La protesta

lunedì 6 Marzo, 2023

Scuola dell’infanzia: educatrici di nuovo in piazza

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Nel mirino di Cgil e Cisl la Provincia, per il mancato rinnovo contrattuale e la Federazione della Cooperazione, accusata di non riconoscere i titoli di studio come nel resto d'Italia. Sit in e corteo il 9 marzo

Tornano in piazza le educatrici della scuola dell’infanzia: un nuovo presidio è previsto in piazza Dante, davanti alla sede della Provincia, per giovedì 9 marzo, dalle 9 alle 12, con tanto di corteo fino in via Segantini, davanti alla sede della Federazione trentina della cooperazione. La protesta è annunciata dai sindacati Cgil – Fp e Cisl – Fisascat: il nodo del contendere è sempre quello dei contratti. Per i sindacati, infatti, le educatrici «continuano ad essere sotto-inquadrate né hanno ricevuto quanto spetta loro con il rinnovo contrattuale, nonostante gli annunci da parte della Provincia parlassero di uno stanziamento di 29,9 milioni proprio per far fronte al rinnovo contrattuale».

I sindacati denunciano come fino a questo momento le cooperative che gestiscono i nidi non abbiano rispettato il contratto collettivo sottoscritto nel 2019 per tutte le educatrici con titolo, ad eccezione delle sole laureate e con un ritardo di oltre due anni. Questo vuol dire che hanno risparmiato per due anni sulla loro busta paga.
Stanno, inoltre, trattenendo, come confermato dalla Federazione delle Cooperative, le risorse stanziate dagli enti locali nei nuovi appalti dal momento che erogano livelli di inquadramento e, dunque di retribuzione, più bassi rispetto a quelli usati nei capitolati di gara come base di calcolo del costo del personale educativo con titolo che di quello addetto all’infanzia con funzioni non educative.

Le due sigle sindacali puntano il dito anche contro la Federazione che mette in dubbio la valenza di titoli riconosciuti dalla normativa nazionale e provinciale per il corretto inquadramento professionale, salvo poi accettare che questi stessi titoli abbiano valore per definire il costo della manodopera nei nuovi appalti.

«Ad oggi le lavoratici e i lavoratori del settore rimangono nella stessa, intollerabile situazione di sotto-inquadramento», rimarcano Roberta Piersanti di Fp Cgil e Fabio Bertolissi di Fisascat Cisl, sottolineando che «Provincia e chi esternalizza i servizi sostengono di aver erogato risorse sufficienti, non ritengono evidentemente necessario chiedere conto di dove dette risorse finiscono e le cooperative, che sostengono che detti fondi manchino, ritengono possibile limitarsi a continuare a disapplicare il Contratto Collettivo anziché attivare un tavolo di confronto con tutte le parti sociali per ragionare sulle soluzioni affinché il maggior costo dell’appalto legato ai rinnovi contrattuali o ad altri fattori sopravvenuti, non finisca per essere scaricato su chi si è aggiudicato l’appalto e in ultima istanza sulle lavoratrici».