ritrovano indagati, loro con obbligo di dimora e di firma, anche il direttore generale di Patrimonio del Trentino Spa, Michele Maistri, e l’allora responsabile dell’area legale, Rocco Bolner. Corruzione, turbativa d’asta, peculato i reati contestati a vario titolo.