I numeri

mercoledì 29 Gennaio, 2025

Economia, il Trentino ha smesso di crescere: Pil inferiore alle aspettative

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Istat: nel 2023 Pil +0,1%. I dubbi di Piazza Dante: risorse provinciali in aumento

Il prodotto interno lordo del Trentino nel 2023 è cresciuto di appena lo 0,1%, lontano dalle stime fatte finora che lo davano in aumento di oltre l’1% e inferiore alla media nazionale pari allo 0,7%. A Bolzano invece la crescita è stata dell’1,2%. Lo sostiene l’Istat nel suo rapporto sui conti economici territoriali reso noto ieri. La stima al ribasso indica che la frenata dell’economia trentina è già cominciata quell’anno ed è proseguita nel 2024, come indicano le rilevazioni trimestrali della Camera di Commercio. La stima sull’andamento del Pil 2024 sarebbe di poco migliore – si va dal +0,5% di metà anno al +0,8% indicato dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti nel recente dibattito sul bilancio – ma il Trentino appare pressoché in stagnazione. «Stiamo eseguendo gli opportuni raffronti con Istat per comprendere la base dei dati presa in considerazione e le elaborazioni eseguite» afferma l’assessore provinciale Achille Spinelli, che non nasconde la perplessità sul dato appena pubblicato. «Tuttavia la più seria e concreta risposta a chi afferma che la nostra crescita è pari a zero è la serie degli ultimi bilanci della Provincia, caratterizzati da una dinamica di crescita mai prima sperimentata».
Sempre secondo l’Istat, Trento, come Bolzano, resta al vertice per Pil pro capite ma anche per consumi delle famiglie. Nel 2023 il Prodotto interno lordo per abitante è pari in Trentino a 46.366 euro, inferiore solo a quello dell’Alto Adige e, tra le regioni, a quello della Lombardia. I consumi sono pari a 25.950 euro annui per abitante, superati in questo caso, oltre che da Bolzano, dalla Val d’Aosta. Inoltre il Trentino registra nel 2023 la migliore tenuta dei consumi delle famiglie, saliti del 2,1%, il livello più alto tra le regioni e nettamente superiore all’1% nazionale.
Analogamente ai consumi, cresce del 3,3% il reddito disponibile delle famiglie. La dinamica delle sue componenti è però diversificata. La quota maggiore del reddito, quasi la metà, arriva da stipendi e salari da lavoro dipendente: 48,4% del totale nel 2022, 48,5% nel 2023 pari ad un +3%. Rilevanti anche i redditi da capitale, che vanno dai dividendi aziendali agli interessi incassati sui titoli, saliti dal 33,1% al 33,5% del totale, e i redditi da attività d’impresa , che passano dal 26,2 al 26,6% del totale, entrambi cresciuti del 4% circa. L’aumento più rilevante, però, ce l’ha la voce «risultato lordo di gestione», formata dai redditi derivanti dalla proprietà di abitazioni, cioè soprattutto dagli affitti incassati: in un anno cresce del 6% passando dall’11,9 al 12,2% del totale. In calo, dopo l’esplosione negli anni del Covid, la voce che fa riferimento ai trasferimenti e ai sussidi.
Anche la composizione del valore aggiunto per settore regala qualche sorpresa: il comparto più grande, col 27,8%, è quello dei servizi finanziari, immobiliari e professionali, che comprende banche, assicurazioni, settore immobili e servizi all’industria. Commercio, pubblici esercizi è trasporti sono insieme al 23%, l’industria in senso stretto al 18,1%, le costruzioni al 5,9%, l’agricoltura al 4,1%.
Infine, ma non per importanza, l’Istat offre un quadro aggiornato dell’economia non osservata o sommersa: in Trentino nel 2022 (ultimo dato disponibile) supera 1,8 miliardi di euro, l’8,9% del valore aggiunto totale. Tra le componenti, l’evasione fiscale (tecnicamente «rivalutazione») vale circa 800 milioni, il lavoro irregolare più di 600 milioni, le attività in nero compresi i mercati illegali, dalla droga alla prostituzione, oltre 400 milioni.